CASO BRACCIALI-STARACE – Molto sembra giocarsi sull'identità della persona che il 18-19 aprile 2011 ha organizzato la presunta combine su Starace-Gimeno Traver. Bracciali a TennisBest: “Non sono io e l'abbiamo provato. E non l'ho mai ammesso”. La sua difesa non risponde alle nostre domande di merito: “Parleremo di tutto in sede di appello”. 

Tutto ruota intorno al misterioso “Braccio 2”. La recente sentenza del Tribunale Federale sul procedimento a carico di Daniele Bracciali e Potito Starace ha acceso un vivo dibattito tra gli appassionati. Ognuno, ovviamente, crede a quel che preferisce (o gli è più comodo) credere. Chi accusa i giocatori parla di “sentenza esemplare” e si augura di vederli "sparire", chi invece li sostiene non ha esitato a utilizzare i termini “vergogna” oppure “sentenza scandalosa”. Queste considerazioni, dettate da comprensibili stati emotivi, non hanno alcun valore. In questo momento si possono soltanto valutare gli elementi a disposizione e cercare di approfondire, indagare, capire. La nostra opinione è che la sentenza del 6 agosto abbia reso ancora più complicata l'interpretazione dei fatti: nello stesso dispositivo, infatti, ci sono alcuni punti che sembrano effettivamente inchiodare Daniele e Potito, ma ce ne sono altri che lasciano perplessi e su cui – immaginiamo – la difesa batterà in sede di appello. E' facile individuare il punto più controverso: l'identità di “Braccio 2”, colui che i giorni 18 e 19 aprile 2011 avrebbe organizzato la combine di Starace-Gimeno Traver. La difesa sostiene che tale utenza non sia in alcun modo riconducibile a Daniele Bracciali e ha presentato una documentazione della polizia di Cremona, in cui si dice che l'utenza “potrebbe indicarsi in Sganzerla Enrico” e che alcune intercettazioni avrebbero dimostrato conversazioni tra Enrico Sganzerla e la sua compagna di allora, Giorgia Onofri. Quest'ultima, tra l'altro, risulta l'intestataria dell'utenza dal 4 gennaio 2010 al 9 gennaio 2012, dunque anche nei giorni della presunta combine. Secondo l'accusa e la sentenza, dunque, Bracciali avrebbe utilizzato il telefonino intestato alla Onofri (procuratogli da Sganzerla) per tenere i contatti illeciti. Mentre la difesa respinge con forza la tesi, la sentenza ritiene che la polizia di Cremona non sia stata in alcun modo in grado di indicare chi fosse l'utilizzatore dell'utenza nel 2011. La convinzione dei giudici – sulla base delle intercettazioni – è che Sganzerla abbia procurato i telefoni a Bracciali, consegnandoli nel gennaio 2008. Un'altra intercettazione del 2010 farebbe pensare che Sganzerla avrebbe procurato a Bracciali altre schede. La sentenza, tuttavia, non entra nei dettagli di questi punti e non è chiarissima quando incrocia le figure di “Braccio 2” (utenza telefonica) e “Mucca Pazza” (che sembrerebbe un'utenza Skype, anche se non c'è scritto da nessuna parte). Inoltre c'è un errore temporale, quando alcune chat di Mucca Pazza del 2008 vengono invertite sul piano cronologico. La sentenza scrive:

 

“L'11/12/2008, “Mucca Pazza” esorta “Rambolone” “N.B sul quel numero mandami messaggi che è meglio” od ancora, qualche giorno dopo, il 17/02/2008 “bisognerebbe parlargli sul nostro telefono” o quando Mucca Pazza chiede a Rambolone “quanto possiamo dargli se perde 2 set a 1?”, o ancore in data 01/03/2008, quando Mucca Pazza dice a Bruni (“gli dico di vincere il primo set e ritirarsi…”).

 

Il fatto è che il 17/02/2008 e lo 01/03/2008 non sono “qualche giorno dopo”, ma sono oltre otto mesi prima dell'11/12/2008. Errore di battitura? Tra l'altro, in questo momento, su Skype ci sono ben 30 utenze a nome "Mucca Pazza".

 

Il punto cruciale resta la figura di “Braccio 2”. Secondo il Tribunale, la prova che si tratti di Bracciali è questa:

 

“E' lo stesso Bracciali , nella sua deposizione del 30/10/2014 , davanti alla Procura di Cremona (all. Procura n. 8 pag.10), allorché gli viene richiesto di commentare le contestazioni relative agli episodi del 18 e 19 aprile 2011 (concernenti la partita in questione ) esclude di aver contattato Fognini, “COME INVECE PREANNUNCIO AL MIO INTERLOCUTORE”, riconoscendo in questo modo, sia di aver chattato con Bruni, in quell’occasione, e soprattutto che Braccio 2 è sempre lui! Peraltro, sempre in quell’audizione, Bracciali esclude di aver contattato tutti gli altri tennisti (Fognini, Santangelo, Bolelli, Seppi, Volandri), tranne Starace”

 

Proviamo a ricostruire il ragionamento del Tribunale. In merito alle intercettazioni del 18-19 aprile, Roberto Di Martino avrebbe chiesto a Bracciali se avesse mai preso contatto con Fabio Fognini. L'aretino avrebbe negato, ma la frase “come invece preannuncio al mio interlocutore” (cioè lo avrebbe detto a Bruni, ndr) lo inchioderebbe. “Allora significa che ha davvero parlato con Bruni in quei giorni, e che quindi dietro a “Braccio 2” si celava proprio lui” devono aver pensato giudici e procuratori. 

 

Meno chiare le righe successive, in cui si scrive

 

“Non solo , lo stesso Bracciali , nel corso dell’audizione davanti alla Procura Federale del 24/10/2014 (all. Procura n. 6 pag. 4), commentando le reazioni di Starace a Mosca, dopo aver letto quanto comparso sui giornali, ribadisce “NON POTEVO CERTO NEGARE DI AVER SCRITTO QUELLE CHAT”.

 

La sentenza, tuttavia, non specifica a quali chat si riferisse. Possiamo solo ipotizzare che si riferisse a quelle del 18-19 aprile 2011. Per averne la certezza bisognerebbe avere in mano l'allegato prodotto dalla Procura, dove sarà riportata esattamente la domanda che gli è stata formulata.

 

L'unico modo per capirci di più è parlare con i diretti interessati. Avremmo parlato volentieri con procuratori e giudici, ma i regolamenti FIT vietano agli organi di giustizia di parlare con i giornalisti su procedimenti che non siano chiusi da almeno un anno. E per i procuratori, tra l'altro, la vicenda è ancora apertissima. Giorgio Gasparotto, Fulvio Brizio e Giovanni Sicari potranno eventualmente esprimersi soltanto dal 6 agosto 2016. Non hanno vincoli di questo tipo gli altri soggetti. Abbiamo dunque contattato Daniele Bracciali, estremamente deluso per la sentenza. Nel corso dell'intervista effettuata dopo l'udienza di Verona, ci era stato detto che “non solo non c'era la prova della colpevolezza, ma c'era la prova d'innocenza”. “E' proprio così – dice Bracciali – noi abbiamo portato una documentazione in cui si evidenzia come quell'utenza fosse riferita a terze persone. Questa è la prova che io non potevo essere l'interlocutore di quelle chat. E vorrei dire un'altra cosa: nella sentenza si dice che io avrei in qualche modo ammesso di essere 'Braccio 2'. Questo non è vero e continuo a ribadirlo con forza”.

 

Sugli altri aspetti, soprattutto quelli più tecnici, l'aretino ci ha rimandato ai legali Filippo Cocco e Alberto Amadio, alacremente impegnati nella stesura del ricorso. Con la sentenza uscita giovedì alle 19.25, alle 5.30 di venerdì mattina erano già al lavoro per l'appello (ricordiamo che il termine per presentarlo è di 15 giorni). Abbiamo rintracciato Amadio, il quale ha accettato di parlare ma ha preferito non rispondere sul tecnico e sui punti su cui la linea difensiva ci sembra più in difficoltà.

 

Qual è stata la vostra reazione alla lettura della sentenza?

Grande stupore. Ritenevamo che le risultanze processuali, sia di natura procedurale che sostanziale, portassero a un proscioglimento. A nostro avviso c'erano elementi per stabilire che non ci fosse solo la mancanza di prove a carico, bensì la presenza di una prova di non colpevolezza. Da appassionati abbiamo provato stupore e dispiacere. Stiamo già preparando l'appello.

 

Ecco, la prova d'innocenza. Voi la citate da mesi, ma nella sentenza non viene certo evidenziata.

Siamo più che disponibili a parlare, ma preferirei evitare di entrare nello specifico degli elementi tecnici. Non è questa la sede opportuna per entrare nei dettagli, cosa che invece faremo in sede di dibattimento.

 

Alla luce di questo, non è stato possibile interagire su diversi argomenti. Riportiamo ugualmente le nostre domande perché evidenziano – secondo noi – i punti su cui la difesa potrebbe essere maggiormente in difficoltà.

 

Dunque il contatto tra Bruni e Bracciali è arrivato tramite Roberto Goretti? Per quale motivo Goretti avrebbe dovuto metterli in contatto?

 

Come spiegate la conversazione in cui Bruni prima parla con “Braccio78” e poi, 4 minuti dopo, si rivolge a “Mucca Pazza” esordendo con un “dicevamo”?

 

Come interpretate la presunta indiretta ammissione di Daniele sull'utenza “Braccio 2”, quando ha negato di aver contattato Fognini “come invece ho detto al mio interlocutore"?

 

Come spiegate il fatto che Bruni abbia inviato a braccio78@xxxx la corrispondenza intercorsa con Betfair in cui gli veniva negato il pagamento per la scommessa su Starace-Gimeno Traver?

 

"Di tutti questi aspetti parleremo in fase dibattimentale". La conversazione con Amadio è proseguita.

 

Com'è possibile che l'informazione di chiusura delle indagini della Procura di Cremona, secondo il Tribunale, avesse “particolare rilevanza ai fini decisionali”?

Infatti non poteva assumere rilevanza, ma da quel che c'è scritto l'ha avuta. Non posso aggiungere altro, se non che a nostro avviso non poteva avere alcuna rilevanza agli stessi fini decisionali, anche perché si tratta di un semplice atto formale.

 

Nel comunicato che avete diffuso dopo la sentenza, proprio lei ha parlato di “violazioni processuali”. Quali?

In effetti ci sono una serie di questioni processuali che commenterò dopo la fase d'appello. Non le vorrei anticipare. Ci sono elementi che noi riteniamo sussistenti e che espliciteremo nell'appello in via preliminare, dopodiché entreremo in quelli di merito.

 

Abbiamo letto che Daniele potrebbe essere nuovamente ascoltato dalla Procura di Cremona. Proprio voi avreste chiesto di farlo parlare…

Sul procedimento penale non vogliamo rilasciare dichiarazioni sulla nostra strategia. Non è il caso, non è il momento e lo facciamo anche nel rispetto di tutti: procuratori, giudici sportivi, giudici ordinari….

 

Domanda (molto) maliziosa: a caldo, il Presidente FIT Binaghi ha detto testualmente: "Se però anche i successivi gradi di giudizio confermassero quanto sin qui accertato dalla giustizia sportiva, o addirittura emergessero nuove responsabilità a carico di altri tesserati, il danno di immagine arrecato al tennis italiano sarebbe così grave che la FIT, dopo essere intervenuta quale parte lesa in sede disciplinare in questo procedimento, non esiterebbe a chiederne conto ai colpevoli anche in sede di giustizia ordinaria” . A voler pensare male, potrebbe voler dire che nutre sospetti su altri tesserati e che un'eventuale collaborazione degli attuali imputati potrebbe essere tenuta in considerazione. E' un fanta-pensiero?

Direi di si. Le frasi di Binaghi sono molto chiare e anche condivisibili. Ha detto che si tratta di un primo grado: a fine processo, giustamente, ognuno farà quel che deve. Sulla frase da lei evidenziata non ho la minima idea di cosa volesse dire, ma non l'ho assolutamente interpretata in quel modo.

 

Come vedete, il mistero fatica a sciogliersi. Come abbiamo già scritto in sede di analisi, ognuno può farsi la sua idea, soprattutto su chi fosse effettivamente il misterioso “Braccio 2”. Più in generale, la questione è incredibilmente complicata e comprendiamo le difficoltà dei giudici nei mesi scorsi, quando hanno riaggiornato più volte le sedute a causa dell'estrema complessità dell'oggetto. A parte le conclusioni (che devono essere rispettate e non commentate), l'impressione è che la sentenza non chiarisca a fondo alcuni punti cruciali e affianchi passaggi molto incisivi ad altri certamente più discutibili. La speranza è che le prossime pronunce siano più chiare. Inutile dire che noi continueremo a seguire la vicenda con estrema attenzione. E chiederemo di poter assistere al processo d'appello, nella speranza che stavolta ci sia l'accoglimento della richiesta. Per amor di verità, di giustizia, di giornalismo e perché condividiamo l'opinione di Angelo Binaghi quando afferma (Gazzetta dello Sport del 9 agosto) che “non voglio che il tennis entri in quella zona grigia, che ci siano situazioni di collusione (…) Ed è importante stabilire la verità per chi rappresenta l'Italia”.