Il ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora auspica di poter riaprire i centri sportivi a fine maggio
La riapertura dei centri sportivi è uno dei temi che sta tenendo il banco in questi giorni di transizione dalla fase 1 alla fase 2. Per fare chiarimenti sulla situazione attuale è intervenuto il ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora. Tramite la propria pagina Facebook il ministro a parlato di questo e non solo, affrontato infatti anche il tema dei contributi per i collaboratori sportivi che sono partiti in netto ritardo rispetto a quanto previsto inizialmente. “Oggi si è svolto l’incontro con il Comitato tecnico scientifico istituito presso la Protezione Civile. Abbiamo parlato anche e soprattutto dello sport di base e della necessità che palestre, centri danza, tutti i centri sportivi territoriali di qualunque genere e qualunque disciplina possano riaprire anche loro in sicurezza il prima possibile – ha esordito Spadafora – Una volta sentite tutte le associazioni di categoria e le federazioni, il ministero proporrà in tempi brevi un protocollo che sarà obbligatorio per tutte le strutture”. Queste le parole del ministro che si è concentrato dunque sull’attività sportiva destinata all’uso di tutti, dopo che con il DPCM del 26 aprile è stata accordata la ripartenza per gli atleti professionisti e non, di interesse nazionale.
Spadafora al momento più che una data precisa, ha una speranza: “Noi speriamo di poter riaprire tutte le strutture prima menzionate entro la fine di maggio. Noi ci prendiamo l’onere di proporre un protocollo da dare a tutti questi centri e di dare a loro il tempo di potersi adeguare valutando i rischi – prosegue il discorso – Dobbiamo valutare l’evoluzione della situazione e l’impatto che i prossimi provvedimenti avranno sulla situazione nazionale del paese e sulla nostra salute, per questo è impossibile dare una data certa“. In conclusione Spadafora ha poi risposto alle critiche per la riapertura limitata agli allenamenti di sport individuali: “Dovevamo consentire una riapertura graduale ed è evidente che gli sport individuali intanto impegnano un numero minore di persone e quindi richiedono esigenze organizzative e di possibilità proprio di rispetto delle regole molto più facili degli sport di squadra. Abbiamo iniziato da loro e soprattutto dai professionisti e non che però sono ritenuti di rilevanza nazionale dal Coni e dalle singole federazioni“.
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