Credo sia colpa della fretta, della voglia di vincere subito, a 10,12 anni, di avere un profilo social, di avere tutto il più presto possibile. Questo punisce il gioco, la crescita, e anche il loro futuro. Spesso mi chiedono chi è secondo me un buon coach, che qualità deve avere. Sono tante, ovviamente, ma per me sono due le più importanti: insegnare a giocare bene, cioè curare la tecnica, e soprattutto saper guardare avanti. Hai un allievo promettente che ha, diciamo, 14 anni? Ebbene, tu coach devi già vedere quello che sarà a 18, 20 anni, sapere come portarlo ad alti livelli, programmare la sua crescita tecnica fisica e mentale, che e diversa per ogni ragazzo o ragazza in ogni sport. Dopo, quando sei un professionista, quando col tennis dai da mangiare alla tua famiglia, allora puoi guardare all’immediato. Oggi i soldi sono forse troppo importanti, ma ragioniamo lo stesso in termini di vil denaro : se sei il primo della classe in terza media sei bravissimo, sei l’orgoglio dì papà e mamma hai tutte le basi per avere successo nella vita, ma non guadagni una lira. Se invece a 23, 24 anni sei il miglior dottore o ingegnere o tecnico e via dicendo, guadagni una cifra. Nel tennis e nello sport è uguale: dal momento in cui decidi di provare a mantenerti col tennis devi guardare avanti, non avere fretta non devi essere stereotipato come gli altri. Bisogna sapere aspettare. Io personalmente mi stupisco che in Italia oggi una scuola tennis debba avere, che so, un mental coach o un incordatore certificati dalla federazione, e non sia obbligatorio avere il «muro», ahimè sempre più raro. Il muro per i bambini e i giovani è mille volte più importante e non devi neanche dargli lo stipendio.
Oggi a 10 anni già ti vogliono insegnare ad avere una routine; che è giusto, per carità, ma ognuno si «crea» la sua routine, che alle volte e’ strana e particolare. Prendete Nadal, e immaginate che non sia Nadal, ma un normale terza categoria. Se vedete questo onesto giocatore fare certe scene con le bottigliette, forse, se avete un cuore, chiamate il 113. Ma quello è Nadal e allora lo imitate e non lo considerate un pazzo. O pensate a McEnroe, che si grattava le parti basse prima di servire, o a tanti altri ancora. Il mental coach è importante, non solo nel tennis, ma nella vita; a me ad esempio è stato utilissimo nel mio lavoro. Ma se non giocate bene a tennis non può farvi battere quello più bravo di voi, né risolvere tutti i vostri problemi, altrimenti non esisterebbe la depressione. Le corde imparate pure ad incordarvele voi, altrimenti ve lo può incordare chiunque. Non vincete però se avete le corde incordate meglio di Federer, ma non giocate abbastanza bene a tennis.