In Italia resta il coreano con gli occhiali battuto da Gianluigi Quinzi in finale a Wimbledon juniores, ma quattro anni dopo il paragone è ingeneroso. GQ arranca nei tornei minori, mentre Chung se li è mangiati e sarà uno degli otto protagonisti delle Next Gen ATP Finals. Con un rovescio splendido, una classifica che ruba qualcosina al suo valore e l'obiettivo di diventare il miglior tennista coreano di sempre.HYEON CHUNG
Luogo di nascita: Suwon (Corea del Sud)
Data di nascita: 19 maggio 1996
Classifica ATP al 1 gennaio: numero 104
Miglior classifica stagionale: numero 44
Miglior risultato: quarti ATP 500 Barcellona
IL PERSONAGGIO
Hyeon Chung era teso prima di affrontare Novak Djokovic all'Australian Open. «Ho dormito benissimo, ma nell'imminenza del match mi sono talmente innervosito da non riuscire a mangiare». Aveva paura perché era la sua prima volta su un campo importante, contro il suo idolo. Dopo essere cresciuto nel mito di Federer, il coreano (nato a Suwon, a una trentina di chilometri da Seul) si è innamorato dello stile del serbo. E aveva paura di giocarci contro, non certo di parlare in inglese, anche se la transizione linguistica è dura anche per lui, tanto che nel primo video che l'ATP gli ha dedicato, lo hanno fatto parlare in coreano. Ma Hyeon, da buon asiatico, si è messo al lavoro. Gira il mondo insieme a un amico, David Hyondo, che gli parla soltanto in inglese e gli assegna i compiti. Roba facile, persino divertente, visto che lo obbliga a guardare le serie tv americane, da Prison Break a Modern Family. Classe 1996, Chung si era portato a ridosso dei top 50 ATP, poi è stato vittima di un infortunio agli addominali che lo ha tenuto fermo per quattro mesi. Due settimane di fermo assoluto, poi un recupero lento ma efficace: la finale al primo torneo (Nanchang) e altri tre titoli (Kaohsiung e Kobe a fine 2016, Maui qualche settimana fa) lo hanno riportato tra i top 100 ATP, e un buon 2017 gli ha permesso di acciuffare un posto per le Next Gen ATP Finals. Insieme a Duck Hee Lee, è destinato a diventare il più forte coreano di tutti i tempi, superando la 36esima posizione colta da un altro Lee, Hyung-taik nel 2007. Missione tutt'altro che impossibile.LA TECNICA
Per anni, ci siamo riferiti a Chung come al ragazzo occhialuto, con l'aria un po' da secchione, un po' da sfigato, che ha perso la finale di Wimbledon Junior contro Gianluigi Quinzi. Quasi quattro anni dopo, il paragone è ingeneroso. GQ arranca nei tornei minori, mentre Chung se li è mangiati con ben otto titoli Challenger vinti, su undici finali disputate. Chung è un giocatore moderno, ben forgiato da papà Seok-Jin e da coach Yong Il Yoon (ex numero 140 ATP, nonché ex allenatore di Hyung-taik Lee). Il colpo più appariscente è il dritto, sul quale ha dovuto lavorare per migliorare il timing, ma eseguito con un movimento breve che gli consente di mascherare la direzione della palla. Il talento però, lo si nota soprattutto con il rovescio, non così diverso da quello di David Nalbandian, anche se il paragone per adesso è azzardato. Grazie all'ausilio della mano sinistra, assorbe con facilità la velocità del colpo avversario e lo indirizza dove vuole. Il servizio assomiglia vagamente a quello di Kei Nishikori, ma è meno efficace. Prima utilizzava la tecnica pinpoint (avvicinava il piede destro al sinistro prima dell'impatto), adesso adotta la soluzione platform (con i piedi che restano staccati): risultato? La prima funziona, la seconda così così. Se ne è accorto anche Hyung-taik Lee, che di tanto in tanto lo consiglia: «Salvo Nishikori, tutti i top players servono sopra i 200 km/h. Può lavorarci tanto, anche perché è abbastanza alto». Lui ha recepito: «Dedico tanto tempo al servizio, anche durante i tornei». Sul piano atletico è veloce e ha una buona visione di gioco. Però Hyeon impressiona sotto il profilo mentale: maturo, preciso, non trema quando deve vincere una partita. Se lo batti, significa che sei stato più forte di lui.IL FUTURO
Chung ha cominciato a giocare a tennis perché aveva problemi alla vista. L'oculista gli disse che focalizzare lo sguardo sul colore verde gli avrebbe fatto bene. E così papà, ex giocatore e oggi professore di educazione fisica, lo ha portato in campo, perché il giallo della pallina non si discostava troppo dal verde. Ben presto sono arrivati i successi: a 12 anni, si è imposto all'Eddie Herr e all'Orange Bowl, con l'IMG pronta a fargli firmare un bel contratto. Il legame con gli States si è intensificato nel 2013, quando per un paio d'anni lo hanno piazzato a Bradenton, al campionificio di Nick Bollettieri. Percorso simile a quello di Nishikori, ma Hyeon non si è trovato bene. La nostalgia di casa lo ha convinto a tornare a Seul, dove oggi è la punta di diamante del Samsung Tennis Team. Anche perché a Seul non è (ancora) accerchiato da fans e paparazzi: «Non sento alcuna pressione: in Corea il tennis non è molto popolare, viene dopo altre discipline». Restare in Corea è dunque la soluzione più comoda, ma Hyeon ha ammesso che la qualità della sua vita è migliorata da quando ha appreso i primi rudimenti dell'inglese. Il suo più grande merito, tuttavia, è stato vincere gli Asian Games nel 2014. Non tanto per la medaglia d'oro (colta in doppio), ma perché ha evitato il servizio militare… pesante. «Se avessi perso in finale avrei dovuto fare due anni nell'esercito coreano, invece me la sono cavata con un addestramento di quattro settimane. È stato un periodo interessante, ho anche imparato a sparare”. Ma la divisa dell'esercito è destinata a restare un ricordo. Lo vedremo indossare brand ben più prestigiosi, con la IMG che già si frega le mani, ansiosa di mettere le mani sul maxi-mercato coreano.
Gli altri protagonisti delle Next Gen Finals:
DANIIL MEDVEDEV (Caldara)
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