A un mese dalla separazione con Juan Carlos Ferrero, il giovane tedesco sfodera una grande prestazione contro un giocatore che si allena proprio nell'accademia di Ferrero, con cui non si era lasciato troppo bene. Ha lottato nel primo set, poi ha messo in scena un bombardamento che gli ha regalato la prima finale del 2018.

Certe manifestazioni di giubilo avevano origini profonde. C'era come un senso di rivalsa nella cattiveria agonistica con cui Alexander Zverev ha approcciato la semifinale del Miami Open contro Pablo Carreno Busta. Niente di personale contro il ragazzo delle Asturie, semmai la libidine psicologica di prendersi una rivincita trasversale nei confronti di Juan Carlos Ferrero, suo coach fino a qualche settimana fa. In sintesi, il tedesco aveva scelto l'ex n.1 ATP per effettuare un ulteriore salto di qualità: il progetto è iniziato la scorsa estate ed era partito bene, con due titoli consecutivi (Washington e il Masters 1000 di Montreal). Ma ben presto sono arrivate le divergenze, poi sfociate in una separazione al veleno. Zverev ha silurato Ferrero e da lì in poi è stato un susseguirsi di frecciate. Il coach spagnolo ha detto che Zverev non era un mostro di professionalità, al punto da presentarsi spesso in ritardo agli allenamenti. Il tedesco ha negato, sostenendo che Ferrero viene da una cultura – quella spagnola – in cui la figura del coach è vista quasi come una divinità. Meglio tornare a lavorare con papà Alexander Sr., continuando a farsi curare i muscoli da Jez Green, artefice del miracolo Murray. In tutto questo, cosa c'entra Carreno Busta? Facile: da un paio d'anni si allena presso l'accademia Equelite di Juan Carlos Ferrero, a Villena, non troppo distante da Valencia. Non si fa seguire direttamente da JCF, poiché nutre stima incondizionata per coach Samuel Lopez. Però si incrociano tutti i giorni e non dimentica mai di dare il giusto credito alla sede di allenamento, ormai valida alternativa a Barcellona, storico punto focale del tennis spagnolo. Trovandosi davanti Carreno Busta, Zverev aveva una gran voglia di spaccare il mondo.

CHE REAZIONE NEL TIE-BREAK
Lo ha fatto, intascando un 7-6 6-2 che lo spinge verso la finale contro John Isner, con il quale ha vinto tre volte su tre, peraltro con un precedente proprio a Miami. Difficile dire se sarà favorito, visto il gran rendimento mostrato da Isner, ma questo Zverev sembra finalmente al top. Contro il volenteroso Carreno, giocatore in grado di esprimere un livello costante, medio-alto, per lunghissimi periodi di tempo, non ha concesso neanche una palla break. E ha giocato benissimo anche negli altri settori del gioco. Eppure ha dovuto tribolare, soprattutto nel primo set. In un clima favorevole allo spagnolo (ma nulla a che vedere col clima da Davis creato durante la prima semifinale), ha dovuto rimontare da 0-30 sul 5-5, ma soprattutto si è trovato in svantaggio 3-0 nel tie-break. "In quel momento mi sono detto di non parlare tra me e me, queste cose le lascio ai pazzi!" ha detto Sascha. Nel momento del bisogno, ha espresso il meglio di sé. Prima ha accorciato il campo, costringendo Carreno a giocare molto lontano dalla linea di fondo, poi lo ha finito con parecchi colpi vincenti, sia con il dritto che con il rovescio. Spaventoso il rovescio lungolinea con cui è salito 6-4, procurandosi due setpoint. Per qualche misteriosa ragione, la regia non lo ha mostrato al rallenty. Ogni vincente era accompagnato da urla e manifestazioni di gioia fin troppo plateali, come se fossero indirizzare a qualcuno. Chissà se c'era Ferrero nei suoi pensieri. Di sicuro, nel secondo set ha giocato come se fosse su una nuvola.

VERSO IL PODIO ATP E LA DAVIS
I break al terzo e al settimo game sono stati il segno tangibile di un bombardamento tecnico-tattico. Spesso, dopo un colpo vincente, si rivolgeva verso il suo angolo. “Credo che mio padre sia uno dei migliori coach 'familiari' di sempre – ha detto Sascha – ha due figli tra i top-25 ATP, peraltro con uno stile di gioco totalmente diverso. Non è facile, ci vuole intelligenza e sapere come allenare e insegnare”. Contro Carreno, ha sparato la bellezza di 30 colpi vincenti (contro gli 11 dell'avversario), mantenendo decisamente in attivo il bilancio tra vincenti ed errori gratuiti (30-21). È stato inoltre aiutato dal servizio, con 10 ace e altissime percentuali di trasformazione. Miami potrebbe segnare un punto di svolta per la sua stagione: il 2018 non era partito benissimo per Zverev, che peraltro non giocava una finale da Montreal 2017. È già certo di salire in quarta posizione, mentre un eventuale successo lo porterebbe al numero 3 ATP. La sfida contro Carreno Busta potrebbe ripetersi tra una settimana in Coppa Davis: nella Plaza de Toros di Valencia ci sarà un clima completamente diverso, ma soprattutto si giocherà sulla terra battuta. Ma se Michael Kohlmann sarà obbligato a schierare Zverev se vuole sperare nell'impresa ("Avrò un paio di giorni per adattarmi al rosso" ha detto il diretto interessato), non è detto che Carreno parta titolare, avendo la concorrenza di fior di giocatori come Bautista, Ferrer e Feliciano Lopez. Senza dimenticare Rafa Nadal. Ma ci sarà tempo per pensarci: adesso, il protagonista è Alexander Zverev. L'ultimo match di sempre a Key Biscayne lo giocherà lui.

ATP MASTERS 1000 MIAMI – Semifinale
Alexander Zverev (GER) b. Pablo Carreno Busta (SPA) 7-6 6-2