Fra i padri fondatori della NextGen, Borna Coric è stato il primo della nuova generazione ad arrivare in alto, firmando vari exploit. Ora, invece, è costretto a inseguire i migliori giovani ma alle Next Gen ATP Finals si è qualificato con agio. Magari non diventerà un fenomeno da Slam, ma non resterà uno qualsiasi. Lo dice il tatuaggio sul suo braccio destro: «Non c’è nulla di peggio, nella vita, che essere ordinari».BORNA CORIC
Luogo di nascita: Zagabria (Croazia)
Data di nascita: 14 novembre 1996
Classifica ATP al 1 gennaio: numero 48
Miglior classifica stagionale: numero 40
Miglior risultato: vittoria ATP 250 Marrakech

IL PERSONAGGIO
Il Borna-pensiero l’ha affidato già da quasi tre anni all’inchiostro di un tatuatore, per portarselo sempre sul bicipite destro: «Non c’è nulla di peggio, nella vita, che essere ordinari». Parole forti, ma di routine per chi lo straordinario l’ha conosciuto già a 17 anni, battendo il suo idolo Rafael Nadal a Basilea e candidandosi come una delle stelle del tennis che verrà. Per ora la candidatura è ancora lì, ma in un tennis in cui l’età media è sempre più alta non è nemmeno scaduta, pronta a diventare realtà sulla base di motivazioni forti e idee chiare fin dai tempi in cui non aveva paura a paragonarsi a Novak Djokovic: «Ma quando sono al meglio, altrimenti somiglio di più ad Andy Murray», disse ancora teenager, noncurante del putiferio che poteva nascere e che l’avrebbe presto obbligato al dietrofront. Ma l’intenzione non era certo mancare di rispetto né all’uno né all’altro, bensì di far capire che restare un giocatore anonimo non era esattamente nelle sue intenzioni. Normale per chi la prima racchetta l’ha presa in mano nell’estate del 2001, dopo che Goran Ivanisevic ha vinto Wimbledon e mostrato al mondo che a forza di inseguirli, prima o poi, anche gli obiettivi più difficili possono essere raggiunti. Da lì è partito lui, senza paura a modellare allenatori e basi di lavoro a seconda delle sue esigenze, perché il fine giustifica i mezzi e conta solo il traguardo finale, non i passaggi intermedi necessari per raggiungerlo. E nel suo caso, i traguardi si chiamano top ten, Grand Slam e Masters 1000. Il resto sono briciole.
LA TECNICA
Chi cerca un nuovo Federer può immediatamente cambiare canale. Perché un nuovo Federer magari non arriverà mai, e se anche dovesse arrivare non avrà il volto e il tennis del ragazzo di Zagabria, figlio di Damir, ex avvocato, e Zeljka, impiegata di banca. Genio, tocco e fantasia non sono fra gli ingredienti chiave del suo gioco, rapidamente scalzati da solidità e difesa, intensità, disciplina, forza di sacrificio e capacità di lottare su ogni colpo, come il suo splendido rovescio incrociato o un gancio destro del suo mito sportivo Mike Tyson. Manca il talento stilistico, quello che rapisce al primo sguardo, ma c’è quello del lavoro, che ha reso grandi almeno altrettanti giocatori, se non di più. Una qualità che non si vince alla lotteria, ma va forgiata giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, in campo con coach Ivica Ancic (fratello di Mario) come in palestra, davanti a un nutrizionista o a un mental coach, figura un po’ misteriosa ma ormai fondamentale. Quando baby Borna si paragonava a Djokovic esagerava in termini di qualità assoluta, ma non di caratteristiche. Si muove bene, sbaglia poco, spinge col rovescio e sa giocare bene un po’ dappertutto, se è vero che Nadal l’ha battuto sul veloce indoor, Murray sul cemento all’aperto (la prima volta) e il primo titolo ATP lo ha vinto sulla terra battuta, lo scorso aprile a Marrakech. Come? Alla Coric, con gambe, carattere e volontà, salvando cinque match point a Philipp Kohlschreiber in una battaglia furibonda. Spettacolo non troppo esaltante, ma efficacia alle stelle. Con Coric in campo accadrà spesso. Statene certi.
IL FUTURO
La classifica ATP dice che il suo best ranking di numero 33 risale già ad un paio d’anni fa, e da allora non è riuscito ad andare più su. Ma questo non vuol dire che in assoluto non abbia le qualità per crescere ancora, anzi. Il tennis è un tragitto, che ognuno percorre coi suoi tempi e semplicemente il croato è arrivato in alto prima degli altri, quando non era ancora pronto per rimanerci in pianta stabile. Per questo vien da pensare che il meglio debba ancora venire, accompagnato da un servizio via via sempre più efficace e da un dritto che resterà sempre il suo colpo meno nobile, ma intanto è più solido di qualche tempo fa. Coric è uno dei padri fondatori della Next Gen, da tempo fra i primi 50 del ranking mondiale, con i coetanei del 1996 che lo guardano dal basso verso l’alto. Il carattere fumantino gli è costato qualche sconfitta di troppo (e qualche racchetta finita in frantumi), ma il traguardo finale non l’ha affatto perso di vista: «Non vinci gli Slam e non diventi uno dei più forti giocatori del mondo se non dai il 100% in ogni occasione», ha sempre detto. E ora è il momento di rispettare le promesse, compatibilmente con ciò che gli può permettere il suo tennis. Un buon scommettitore non punterebbe su di lui come campione da copertina (anche se è già finito sulla mitica September Issue di Vogue, merito anche di un management attento), e nemmeno come il primo dei giovani a coccolare in salotto uno dei trofei del Grand Slam. Però deve ancora compiere 21 anni e appena i super big di oggi si faranno da parte, una poltrona di prestigio avrà anche le sue iniziali.

Gli altri protagonisti delle Next Gen Finals:
DANIIL MEDVEDEV (Caldara)
HYEON CHUNG (Bisti)
JARED DONALDSON (Bisti)