E' dramma Muguruza al Roland Garros: si fa irretire dal pubblico del Campo Lenglen, rifiuta l'applauso finale attirandosi i fischi, poi scoppia a piangere in conferenza stampa. Una fragilità mentale non degna di una campionessa Slam. Uscirà dalle top-10: la sua rinascita ripartirà da una diversa gestione delle emozioni.

I 60 secondi più lunghi nella carriera di Garbine Muguruza sono arrivati fuori dal campo, durante una conferenza stampa. Quando le hanno chiesto se i famosi “forza!” di Kristina Mladenovic l'avessero in qualche modo disturbata, Garbine ha abbassato la testa e si è messa a piangere. La moderatrice l'ha quasi presa per mano e l'ha allontanata dal tavolo. E' tornata un minuto dopo, ma la storia era ormai scritta. I nervi avevano già ceduto mentre usciva dal campo, dopo il 6-1 3-6 6-3 con cui ha detto addio alle speranze di difendere il titolo a Parigi. L'ultima ad esserci riuscita, dunque, resta Justine Henin (tre titoli consecutivi tra il 2005 e il 2007). Si è giocato nel catino del campo Suzanne Lenglen, laddove il pubblico francese si era spesso fatto notare per un atteggiamento ai limiti del lecito. L'ultima volta era accaduto un paio d'anni fa, durante il match tra Gael Monfils e Pablo Cuevas. Stavolta non hanno esagerato: hanno fatto il tifo per la Mladenovic, hanno assecondato le sue grida, i suoi pugnetti, la sua teatralità. Tutto lecito. Ma Garbine, cuore di panna in mezzo all'arena, ha mostrato vivi segni di cedimento sin da metà del terzo set, quando c'era ancora la chance di recuperare dopo aver incassato un break in apertura. Già, perché i guai alla schiena della Mladenovic sono reali. Ha commesso 16 doppi falli e ha concesso tante chance alla Muguruza, che però è parsa il fantasma di se stesso. Dritto e gioco di volo, soprattutto, l'hanno abbandonata.

“LEI PARLA IN 25 LINGUE”
Nei pressi della rete ha combinato disastri, agghiaccianti per chi ha giocato una finale di Wimbledon. Il primo set è stato un disastro, poi ha portato a casa il secondo. Ma il timido “vamos” con cui ha dato fiato ai polmoni non ha potuto nulla con i continui “forza!” e la debordante personalità della Mladenovic. Nonostante i problemi al servizio, la francese è in condizione psicofisica eccezionale. Tenta le giocate più ardite e spesso le resta tutto dentro. Cosapevole dell'handicap atletico, “Kiki” ha provato a trasformare il match in una corrida. C'è riuscita alla perfezione: sventolavano tricolori francesi, il coro “Kiki, Kiki!” si sentiva fino alla fermata di Porte d'Auteil…ma – onestamente – non abbiamo notato nulla di scandaloso. Abbiamo notato, invece, le labbra tremolanti di Garbine sin dal 2-4. Il suo cuore di panna si è sciolto sotto il sole di Parigi e si è ribellato con quel ditino verso il cielo, come a dire “no, non voglio il vostro applauso” mentre si rifugiava negli spogliatoi, accompagnata da un battito di mani che si è tramutato in fischi. “Il pubblico è stato duro, ma lo capisco – ha detto in conferenza stampa, prima di scoppiare in lacrime – mi aspettavo un maggiore rispetto, non sono qui per creare nemici. Amo giocare a Parigi, ma non è stata una bella sensazione”. Quando l'hanno provocata sul comportamento della Mladenovic, ha abbassato il capo e si è arresa al vortice di emozioni. “Non l'ho sentita, lei parla 25 lingue” ha detto. Mentiva, sapendo di mentire. Al momento di parlare in spagnolo, le hanno chiesto che cosa fosse più duro da accettare. Lei stava per piangere di nuovo, poi, con la voce rotta dall'emozione, ha detto: “la sconfitta”. Anche in questo caso, mentiva sapendo di mentire. Per lei, è stata una tortura.

FRAGILITA' EMOTIVA
“Oggi non penserò ad altro, ma tutto sommato vado via contenta da Parigi. Adesso, almeno, la smetteranno di chiedermi continuamente di questo torneo e della pressione di dover difendere il titolo. Il pubblico? Non riesco a capire, non riesco a spiegare. Potreste capire se foste stati al mio posto. Ma preferirei non dire niente di più”. Al netto delle sue ragioni (non troppe, per la verità), la Muguruza ha denotato una fragilità emotiva inquietante. Un vero campione va oltre il tifo del pubblico, le difficoltà ambientali, le presunte provocazioni dell'avversario. Invece è bastata un po' di bagarre per metterla KO. Su questo punto, Garbine dovrà lavorare. Allora il dritto non franerà più in rete, il servizio tornerà incisivo e magari sbaglierà qualche volèe in meno. Per adesso, la gestione delle emozioni (e dei successi) non è il punto forte della ragazza un po' spagnola e un po' venezuelana. E così prosegue il sogno di Kiki Mladenovic: per due volte a un passo dal baratro (contro Jennifer Brady e Shelby Rogers) è rimasta a galla grazie a una clamorosa voglia di vincere. Nei quarti avrà un test molto, molto interessante contro Timea Bacsinszky, impeccabile contro Venus Williams e – forse – più brava della Muguruza a gestire certi momenti e situazioni. “Per me può esultare nella lingua che vuole – dice la Bacsinszky – io penserò solo a quello che succede dalla mia parte. E poi, chissà, magari ci saranno parecchi svizzeri in tribuna”. Sarà un match molto interessante, anche dopo quanto accaduto tre mesi fa in Fed Cup, con polemica a distanza scatenata dalla Mladenovic per un presunto time out “tattico” della Bacsinszky. Che non trova feeling con il suo dritto, ma ha una forte personalità. Quella che Garbine Muguruza ha perso, chissà dove.