All’indomani della finale degli Australian Open è tempo di giudizi. Scontate le promozioni di Djokovic e Thiem, seppur con dei distinguo. Si rivede Zverev. Tsitsipas stroncato. E Federer? Semplicemente commovente

Djokovic: 9

Alla vigilia del torneo avevo profetizzato (sic) una sua sconfitta in finale contro Nadal. Prima della finale mi sono detto: “Vuoi vedere che invece perde contro quello che aveva eliminato Rafa?”. Dopo i primi tre set dell’atto conclusivo mi davo arie da esperto: “Lo sapevo che stavolta non ce l’avrebbe fatta”. Dopo la partita il triste mea culpa: come diavolo avevo fatto, anche solo per un attimo, a pensare che non avrebbe vinto ancora lui?

La cosa buffa – e preoccupante per la concorrenza – è che per vincere il suo Slam numero 17 non ha avuto neanche bisogno di giocare al massimo. Il Nole visto in finale sarà stato si e no al 70% del suo potenziale. Eppure ce l’ha fatta ancora una volta. Come? Di testa. Contro di lui gli avversari si squagliano. Lo avevamo visto con Federer a Wimbledon, lo abbiamo rivisto ancora una volta ieri a Melbourne. Sotto due set a uno, sono bastate un paio d’occhiatacce delle sue e anche l’ottimo Thiem s’è consegnato. Ora lo aspetta la sfida più difficile, riuscitagli in carriera soltanto una volta: sfidare e battere Nadal a Parigi. Ce la farà? Una cosa è certa, il Nole visto in Australia non basterà. La sfida è lanciata, noi ci accomodiamo e ce la gustiamo. Con comodo. Intanto è tornato al Numero Uno del ranking, il posto che indubbiamente gli spetta. Lo sanno tutti. Lui e, soprattutto, i suoi avversari.

Thiem: 8

Se qualcuno, magari tra qualche anno, vi dovesse chiedere che differenza c’è tra l’essere un fuoriclasse e l’essere un campione, invitatelo a rivedersi la finale dell’Australian Open 2020. Da una parte un gran bel giocatore, bel servizio, che tira legnate di dritto e rovescio, completo, senza punti deboli. Dall’altra un altro grande giocatore, magari meno bello, ottimo servizio, bel dritto, rovescio spettacolare, completo, senza punti deboli. Beh… non sembra ci sia questa grande differenza no? Calma. Non abbiamo parlato della cosa più importante: la testa, volgarmente detta capoccia. “Dominator” aveva mostrato di averne in abbondanza nei quarti contro Nadal e anche in semifinale contro Zverev. Lo aveva dimostrato anche al Roland Garros, in semifinale proprio contro Djokovic. Ma le finali sono un’altra cosa. E sotto questo punto di vista l’austriaco dovrà mangiare ancora qualche pagnotta prima di arrivare al livello (mentale) dei fantastici tre. Dopo il terzo set della finale, con Djokovic palesemente non al massimo, ha avuto l’imperdonabile torto di pensare che Nole gliel’avrebbe lasciata. Errore madornale. Il serbo, com’è noto, non molla neanche con due matchpoint e servizio contro, figurarsi quando è appena sotto due set a uno. Bazzecole. Thiem si sognerà questa finale a lungo. Un consiglio? Arrabbiarsi con sé stesso, senza pensare che in fin dei conti sia accettabile una sconfitta al quinto con Djokovic. Sarebbe un errore ancora peggiore di quello (tattico) compiuto negli ultimi due set della finale.

Zverev: 7

Verrebbe da dire: finalmente Sascha! Calma, lo so, non ha vinto il torneo e non è nemmeno arrivato in finale. Ma per la prima volta è arrivato in semifinale in uno Slam, battendo tra l’altro avversari nient’affatto banali come Rublev (voto 6+) e Wawrinka (6 e mezzo). Vogliamo poi ricordarcela tutti assieme una cosa? Il nostro amico ha ancora 22 anni e ha già in bacheca un titolo alle Finals e tre Masters 1000. Come dite? Federer, Nadal e Djokovic alla sua età… eccetera eccetera? Vabbè ma allora volete vincere facile, ditelo!

Federer: 7+

Commovente. Non mi viene in mente un altro termine per descrivere il suo torneo. È vero, ha avuto in sorte un tabellone fortunato, senza il quale sarebbe probabilmente andato a casa un paio di turni prima. Ma contro un indiavolato Millman (voto 7-), che nell’occasione sembrava la reincarnazione di Davydenko, ha portato a casa un match incredibile, giocando abbastanza male, ma con un’umiltà che faticavamo a riconoscergli. Con Sandgren ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie, una per ogni matchpoint annullato, per venire a capo (da infortunato) d’un match che sembrava perso. Contro Djokovic un altro nelle sue condizioni non si sarebbe neanche presentato in campo: meriterebbe 10 solo per questo.

Nadal: 6+

Non lasciamoci ingannare dal fatto che sia uscito inusualmente nei quarti: ha giocato a un ottimo livello. È sembrato piuttosto che gli mancasse qualcosa dal punto di vista fisico e lo ha pagato nei momenti decisivi (leggi tie-break) contro Thiem. Probabilmente ha pagato oltremodo gli sforzi della Davis e dell’ATP Cup (dove era apparso già affaticato). Poco male. Tra poco arriva per lui la parte più importante della stagione per provare a riprendersi il Numero Uno del ranking e, soprattutto, eguagliare e sorpassare i 20 Slam di Federer.

Raonic: 7-

Ha perso la sua decima partita su dieci nei quarti contro Nole. Gli si può forse rimproverare qualcosa? Si era invece permesso di mandare a casa con un 3-0 senza appello nientemeno che Tsitsipas, l’ultimo campione delle Finals di Londra e astro nascente del tennis mondiale. In netta ripresa, ha salvato l’onore del Canada dopo le delusioni dei giovani Shapovalov (voto 5) e Auger-Aliassime (voto 4 e mezzo). Speriamo solo che il fisico, per una volta, lo assista!

Tsitsipas: 4

Poche storie, è lui la grande delusione di questo Australian Open. Con Raonic sano e in palla si può perdere, ma ha dato l’impressione di lottare più contro il suo nervosismo (chiedere a suo padre per notizie) che contro il suo avversario. In qualche modo mi aspettavo che non ripetesse la semifinale dello scorso anno, ma un flop di questo livello ha colto di sorpresa tutti. Lo aspettiamo a Indian Wells e Miami, ma soprattutto a Wimbledon e Us Open. Se son rose fioriranno…

Sandgren: 7-

Stava dipingendo un capolavoro, ha mollato tutto prima dell’ultima pennellata. Un po’ come se Michelangelo (che Dio ci perdoni) avesse abbandonato la Cappella Sistina un attimo prima di finire il Giudizio Universale! Aveva superato al quinto, facendoci del male, Berrettini e Fognini da underdog, mostrando una grinta fuori dal comune. Stava approfittando dell’infortunio di Federer portandosi a casa con merito un match comunque mai banale. Invece sul più bello, s’è visto battere più che dall’avversario, dal nemico dichiarato di tutti i tennisti della domenica: il braccino. Tornerà probabilmente nell’oblio… fino al prossimo Australian Open. Senza dubbio il suo torneo!

Fognini: 6-

Ancora una volta è l’italiano che va più avanti negli Slam, ma resta l’impressione di una grande occasione persa. Sandgren non era assolutamente imbattibile, ma probabilmente aveva speso troppe energie nei primi turni contro avversari nettamente inferiori a lui. Peccato perché il Federer visto nei quarti non era il solito Federer e l’occasione della prima semifinale Slam era troppo ghiotta.

Sinner: 6-

Ma come, lo stesso voto dato a Fognini che è arrivato agli ottavi? Calma, tutto è relativo! Fognini ha 32 anni, una signora carriera alle spalle ed è numero 12 del mondo. Sinner è praticamente un neonato al confronto, soltanto al suo secondo Slam. Intanto ha vinto il suo primo match in un Major e questo gli darà senz’altro fiducia. Diamogli tempo di crescere con calma, senza fretta. Tra 2-3 anni ne riparleremo.

Berrettini: 5

Aveva dovuto rinunciare all’ ATP Cup per un fastidio fisico. Era arrivato dunque in ritardo di condizione all’appuntamento col primo Slam dell’anno, ma contro Sandgren nel quinto ha avuto le sue occasioni. Purtroppo le ha mancate e ha perso l’opportunità di prendere il posto dell’americano nel tabellone. Peccato, non ci sarebbe dispiaciuto un ottavo Fognini-Berrettini. Maledizione!

Dimitrov: 5

La media tra il completino indossato (voto zero) e il coraggio mostrato nell’indossarlo (10). La semifinale dell’Us Open era dunque un’illusione?

Kenin: 10 e lode

Lei sapeva già tutto e ce l’aveva pure detto! Noi, increduli peggio di San Tommaso, avevamo bisogno di prove e ne abbiamo avute in abbondanza (per informazioni chiedere a Barty e Muguruza). La sua vita è cambiata definitivamente nel terzo set della finale, quando sul punteggio di 2-2 s’è trovata sotto 0-40. Sembrava il tramonto d’un sogno, forse è stata l’alba d’una campionessa. Cinque-vincenti-cinque uno dopo l’altro e match rivoltato come un calzino. Primo Slam d’una lunga serie? Calma. Il tennis femminile negli ultimi anni ha proposto diversi ribaltoni e vari alti e bassi (vero Osaka?) quindi meglio andarci piano con pronostici avventati. Certo, la ragazza sembra essere molto sicura di sé stessa e non sembra una che si lasci intimidire. Intanto si porta a casa uno Slam da numero 14 del ranking, roba che il 14 nei maschietti è Schwartzman. Ve lo immaginate?

Wozniacki: 10 e lode

Ovviamente alla carriera. Non è mai stata la mia giocatrice preferita, tanto che anni fa gli affibbiai il nickname “Wall-zniacki”, che dice tutto di quello che era il suo tennis. Poi, piano piano, si è rimessa in gioco migliorandosi e cambiando il suo modo di stare in campo. Molto, molto più aggressivo che in passato. Non ha vinto moltissimo per una ex Numero Uno, ma è stata una ragazza squisita e il suo sorriso mancherà sicuramente a tutti.