Nel tennis competitivo le qualità fisiche e tecniche hanno una valenza se si traducono in punti vinti o persi, e Novak Djokovic sa bene quando i “15” contano di più. Sarà anche meno bello da vedere, ma il suo gioco concreto lo rende difficile da schiacciare in situazioni di difficoltà e difficile da contenere quando ha il sopravvento

Quel rovescio che si schiena sul 5/6 del quarto era nato come extrema ratio ed è finito come un vincente a ridosso di una riga. Un colpo che la dice lunga sull’irriducibilità di Novak Djokovic e sulla sua rara capacità di stare sul pezzo anche in una giornata storta come quella vissuta ieri sulla Rod Laver Arena di Melbourne contro Zverev. Una prestazione che arriva come un insegnamento ai pochi che giocano a tennis con aspirazioni da campione.

Figlio del pensiero razionale, il serbo legge i punti come righe di un romanzo e sa muoversi tra i numeri con la leggerezza di una farfalla e la fermezza di un soldato. E’ uno che al momento giusto fa la cosa più azzeccata senza concedere troppo all’imprevisto. Ne sa qualcosa Zverev che, incassato il primo set, ha visto sfumare nel proseguo diverse occasioni, regolarmente annullate da un avversario coriaceo che avendo come chiodo fisso quello di ripianare i conti ha rimpiazzato punti appena persi con altri da vincere a tutti i costi.

Può piacere o meno ma, al netto dello spettacolo, nel tennis competitivo le qualità tecniche fisiche e mentali hanno una valenza se si traducono in punti vinti o persi altrimenti parliamo di aria fritta. Non solo! Ironia della numerologia, non sempre vince chi ne fa di più ma chi fa quelli giusti. Contro Zverev, il serbo ha intascato quelli più importanti lasciando al tedesco l’illusione di condurre la giostra mentre formichella formichella trainava a sé i risvolti più salienti.

Cullandosi sulla logica della coerenza, raramente Djokovic cede alla retorica di un colpo plateale se non strettamente richiesto da esigenze di punteggio. Questo criterio fa di lui un giocatore difficile da schiacciare quando è in situazione di difficoltà e difficile da contenere quando ha il sopravvento, così come accaduto nel confronto appena andato in archivio.
Talento anche questo, naturalmente, perché saper vincere fa parte delle qualità eccelse di un campione.

La bellezza del gesto, il colpo sensibile, la finezza, sono aspetti che attengono al lato estetico di questo sport, quello onirico amato dal grande pubblico e per il quale si acquistano i biglietti. Il volto più prosaico invece non è proprio quello di un tennis ridotto a un’equazione ma è comunque la differenza che passa tra un colpitore e un giocatore.

Ora il campione del mondo è chiamato a una semifinale contro Aslan Karatsev, sorpresa del torneo giunto fin qui partendo nientemeno che dalle qualifiche. Il russo non ha nulla da perdere e c’è da giurare che farà la partita della vita giocando a tutta birra. Nole lo sa e da buon ragionatore starà già pensando alle misure da adottare.