di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Questione di feeling. E’quella che intercorre tra Vera Zvonareva e la capitale del Qatar. A Doha, nel febbraio 2008, colse in maniera abbastanza sorprendente, da numero 27 del mondo, la sua prima finale in quelli che allora venivano denominati “Tier I”, sconfitta dall’allora inavvicinabile Sharapova. Pochi mesi più tardi concluse alla grande la sua prima stagione da Top 10, giungendo in finale al Sony Ericsson Championships, per la prima volta ospitati in Qatar. In quella occasione a fermarla fu una splendida Venus Williams dopo che, in precedenza, Vera aveva battuto giocatrici del calibro di Jankovic (allora numero 1), Ivanovic e Dementieva che qualche mese prima le aveva negato la gioia della finale olimpica. Era stato quello il torneo della svolta per una giocatrice che, sino a quel momento, doveva molta della sua popolarità alla lacrima facile e alle scenate isteriche, più che alle performance sul campo.
Le finali slam perse di recente a Wimbledon e US Open, avevano comunque contribuito ad affibbiarle l’etichetta di perdente di successo, finalmente offuscata dall’inattesa vittoria odierna, ottenuta ai danni della neo numero 1 Caroline Wozniacki.
La danese si presentava alla seconda finale in altrettante settimane, in vantaggio per 4-3 negli scontri diretti, avendo vinto tre dei quattro precedenti più recenti, e gli ultimi 14 set disputati tra Dubai e Doha. Vera, però, si era imposta nel precedente più importante, la semifinale degli US Open 2010. Anche in quella occasione la danese era la netta favorita per quanto visto nei turni precedenti. E, invece, a incrinare le sicurezze messe in mostra sino al penultimo atto newyorkese, era stato il forte vento che non diede tregua alle giocatrici durante lo slam statunitense.
Condizioni analoghe si sono ripresentate quest’oggi sul centrale del Khalifa International Tennis & Squash Complex di Doha. La numero 3 del mondo si è confermata ancora una volta più brava a gestire le terribili folate di vento che hanno mandato in tilt i sincronismi perfetti della giocatrice danese, capace, nei tre match disputati questa settimana, di lasciare complessivamente 9 soli giochi a Petrova, Pennetta e Bartoli. Per contro la russa aveva fatto decisamente più fatica per approdare in finale. Contro la Hantuchova, nei quarti, era stata a due punti dalla sconfitta, sotto 3-5 nel terzo set. In semifinale, opposta alla Jankovic, si era trovata sotto 0-40 sul 4-4 del terzo set. “In quel frangente ho cercato di non pensare al punteggio e di vincere un punto dopo l’altro”. Che sia questo il segreto della nuova Zvonareva, in grado, anche in finale, di non disunirsi quando nel secondo set è stata danneggiata da una chiamata errata di un giudice di linea, cui non poteva appellarsi a Hawk Eye, per aver colpevolmente scialacquato in precedenza i tre “falchi” a disposizione.
La danese è sembrata subire la pena del contrappasso in quei giochi lottatissimi, che nei giorni scorsi era sempre riuscita a portare in qualche modo dalla sua parte e che invece oggi, sono stati quasi sempre preda della sua avversaria. Il break che decide il primo set giunge nel terzo gioco, con la Wozniacki che manca un vantaggio di 40-15. Sul 4-3 per la russa, la danese non sfrutta la bellezza di tre palle break consecutive, non chiudendo uno smash agevole e dando via libera alla Zvonareva che chiude il primo parziale per 6-4.
A lenire le insicurezze di Caroline ci prova papà Piotr i cui consigli sembrano sortire qualche effetto a inizio secondo set. Il 2-0 con cui si apre la frazione si rivela ben presto illusorio. Vera recupera subito lo svantaggio e, nel quinto gioco, strappa nuovamente il servizio alla danese, al termine di uno splendido game durato 22 punti. Caroline ha l’opportunità di operare l’immediato controbreak ma la russa si conferma in stato di grazia, mettendo a segno un ace e stroncando sul nascere qualsiasi tentativo di reazione della danese che si arrende dopo un’ora e 50 minuti con il punteggio di 6-4 6-4.
Torna così finalmente al successo Vera Zvonareva, costretta ad attendere più di un anno per sollevare al cielo l’11° trofeo conquistato in carriera. L’ultimo titolo, infatti, risaliva alla scorsa edizione del torneo di Pattaya City. Ancora una volta Doha le ha portato fortuna.
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