Adam Lewis QC è stato molto abile nell'individuare l'immagine per descrivere il problema della corruzione nel mondo del tennis. Ha parlato di “tsunami”, termine giapponese per indicare il maremoto, e quasi tutti i media l'hanno ripreso per descrivere il report finale dell'Independent Review Panel (IRP), collegio di tre persone (oltre a Lewis, c'erano Beth Wilkinson e Marc Henzelin) chiamato a verificare fino a dove marcio e corruzione si sono arrampicati nel mondo del tennis. Scrivere “tsunami” attira l'attenzione, ma in realtà l'impressionante lavoro dell'IRP non ha offerto sconvolgenti verità. Molte cose erano già note e l'unica novità riguarda un fatto piuttosto antico (e poco funzionale all'indagine complessiva). Secondo un memorandum scovato dall'IRP, nel 2003 un tennista fu “invitato” a ritirarsi in cambio di un paio di occhi chiusi nelle indagini su un presunto caso di corruzione. Tuttavia, il pannello avrebbe trovato una serie di muri di gomma, legati alla riservatezza, che hanno impedito di approfondire la faccenda. Detto che Adam Lewis ha promesso che tornerà su questo aspetto nel report finale (previsto in autunno, quando le varie associazioni avranno replicato al primo report), il maxi-lavoro IRP è impressionante più per mole che per contenuti. Oltre 1.200 pagine, così spalmate: 879 di report vero e proprio (diviso in 14 capitoli) e ben 339 di appendice, in cui trovano spazio alcuni documenti piuttosto datati, come l'indagine sul famoso match Davydenko-Vassallo Arguello del 2007 (piena di sbianchettamenti…). Un documento impressionante, frutto di un lavoro di oltre 2 anni, frutto di oltre 3.000 interviste e costato ben oltre i 20 milioni di dollari. Per una cifra così alta ci si poteva aspettare di più, anche se il compito dell'IRP era chiaro: verificare se le accuse della famosa inchiesta BBC-Buzz Feed fossero reali.
INFORMAZIONI GIÀ NOTE
Pubblicata nel gennaio 2016, metteva in dubbio che il tennis si adoperasse con la dovuta severità per risolvere il problema della corruzione. La conclusione è che non ci sono prove in questo senso: la Tennis Integrity Unit (corpo investigativo nato nel 2008, proprio a seguito del caso Davydenko-Vassallo Arguello) si è sempre comportata correttamente, anche se non sono mancati gli errori. Più in generale, il sistema tennis possiede una serie di falle che favoriscono i germogli della corruzione. Per contenere il problema, l'IRP ha pubblicato una serie di suggerimenti, definiti “urgenti, pragmatici ed efficaci”. Ma andiamo con ordine. La prima evidenza, il famoso “tsunami” riguarda i tornei più piccoli, gestiti dall'ITF, in particolare i Futures maschili che mettono in palio un montepremi irrisorio, dai 15.000 a 25.000 dollari. “Soltanto 250-350 giocatori riescono ad andare in pari tra spese e guadagni – dice il report – lo sbilanciamento tra costi e prize money mette i giocatori nella condizione di truccare le partite per ragioni finanziarie”. Viene citata la testimonianza di un operatore di un'agenzia di scommesse, secondo cui la situazione è “più cupa che triste”. A suo dire, nei tornei ITF ci sarebbero “centinaia di partite” che non vengono giocate in modo equo. Lo sapevamo già, anche senza due anni di indagini. Le voci circolano e decine di giocatori hanno ammesso tentativi di corruzione. Spesso, i dinieghi pubblici diventano confessioni private. Secondo l'IRP, tuttavia, diversi giocatori possono cadere in tentazione anche per ragioni diverse. In quel caso, nei giocatori è germogliato il seme della corruzione. Nei tornei più grandi c'è qualche problema, ma il fenomeno non è diffuso e nessun giocatore di alto livello sembrerebbe coinvolto nel problema. Sulla base di queste considerazioni, il pannello ha pubblicato una serie di suggerimenti per iniziare a combattere il fenomeno. Eccoli.
Cancellare la partnership tra ITF e Sportradar, società svizzera che si occupa di diffondere i dati di vari eventi, dalla Davis fino ai Futures. Pubblicando i risultati in tempo reale, favorisce un enorme volume di scommesse anche sui tornei minori. L'accordo è stato siglato nel 2015, dura cinque anni e frutta all'ITF 70 milioni di dollari (14 all'anno). Il presidente ITF Dave Haggerty sostiene che questo tipo di partnership serve per monitorare i flussi di scommesse, mentre Sportradar l'ha presa maluccio. Tramite il suo portavoce Alexander Inglot, ha detto che la chiusura dell'accordo “non è realistico e potenzialmente illegale”. Inoltre, a suo dire, la cancellazione dei dati in tempo reale non bloccherebbe le scommesse, sia dal vivo che da remoto, e incoraggerebbe il mercato nero. “E non ci sarebbero più regole chiare”. L'IRP non la vede così e ritiene che l'integrità debba avere la precedenza su un potenziale fenomeno corruttivo: per questo, anche se molto conveniente, la partnership dovrebbe essere cancellata. In virtù del mancato guadagno, l'ITF dovrebbe essere “indennizzata” dagli altri organi di governo del tennis (ATP, WTA, Grand Slam), i quali avrebbero in cambio uno sport più “pulito”.
La Tennis Integrity Unit dovrebbe incrementare il suo staff. Il capo Nigel Willerton ha detto che gli piacerebbe avere a disposizione 12 investigatori contro i 6 attuali. Inoltre, la stessa TIU dovrebbe cambiare la propria sede e lasciare il palazzo di Roehampton, sobborgo di Londra, attualmente condiviso con l'ITF.
La stessa TIU dovrebbe assumere una dimensione più internazionale, scegliendo collaboratori con maggiori abilità linguistiche, anziché limitarsi a uno staff principalmente anglofono con base a Londra.
I giocatori che finiscono sistematicamente coinvolti nelle partite sospette (quelle con anomali flussi di scommesse, sia come mole di gioco, sia come pronostici che fanno pensare a un esito già conosciuto), dovrebbero essere fermati in via preventiva.
Dovrebbe esserci maggiore severità per chi non si impegna al massimo, anche se la scarsa prestazione è dovuta a ragioni personali e diverse da una possibile corruzione.
Dovrebbe esserci una maggiore educazione dei giocatori emergenti, migliorando le loro conoscenza in modo da evitare la creazione di un'enorme fetta di tennisti “demoralizzati” e dunque soggetti alla corruzione. In questo senso, è molto importante l'idea del “Transition Tour” che prenderà il via nel 2019. In due parole, i tornei da 15.000 e 25.000 dollari non daranno più punti ATP-WTA (parzialmente dal 2019, totalmente dal 2020) riducendo le velleità di professionismo dei giocatori meno forti, così come il numero di tennisti con una classifica mondiale. Secondo le previsioni, si dovrebbe passare dagli attuali 3.000 a circa 750.
Dovrebbe esserci un nuovo ente indipendente e non legato agli organi di governo del tennis per supervisionare l'operato della Tennis Integrity Unit.
Le agenzie di scommesse non dovrebbero più sponsorizzare i tornei di tennis. È un aspetto molto delicato: in anni di crisi, le agenzie di betting sono spesso tra i pochi partner in grado di immettere denaro fresco nelle casse dei tornei. La loro presenza, tuttavia, non aiuta né incentiva l'integrità. Va detto che qualcosa è stato fatto: l'Australian Open ha rinunciato alla collaborazione con William Hill, mentre l'ITF ha chiuso la partnership con Betway.
Sarà il punto meno apprezzato dai giocatori: nei tornei del circuito ATP sono tollerati gli “ingaggi” in cambio della partecipazione a un torneo, al di là dei punti e dei dollari in palio. Secondo il pannello, le cifre incassate dai giocatori dovrebbero essere rese pubbliche. In alternativa, l'abolizione totale della pratica. La seconda via non sembra percorribile, anche perché – in teoria – i sottobanchi non sono consentiti nei tornei Challenger, eppure ci sono eccome. Renderli pubblici sarebbe come svelare un segreto di pulcinella: Roger Federer, per esempio, non partecipa a tornei “minori” senza una garanzia che non sia a sei zeri. Il suo è un caso limite, ma sono tantissimi i giocatori che usufruiscono del “mercato sommerso”.
Il tennis dovrebbe cooperare in modo più incisivo e completo con le altre discipline, in modo da sradicare sin dal principio il germe della corruzione.
Come vedete, dunque, alcuni suggerimenti erano già stati recepiti prima della loro pubblicazione, altri sembrano piuttosto semplici (è questione di volontà e/o risorse), mentre altri ancora sono un po' più complicati: pur comprendendo le ragioni dell'IRP, nel 2018 è difficile pensare a un passo indietro tecnologico come l'eliminazione dei livescore nei tornei Futures. Ed è vero quanto dice Sportradar: l'abolizione dei risultati in tempo reale darebbe una mano al mercato nero. Curiosamente, non è stata chiesta l'abolizione dei livescore per i tornei Challenger, che pure hanno avuto un numero maggiore di segnalazioni rispetto ai Futures. Nel caso dei Challenger, il sistema di rilevamento dati è gestito dal colosso IMG.
QUEL RITIRO DEL 2003
Ha destato una certa curiosità la postilla sulla mancata indagine del 2003, con il tennista “obbligato” a ritirarsi in cambio di una specie di insabbiamento. Quell'anno si sono ritirati 78 giocatori, ma in molti hanno pensato a Yevgeny Kafelnikov. Il suo nome era stato tirato in ballo per alcuni match, in particolare quello giocato a Lione con Fernando Vicente. C'è poi un altro aspetto curioso: nonostante un palmares straordinario, con due Slam, il n.1 ATP e il trionfo in Coppa Davis, non è ancora entrato nella Hall of Fame di Newport. Un'anomalia che aveva destato curiosità e perplessità, per quanto nel 2014 lo avessero preso in considerazione, ma lui aveva rovinato tutto violando la clausola di riservatezza.. All'epoca, il programma anti-corruzione ATP era guidato da Richard Ings: palando con il pannello, ha detto che all'epoca non ci furono prove a sufficienza per stabilire che fossero state violate le norme. “Tuttavia, abbiamo visto un memorandum in cui si diceva in via informale che in passato qualcuno aveva detto che ai giocatori era stato chiesto di ritirarsi anziché affrontare il problema”. Raggiunto dal Telegraph, Kafelnikov ha detto di “non avere idea di chi sia il giocatore forzato al ritiro nel 2003”. Allo stesso tempo, ha chiarito che il suo ritiro a 29 anni era avvenuto per “altre ragioni”. Tempo dopo, sarebbe diventato un giocatore professionista di poker. Quando gli hanno chiesto se nel 2003 era stato sotto investigazione, ha risposto in modo enigmatico: “Forse sì, forse no. Dovreste chiedere a chi era in carica all'epoca. Io non ricordo”. Quando lo hanno pressato sulla mancanza di memoria, ha ribadito: “Sono passati 15 anni. Non sono portato a parlare del passato, non so niente di questo report. Dovrete ottenere queste informazioni da loro, non ho niente da dire”. L'unica certezza è che si ritirò una settimana dopo la partita "incriminata", le cui scommesse furono sospese da Betfair sei ore prima dell'inizio.
Le parti che avevano chiesto la relazione indipendente (ATP, WTA, ITF, tornei del Grande Slam, la stessa TIU) adesso avranno due mesi per effettuare le controdeduzioni. Una volta ottenuto i vari feedback, il pannello guidato da Adam Lewis preparerà il report finale. Chissà se supererà le 1.000 pagine come questo. E se racconterà qualcosa di veramente inedito.
INDEPENDENT REVIEW PANEL
La sintesi del lavoro (80 pagine)
L'intero report (file ZIP)