Le scuse sono sempre un bel gesto. Denotano umiltà e consapevolezza di aver commesso un errore. Per questo, è apprezzabile il gesto di Marcelo Rios dopo il vergognoso comportamento della scorsa settimana, alla vigilia di Cile-Ecuador di Coppa Davis. L'ex numero 1 del mondo, oggi aiutante del team di Coppa Davis, aveva fatto convocare i giornalisti salvo poi insultarli con frasi premeditate. Il motivo del suo astio riguardava le presunte “bugie” della stampa, soprattutto in merito alla possibile esibizione con Andre Agassi, con cui dovrebbe festeggiare i 20 anni dalla salita a numero 1 ATP. Va detto che il giorno dopo le sue offese, il “Chino” aveva pubblicato un post su Twitter in cui chiariva le ragioni del suo gesto, confermando i suoi pensieri suoi giornalisti e senza nessuna marcia indietro. Ha avuto bisogno di una settimana, ma adesso ha cambiato opinione. Forse consigliato da qualcuno, ha inviato una lettera a El Mercurio, il principale quotidiano cileno, in cui si scusa per il suo scatto d'ira dello scorso 31 gennaio. Uno scatto che gli è costato 2.500 dollari di multa per aver violato il codice di condotta della Coppa Davis. Ecco la lettera.
Caro Direttore,
quando qualcuno mi domanda se ho vissuto bene la mia carriera da professionista, mi ritrovo sempre a rispondere di no. Non ho avuto tempo per fare il turista o partecipare a feste o eventi di intrattenimento come la maggioranza degli adolescenti, ma quello che mi fa più male è ricordare la costante persecuzione dei mezzi di comunicazione e le loro bugie, diffuse con l'unico scopo di fare sensazionalismo. Tutto questo ha causato in me una cattiva reazione, con l'unico obiettivo di difendere la mia legittima privacy, senza dunque soddisfare le richieste di tante persone che chiedevano di me. Il primo errore l'ho commesso quando ho messo tutti i giornalisti in una sola categoria e ne ho parlato di male in generale. Quando mi ha chiamato Pedro Carcuro e ha colto i miei sentimenti, mi sono reso conto di come ci siano molti buoni professionisti in questo ambiente e che ero stato ingiusto. Il secondo errore l'ho commesso la scorsa settimana, quando mi hanno chiesto qualcosa sulla Coppa Davis e ho risposto in modo rude, pensando che imitare Maradona sarebbe stato divertente. Grave errore. Non era il momento e non ero stato attaccato come di solito accade. Ho avuto il tempo di rendermi conto che con le mie affermazioni ho offeso persone che lavorano con professionalità e dignità, e di conseguenza ho danneggiato anche i loro parenti, amici, e forse anche gli studenti e gli insegnanti di giornalismo. Tutto questo perché nutro rancore soltanto con una manciata di professionisti che mi hanno creato danni per molto tempo. La cortesia non toglie il coraggio: chiedo pubblicamente scusa a tutte quelle persone che ho indebitamente offeso.
Difficile dargli credito. I motivi sono due: la lettera potrebbe essere un gesto preventivo per evitare altre sanzioni oltre alla multa. Inoltre, non è la prima volta che Rios chiede pubblicamente scusa dopo aver combinato un pasticcio. Vale la pena ripercorrere i casi più clamorosi del suo tumultuoso rapporto con i giornalisti.
IL TRADIMENTO DEL 1999
Quando era al top della sua carriera, era fidanzato con la costaricana Giuliana Sotela. Tuttavia, fu paparazzato durante una festa a Parigi in cui baciava appassionatamente un'altra donna. Dopo il fatto, utilizzò una conferenza stampa in Coppa Davis per chiedere perdono alla fidanzata di allora. “Ho perso la mia fidanzata per colpa di una maliziosa pubblicazione e per questo non riesco neanche a concentrarmi. Anche i miei genitori sono disposti a parlare con lei per fare in modo che torni con me. Se Giuliana dovesse tornare, sono disposto a sposarla”.
L'INCIDENTE IN DISCOTECA
Nel 2003, la sera prima di andare in Ecuador per un match di Coppa Davis, ha partecipato a una festa a La Serena. In preda ai fiumi dell'alcol, la serata gli è sfuggita di mano. Un uomo lo accusò di avergli urinato addosso. Qualche giorno dopo, sarebbero arrivate le scuse. “Riconosco che quanto successo non va bene. Chiedo mille volte scusa alla persona con cui ho avuto il problema a La Serena, i miei compagni di Davis e la mia famiglia. Se lo avessero fatto a me mi avrebbe dato molto fastidio, chiedo scusa e sottolineo che non avevo intenzione di farlo. Quanto accaduto in bagno è davvero un peccato. Non volevo fare quello che è successo, chiedo mille volte scusa e adesso penso solo al tennis”.
L'INCIDENTE CON KENITA
Il 7 aprile 2005, Rios si è sposato con Maria Eugeia Larrain, detta “Kenita”. Fu un evento glamour, di cui parlò tutto il mondo. Pochi mesi dopo, tuttavia, i due furono protagonisti di un violento litigio mentre si trovavano in Costa Rica: la sua ex moglie tornò in Cile ingessata e con una sedia a rotelle: immagine famosissima nell'immaginario collettivo cileno. “Kenita” disse che era rimasta vittima di un incidente automobilistico e che la colpa era di Rios. Lui negò: “Ha fatto una cosa molto bassa, non capisco perché. Sono deluso, triste, non posso credere di aver vissuto così a lungo con una persona così negativa al mio fianco”. Poco dopo, avrebbe cambiato versione. “Non aver detto la verità mi ha reso triste perché l'incidente c'è stato. Nessuna donna merita di essere trattata male, lei non è come l'avevo dipinta. Ho vissuto male tutta la storia, avrei dovuto trattarla meglio e non come ho fatto. Vorrei dirle che mi sono comportato male e che mi pento di molte cose che ho detto e fatto”.
Il proverbio dice che non c'è due senza tre: a Rios, evidentemente, non bastava. A oltre dieci anni dall'ultimo episodio, è ricaduto in un comportamento deplorevole e poi ha chiesto scusa a cose fatte. Il caso esploso in questi giorni ha acceso l'opinione pubblica cilena, tanto da convincere El Mercurio a pubblicare un sondaggio e chiedere un parere sulle scuse di Rios. Le possibili risposte erano sei:
È stato numero 1 del tennis, lo appoggio totalmente.
Le scuse sono corrette, tutti si possono sbagliare.
Si è ravveduto tardi, ormai il danno è fatto.
Le sue scuse non sono credibili.
Questo tipo di offese non possono essere perdonate.
Non mi interessa quello che dice Marcelo Rios.
Nel momento in cui scriviamo, sono stati raccolti circa 5.000 voti. L'opinione pubblica sembra volergli dare ancora credito: il 39,3% sostiene che tutti sbagliano e che le scuse sono state un gesto corretto. Soltanto il 22% ritiene che le scuse non siano credibili e il 20,5% non è interessata alle parole del “Chino”. Meno del 10% ha scelto di condannarlo senza appello. I ricordi dei suoi successi sul campo, a partire dalla festa nazionale in quel marzo 1998, per ora hanno ancora la meglio sulle incertezze del personaggio. In Sudamerica va così.