Fermo dalla scorsa primavera per l’infortunio (e la conseguente operazione) al ginocchio sinistro, Simone Bolelli è tornato ad allenarsi con continuità. Eduardo Infantino è diventato suo coach a tempo pieno, e presto saranno insieme in Sudamerica a ultimare la preparazione. “Voglio giocare altri 5-6 anni. Penso che il mio tennis riemergerà”.Fa uno strano effetto, a un anno di distanza, rileggere l’intervista che Simone Bolelli ci rilasciò a fine 2015 a Montecatini, a margine delle finali del Campionato di Serie A1. Era un Bolelli super motivato per la nuova stagione, dopo un’annata che gli aveva regalato uno Slam in doppio e permesso di sfatare finalmente lo storico tabù top-10, con le vittorie contro Milos Raonic e Tomas Berdych. Pronunciava frasi come “credo di poter dare ancora molto al tennis e fare cose che non ho mai fatto prima”, e non nascondeva l’intenzione di puntare nel 2016 a migliorare quel best ranking di 36 fermo addirittura al febbraio del 2009. In realtà, la frase rivelatrice è stata un’altra: “ho 30 anni, e penso che adesso la chiave di tutto sia star bene fisicamente”. Come ben sappiamo, i suoi progetti sono franati perché un infortunio al ginocchio sinistro l’ha fermato dopo appena sette tornei. Una calcificazione al tendine gli dava fastidio da tempo, a Marrakech la situazione è diventata insostenibile e i vari tentativi di evitare la chirurgia sono falliti, obbligandolo ad andare sotto i ferri all’inizio di luglio e chiudere anzitempo la stagione. Per la seconda volta in carriera dopo l’operazione al polso del 2013. Allora il bolognese dovette fermarsi circa dieci mesi, stavolta se l’è cavata con qualcuno in meno: a cinque mesi dall’intervento è tornato ad allenarsi con continuità, e ha dato segnali incoraggianti in un’intervista pubblicata la scorsa settimana sul sito della Federazione Italiana Tennis. Il recupero procede a dovere, il ginocchio non gli crea problemi e la bella notizia è che presto partirà per il Sudamerica, dove completerà la preparazione insieme a Eduardo Infantino, assunto come coach a tempo pieno dopo il termine dell’incarico dell’argentino da direttore tecnico del Centro Federale di Tirrenia. Nell’intervista si parla vagamente di “Sudamerica”, ma è scontato che i due lavoreranno in Argentina, come già fatto cinque anni fa a Tandil in vista della stagione 2012, che vide poi Simone ritrovare la sua strada dopo un paio di annate difficili e delicate. Per questo, la scelta sembra di buon auspicio.UN SOLO OBIETTIVO: STAR BENE
Il Bolelli 3.0 ha confessato che ripartirà dai Challenger, step obbligatorio con una classifica scesa al numero 456, con l’intenzione di farlo possibilmente sulla terra battuta, in Sudamerica. Tuttavia, nei primi quattro mesi dell’anno c’è in calendario un solo torneo del target indicato, e difficilmente la situazione cambierà. Per questo, anche se non sarebbe l’ideale per il ginocchio, ha senso l’ipotesi di ripetere lo stesso percorso del 2014, quando rientrò a febbraio in occasione della sfida di Coppa Davis in Argentina, e poi si trasferì subito in Europa a giocare i Challenger sul veloce. Sicuramente sarà simile il percorso che si troverà davanti: con qualche torneo minore obbligatorio per ritrovare il feeling e ricostruire la classifica, prima di tornare ad affacciarsi alle qualificazioni degli ATP. Nel 2014 ce la fece rapidamente: a inizio aprile era numero 367, a fine luglio era già nei 100, grazie alle vittorie a Bergamo, Vercelli, Tunisi e Oberstaufen. Ripetersi non sarà facile, anche perché ci sono due anni in più sul groppone, ma l’ennesimo stop i suoi piani li ha solo ritardati. Non modificati. E il periodo lontano dai campi potrebbe allungargli la carriera. “Ho approfittato della lontananza dal circuito – ha raccontato il davisman azzurro – per risolvere un problemino alla spalla. Dal punto di vista tecnico sto lavorando sul rovescio, su come cambiare la rotazione della palla. E sto provando a rendere il mio tennis più aggressivo. Sono pronto a ricominciare da zero e non mi fa certo paura l’età”. Quella no, gli obiettivi sì, ma dopo tutta la sfortuna avuta c’è da capirlo. “Dopo quel che è accaduto nel 2016 – prosegue – non voglio mettermi pressione o pormi chissà quali obiettivi. La mia priorità è stare bene per riuscire ad esprimere un certo tipo di gioco, penso che il mio tennis riemergerà. Voglio giocare ad alti livelli altri 5-6 anni: per poterlo fare, occorre ritrovare le energie e rientrare fresco mentalmente per affrontare le nuove sfide con più motivazioni e più esperienza”. Ottimi propositi, che la dicono lunga sulla sua voglia di tornare grande. Sperando che la cattiva sorte si dimentichi di lui almeno per un po’.
LA NUOVA RICETTA DEL “BOLE” (Dicembre 2015)
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