Il tennista kazako ha criticato aspramente il sistema di calcolo della classifica adottato dall’ATP.
Il metodo di calcolo del ranking Atp continua a far discutere. In molti tra gli addetti ai lavori hanno criticato il nuovo sistema poiche non rispecchierebbe quanto fatto vedere in campo. Tra questi c’è anche Andrey Golubev, numero 33 nel 2010, intervenuto ieri sera nella diretta Twich di Sportface. “Il congelamento prolungato dei punti? Inizialmente era una situazione comprensibile, considerando i rischi di viaggiare per giocare i tornei. Io e altri colleghi pensavamo che fosse un qualcosa di momentaneo, che i punti nel giro di poco tempo sarebbero scaduti, anche perché adesso il 98% dei giocatori può viaggiare. Federer è arrivato in finale a Wimbledon nel 2019: se lui perdesse al primo turno, quest’anno, avrebbe ugualmente 600 punti sino al 2022. Questo è contro ogni logica. L’Atp ha protetto i primi 30 del mondo, perché non possono essere raggiunti. Un giocatore 120 Atp, attualmente, deve fare molti punti in più del normale per raggiungere la top 100, deve vincere 4 o 5 Challenger in più; questo cambia moltissimo la situazione dei tennisti, perché tra 80ª e 120ª posizione è tutto diverso“ ha affermato il tennista kazako, attuale numero 85 del mondo in doppio.
Un altro esempio lampante dell’inadeguatezza dell’attuale ranking mondiale, secondo Golubev, è rappresentato direttamente da Benoit Paire. Il francese, infatti, nonostante abbia raccolto solo 2 vittorie negli ultimi 16 incontri disputati, occupa la 33^ piazza della classifica. “Ha ragione Paire, da un certo punto di vista, sa che non scenderà di posizione e ugualmente non salirebbe più di tanto, anche se vincesse dei match. Benoit gioca i Grandi Slam, si diverte e 3.000 o 4.000 euro in più o in meno non gli cambiano la vita. Con questo sistema punti, ovviamente Benoit ha ragione. Lui è un caso particolare, ma non gli si può dare torto. Il board ha deciso questo, ma chi compone il board stesso? Tutti esponenti tra i primi 30 al mondo. Questo fa riflettere“.
Il 33enne nativo di Volzskij ha parlato anche del connazionale Alexander Bublik, grande protagonista in questo inizio di stagione. “Bublik è interessante, è particolare sia dentro che fuori dal campo. Lui è stato il mio compagno di allenamenti a Melbourne, per due settimane. Non sapevo mai cosa aspettarmi, delle volte prendeva delle pause di due giorni. Ovviamente è talentuoso, ma ha dei limiti dal punto di vista mentale, può migliorare, ma questa è soltanto una mia opinione. In alcune occasioni, Bublik gioca delle smorzate spiazzanti, lo fa anche perché non regge la pressione nel migliore dei modi. Questa è la sua difesa mentale per situazioni specifiche. Determinati giocatori non riescono a reggere mentalmente alcuni momenti cruciali dei match. Secondo me, allenare la forza mentale è possibile, ma con allenamenti particolari, quasi militari. Bublik è allenabile dal punto di vista mentale, ma magari non renderebbe in partita, conoscendo la sua indole. Bisogna fare molta attenzione con giocatori del genere, perché alcuni malintesi potrebbero condizionare mesi interi di attività sportiva. Molti atleti non amano il tennis. Se si è realmente appassionati, è più facile rendere meglio“.