Argentino, sanguigno, talentuoso e innamorato del Padel: questo e molto altro è Marcelo Capitani, un vero pioniere del Padel a livello mondiale e, soprattutto, italiano. Ex numero 20 della classifica del World Padel Tour, Capitani ha deciso, da qualche anno, di venire in Italia per contribuire a far crescere un movimento che, proprio in quel momento, stava nascendo con forza e tenacia. Sebbene ora non sia più un professionista di scena sui campi più prestigiosi del mondo, la sua passione lo spinge a mettersi in gioco in Italia, allenando i più giovani e gareggiando a livello nazionale. Marcelo, infatti, a fine agosto, si è laureato campione d’Italia outdoor con Simone Cremona, confermando di essere ancora l’uomo da battere nello scenario tricolore. Noi de Il Tennis Italiano abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con lui e abbiamo potuto raccogliere alcune considerazioni di grande interesse.
“Sono davvero onorato di essermi confermato, con Simone Cremona, campione d’Italia outdoor – spiega Capitani ai nostri microfoni –. Difendere questo titolo ancora una volta è una soddisfazione incredibile e ogni anno è sempre più difficile. Infatti, se da un lato ci sono tanti stranieri oriundi che giocano molto bene, le coppie italiane stanno crescendo in maniera esponenziale e il gap si è ridotto tantissimo rispetto a coloro che arrivano dell’estero. Adesso spero di arrivare al top anche della classifica, ma, in ogni caso, l’annata 2021 è stata molto positiva: abbiamo vinto dei Grand Slam e i Campionati Italiani, dunque i risultati sono arrivati. Cosa mi aspetto? Innanzitutto, mi aspetto di stare bene fisicamente per poter continuare a giocare al mio livello: sono molto attento all’alimentazione e alla cura del mio fisico, in modo tale da riuscire a prevenire infortuni che possano condizionare le mie prestazioni e l’intera stagione. Insomma, diciamo che mi sto godendo questa seconda giovinezza”.
Capitani, inoltre, ha voluto raccontare come è sbocciato l’amore tra sé e il Bel Paese, rivolgendo un sincero e sentito ringraziamento nei confronti di tutti i tasselli del puzzle organizzativo e amministrativo italiano. “Sono felicissimo di essere venuto qui in Italia 5 anni fa per la mia prima clinic. Tutto è iniziato grazie al mio caro amico Gustavo Spector, uno dei più grandi iniziatori del movimento mondiale. Qui, con il suo aiuto, ho iniziato a lavorare e ho avuto la possibilità di creare un grandissimo movimento. Stiamo facendo bene e la strada è quella giusta: quando sono arrivato, il livello non era neanche paragonabile a quello attuale, in quanto i ragazzi ora stanno tutti giocando molti tornei, si stanno allenando bene e alcuni di loro vanno anche in Spagna, luogo nel quale seguono percorsi di allenamento di qualche settimana con professionisti esperti. Ciò che più mi rende fiero è il pensiero di essere stato uno dei primi a credere nei passi avanti del Padel in Italia. Ringrazio tutta la gente che lavora in federazione e contribuisce alla crescita del Padel in questo splendido Paese: Luigi Carraro e Gianni Milan, solo per citarne alcuni. Ringrazio anche tutti i maestri come Gustavo Spector, Sara D’Ambrogio, Roberto Agnini e tutti gli altri. Ma vorrei dire grazie soprattutto a coloro che mettono i soldi per costruire strutture belle e all’avanguardia, specialmente a Richard e Irma: la loro passione per questo sport è immensa e fanno di tutto per permettere a noi atleti di giocare nelle migliori condizioni possibili. L’Italia ha un grande futuro davanti a sé”.
Infine, un messaggio a tutte le persone che, a livello amatoriale e professionistico, sognano di diventare dei giocatori di Padel. “A coloro che vogliono avvicinarsi al Padel, dico che è uno sport divertentissimo e accessibile a tutti. Inoltre, il suo pregio principale è la completezza: ingredienti fondamentali per giocar bene sono la tecnica, la tattica, la strategia, l’intelligenza, la capacità atletica e anche l’abilità coordinativa con un compagno di squadra. Qui non si è soli in campo, dunque bisogna sempre capire come sentirsi maggiormente a proprio agio con il proprio compagno. Insomma, regala tantissime emozioni. Qui in Italia c’è lo stesso sangue latino che c’è in Argentina e questo fa sì che gli italiani apprezzino molto questo sport anche per le qualità caratteriali che esso richiede”.