La sessione serale di sabato 19 è stata la più venduta durante la prevendita. Nel momento in cui scriviamo, restano appena 13 tagliandi. Chi ha speso una cifra tra gli 82 e i 260 euro, tuttavia, non sarà troppo contento di avere la sfida tra Alexander Zverev e Marin Cilic e non il clasico tra Rafael Nadal e Novak Djokovic, collocato alle 15. La dinamica della programmazione nei giorni scorsi, tuttavia, ha reso inevitabile la decisione. I possessori del prezioso tagliando, tuttavia, potranno ammirare il campione in carica, nonché primo giocatore dopo diversi anni a costruirsi un'aura di imbattibilità. Non accadeva dai tempi dei Fab Four che un avversario non incutesse cotanto timore negli avversari. Per adesso Zverev ha un problema con gli Slam, ma di questo si parlerà a Parigi. Nel circuito ATP ha conquistato credibilità a suon di vittorie: quella contro David Goffin è stata un ottimo esempio di quello che Sascha ha saputo diventare. Ha tribolato per un paio d'ore, non sempre ha giocato bene, però è in semifinale e parte favorito contro il croato (mai così avanti in un Masters 1000 sul rosso). Vincitore a Monaco di Baviera e Madrid, ha già raccolto 12 vittorie consecutive e la sua solidità mentale impressiona, così come lo spirito con cui affronta le partite. Traspare un'immensa voglia di vincere, come se la vittoria fosse una flebo vitale per tenere in vita il suo organismo agonistico. In un match terminato poco prima dell'1 di notte, ha perso un set dopo averne vinti 23 di fila, ma più per demerito suo che per prodezze altrui. Dopo aver intascato il primo set per 6-4 (ma il punteggio poteva essere ben più severo), ha avuto un passaggio a vuoto nel cuore del secondo set. Il biondo belga, giocatore più sfortunato degli ultimi mesi (tra inciampi su teloni e pallate in un occhio, non gliene è andata bene una…) ne ha approfittato.
NIENTE SFIDA A DISTANZA CONTRO FERRERO
Nel terzo, la partita sembrava girata: i colpi di Zverev non erano più così ficcanti, mentre quelli di Goffin erano vivi e profondi. Una volèè tremebonda ma efficace sul 2-2 lo issava a palla break, concretizzata grazie a un dritto di Zverev sparato in mezzo alla rete. Era il momento chiave: il tedesco doveva dimostrare di poter vincere anche di carisma, di presenza agonistica. Esame passato a pieno voti: dal 3-2 e 30-30, Sascha ha vinto 14 degli ultimi 16 punti, stritolando la resistenza di Goffin con un tennis finalmente puntuale, scandito da urletti (perentorio il “let's go!” ad accompagnare il break del 3-3) e una notevole presenza agonistica. “È la mia terza semifinale consecutiva, ovviamente sono un po' stanco – ha detto Zverev, che dopo il matchpoint ha regalato la sua racchetta a Francesco Totti – ma fa parte del gioco e nei momenti importanti devi trovare un modo per spuntarla. Ed è quello che ho fatto stasera. Ho tirato alcuni colpi incredibili”. Ad oggi, il tedesco ha vinto sette titoli ATP: di questi, tre sono Masters 1000. Dovesse vincere il torneo, salirebbe addirittura in vetta alla Race stagionale. Ma prima di pensare all'eventuale finale contro Nadal, dovrà battere Marin Cilic. “Mi aspetto una partita dura, siamo due giocatori abbastanza simili, alti quasi due metri – ha proseguito Sascha – serviamo bene e ci muoviamo discretamente su questa superficie… sarà divertente”. Le ultime settimane stanno rappresentando un passaggio importante nella carriera di Zverev: a suon di risultati, si è staccato dal gruppo degli inseguitori e – almeno nei tornei ATP – sembra il più credibile inseguitore di Federer e Nadal. Rimane il problema negli Slam, ma è soltanto una questione di tempo. Nel frattempo, Marin Cilic ha impedito di assistere a una curiosa sfida a distanza tra Zverev e il suo ex coach Juan Carlos Ferrero, in questi giorni seduto all'angolo di Pablo Carreno Busta, sconfitto proprio da Cilic nei quarti. Non è il suo allenatore, ma accoglie tutto il team nella sua accademia di Villena. La separazione con Zverev non era stata troppo amichevole: sarebbe stato interessante vederli avversari. BIsognerà attendere ancora. Intanto Alex continua a crescere, giorno dopo giorno. E senza coach.