Frances Tiafoe non nasconde le proprie emozioni. Una settimana fa, a Montreal, perdeva subito da Paolo Lorenzi. Ma le cose cambiano in fretta: oggi è il protagonista del giorno a Cincinnati dopo la vittoria su Alexander Zverev. Firmato il 4-6 6-3 6-4 finale, l'americano ha stretto i pugni, se li è battuti sul petto, ha sollevato le braccia al cielo, ha dato il “cinque” a tutti i membri del suo team e ha detto un mucchio di parolacce. È stato il suo modo per scrollarsi di dosso i cattivi pensieri e godersi “il momento di maggior felicità che abbia mai vissuto su un campo da tennis”. Il risultato è figlio della stanchezza e del calo di tensione patito da Zverev dopo l'accoppiata Washington-Montreal, e non rappresenta certo un'inversione di tendenza rispetto ai due precedenti, in Australia e a Wimbledon, dove il tedesco si era imposto senza problemi. Perso il primo set, Tiafoe è salito 3-0 nel secondo set. Quando Zverev ha accorciato le distanze, lo yankee si è affidato a un servizio molto potente per mantenere il vantaggio. In quel momento, Zverev ha iniziato a sentire sulle gambe tutta la fatica degli ultimi quindici giorni. Si appoggiava alla racchetta tra un punto e l'altro, si accasciava alla panchina ai cambi di campo e cercava di accorciare gli scambi: sul 3-5 ha addirittura tentato un paio di improbabili serve and volley.
FRANCES TRA DUBBI E SOLLIEVO
Il linguaggio del corpo non è cambiato nel terzo set, dove però ha cercato di restare aggrappato al match con il servizio. Da parte sua, Tiafoe annusava la possibilità dell'exploit, avvertiva la tensione e buttava via un paio di occasioni. “Provavo ad allungare gli scambi, a farlo correre – avrebbe poi detto – ma lui continuava a servire alla grande”. Il break risolutivo è arrivato all'ultimo respiro, al decimo game. Sullo 0-30, Tiafoe ha giocato il miglior colpo della partita (una gran risposta di rovescio su un servizio a 190 km/h). Sull'ultimo errore del tedesco, ha potuto finalmente festeggiare. Numero 87 ATP, il figlio di un immigrato della Sierra Leone ha detto: “Queste sono le vittorie che possono dare la svolta a una carriera: per me è un sollievo, io e Sascha siamo cresciuti insieme giocando gli Slam junior. Osservare i suoi progressi mi ha fatto pensare che forse posso farcela anch'io. Poi mi ha battuto due volte e mi è venuto il dubbio che potessi imitarlo. Per questo, vincere oggi mi fa stare particolarmente bene”. Al terzo turno, sarà chiamato a un complicato derby americano contro il bombardiere John Isner, che in questo torneo vanta la semifinale colta nel 2013. In un torneo già privo di tanti top-players, a livello di ottavi di finale sono rimaste in gara appena cinque delle sedici teste di serie, una in meno rispetto a Montreal. Se la tendenza dovesse confermarsi anche a New York, potremmo assistere a uno degli Slam più aperti degli ultimi anni. Non sarebbe una cattiva notizia, vista l'incredibile oligarchia che perdura da una dozzina d'anni…