Il Tribunale TIU, composto da un solo arbitro (lo stesso che ha valutato sei degli ultimi dieci casi), stanga Daniele Bracciali e Potito Starace. Il primo viene radiato e condannato a pagare 250.000 dollari, il secondo prende 10 anni e 100.000 dollari. La rabbia dell'aretino, che farà ricorso al CAS. “Ero stato assolto da 15 giudici, compresi tre togati. Adesso arriva il sedicesimo e mi radia. Non so cosa pensare”.

Radiazione e 250.000 dollari di multa. Il massimo stabilito dai regolamenti. È la stangata, l'ergastolo sportivo che colpisce Daniele Bracciali. Alla mannaia dell'arbitro, il professor Richard H. McLaren, non è sfuggito neanche Potito Starace, squalificato per 10 anni (con multa di 100.000 dollari). È l'esito del processo intentato dalla Tennis Integrity Unit ai due giocatori italiani. L'udienza si è svolta lo scorso settembre e noi ve ne avevamo dato notizia in anteprima. La stangata è dolorosa soprattutto per l'aretino, che quest'anno era tornato a giocare ed era rapidamente tornato tra i top-100 ATP di doppio, peraltro vincendo un torneo a Gstaad in coppia con Matteo Berrettini. Aveva grandi ambizioni, ma a 40 anni di età rischia di aver chiuso qui la sua carriera. “Braccio” è stato informato della sentenza mentre si trovava ad Andria per il locale torneo Challenger, in cui stava facendo coppia con il bielorusso Andrei Vasilevski. Quando parla con “Il Tennis Italiano”, Bracciali è già sulla via di casa. Nell'autostrada che porta da Bari e Napoli la linea non è delle migliori, ma l'amarezza traspare tutta. Ed è fortissima. “Come prima cosa vorrei sottolineare che i fatti per i quali sono stato radiato sono assolutamente gli stessi per i quali sono già stato giudicato e assolto da ben 15 giudici – attacca Daniele – ovvero il match di Barcellona giocato nel 2011 da Potito Starace e Daniel Gimeno Traver. Non è emerso nessun fatto nuovo, questo vorrei che fosse chiaro. L'arbitro Mclaren ha ritenuto di attribuirmi la paternità dei messaggi inviati da un telefonino, gli stessi che il Tribunale di Cremona ha certificato non essere miei, dopo che la stessa Polizia di Stato aveva sostenuto che non potessero essere attribuiti a me”. In effetti, la scheda era intestata a Giorgia Onofri ed era probabilmente utilizzata dal suo fidanzato Enrico Sganzerla, altro commercialista facente parte del clan degli scommettitori. A QUESTO LINK, una dettagliata ricostruzione della specifica questione, da noi realizzata ai tempi del processo sportivo.

UN TESTIMONE MAI ASCOLTATO
Le accuse della Tennis Integrity Unit nei confronti di Bracciali erano tre:

  • La mancata denuncia nei confronti di Manlio Bruni, il commercialista di Bologna che lo avrebbe contattato per chiedergli l'alterazione della partita.

  • L'aver a sua volta contattato Potito Starace per alterare il match.

  • L'avvenuta combine.

I capi d'accusa TIU per Starace, invece, erano due:

  • La mancata denuncia nei confronti dello stesso Bracciali.

  • L'avvenuta combine.

Già ai tempi del processo sportivo, pareva chiaro che un elemento chiave della questione fosse la paternità dei messaggi e l'utilizzo della scheda telefonica che nella rubrica di Bruni era salvata come “Braccio2”. Una serie di rilievi effettuati dalla Polizia stabilirono che quel numero era da attribuirsi a Sganzerla. Continua Bracciali: “Vorrei sottolineare che Manlio Bruni, il mio testimone chiave, dopo aver completamente ritrattato le accuse iniziali, ha fatto pervenire al processo una lettera in cui si scusava con il sottoscritto per avermi messo in difficoltà con le sue affermazioni iniziali e ribadiva che io non gli avevo dato nessuna informazione su altri giocatori”.

RICORSO AL CAS
Tuttavia, all'udienza di Londra non lo hanno nemmeno voluto ascoltare, sostenendo che erano sufficienti le dichiarazioni scritte. “C'è una cosa che mi amareggia – dice Bracciali – se andate a vedere le sentenze dei processi TIU, scoprirete che l'arbitro è quasi sempre lo stesso, questo McLaren, canadese. E vedrete che le sue sentenze sono sempre di condanna”. In effetti, delle ultime dieci sentenze pubblicate dal sito della Tennis Integrity Unit, sei sono state pronunciate proprio da McLaren, comprese l'ultima di qualche giorno fa (tre anni e 5.000 dollari di multa al guatemalteco Cristopher Diaz Figueroa) e la radiazione ai gemelli Alekseenko, stabilita lo scorso 15 ottobre. Gli altri tre arbitri che hanno firmato le sentenze sono stati e Charles Hollander QC (due sentenze), Jane Mulcahy QC e Ian Mill QC (una a testa) “Sono stato assolto da ben 15 giudici, di cui tre togati, e adesso arriva il sedicesimo a darmi questa stangata” dice Bracciali, che però non demorde: farà ricorso al CAS di Losanna, laddove torneranno a esserci tre giudici come era accaduto sia nei vari gradi del procedimento FIT, che nel Tribunale di Cremona, che al Collegio di Garanzia del CONI (in quel caso erano addirittura quattro perché fu un pronunciamento a Sezioni Riunite). In questo processo, infatti, non c'era alcuna collegialità: a decidere è un solo giudice, o meglio, arbitro. Se Starace aveva già abbandonato l'attività agonistica per dedicarsi a giocare a padel, e recentemente a fare il coach (al torneo di Bratislava era all'angolo di Matteo Donati), dunque la sentenza avrà ripercussioni anche sulla sua attività, Bracciali aveva rilanciato la sua carriera di giocatore. È evidente che al CAS avrà bisogno di un forte sconto per riprendere a giocare. Potrebbe non essere necessaria l'assoluzione, avendo già scontato quasi tre anni tra il 2015 e il 2017: in quel caso potrebbe puntare sull'eventuale retrodatazione della squalifica e magari riprendere l'attività. Ma ci sarà un'altra udienza da seguire, altri soldi da spendere, un'altra sentenza da aspettare.