Con la splendida vittoria di Vienna, Sinner ci ha mostrato che il futuro è adesso. Manca però un ultimo passo, e per compierlo potrà contare sulla spavalda forza della giovinezza e un buona dose di pazienza
4 come i punti cardinali. 4 come i Vangeli. 4 come la posizione nella classifica Atp di Jannik Sinner. A un passo dal podio, un passo lungo in realtà quanto i circa 2000 punti che lo separano da Medvedev, da noi ribattezzato il profeta Elia, e poi su su… Era la sua bestia nera, ma lo ha battuto due volte di fila in altrettante finali, a Pechino a inizio ottobre e a Vienna, proprio ieri, in una partita di un’intensità quasi ineffabile, faticosa persino da guardare.
“Tu sei futuro”, dice fissandoci Jan il rosso in un noto spot pubblicitario, steso in una vasca di palle da tennis. Ora sembra finalmente giunto per lui il momento di essere il presente. Pare davvero che ci siamo. Lo abbiamo atteso, lo abbiamo forse caricato di troppe responsabilità, lo abbiamo denigrato per aver disertato l’ultimo turno di Davis. Alla gloria patria, che comunque potrà far risplendere nelle Finals Davis di Malaga tra breve, ha preferito l’allenamento e la preparazione per l’ultima fase della stagione. E i frutti stanno arrivando. Ha sostituito lo storico coach Piatti con Cahill, ha lottato contro alcuni guai fisici, sta migliorando il servizio, sta dando prova di una solidità che fa rima con maturità: e ha solo ventidue anni e un paio di mesi!
Ora gli manca l’ultimo passo. Salire quei tre gradini significa equipaggiarsi per una scalata verticale, circondato da un’aria sempre più rarefatta. Magari vincendo uno Slam. Senza fretta, ma con la determinazione e la saldezza mentale ed emotiva che contraddistinguono Jan. Con la spavalda forza della giovinezza e insieme con la pazienza di cui deve dotarsi chi sa che nel tennis, soprattutto a questi livelli di eccellenza, moltissimo dipende da pochissimo: un net capriccioso, un doppio fallo per troppa tensione, un paio di punti in cui ci si distrae, un piccolo infortunio… e molto altro di imprevedibile, giorno per giorno, partita dopo partita. Qui entra in scena qualcosa che a quell’età pare un ospite sgradito: la pazienza appunto, ossia l’arte di vivere l’incompiuto, di attraversare la parzialità e la frammentazione del presente senza disperare, di perseverare in mezzo alle difficoltà, la capacità di rimanere stabili e solidi anche quando si cade e si deve ricominciare.
Jan avrà sicuramente il suo mental coach, ma noi gli consigliamo di rileggere un passo alato del sapiente biblico Qohelet, che di partite decisive con la vita ne ha certamente giocate molte. Un frammento bello, ci sia concesso, come una SABR di King Roger: “Gioisci, ragazzo, nella tua giovinezza e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù; segui gli impulsi del tuo cuore e lo stupore dei tuoi occhi. Allontana la malinconia dal tuo cuore, tieni lontano il male dal tuo corpo, perché la giovinezza e i capelli neri (forse anche quelli rossi?) sono un soffio”. Leggero e allegro alla meta, Jan! Il cammino è davanti a te: non così breve, ma neanche troppo lungo. Ricordando anche le parole altamente simboliche di un altro grande sapiente ebreo, questa volta del secolo scorso: “Nella vita valgono le regole del gioco della dama. La prima: non bisogna fare due passi alla volta. La seconda: è permesso solo andare avanti e non tornare indietro. La terza: quando si è arrivati in cima, si puo andare dove si vuole”. Anche nel tennis, credo. Buon cammino, giovane vecchio Jan!