Il contatto con il buddhismo avvenuto durante la pausa invernale, i cambiamenti nel team: la nuova versione di Sonny saprà disinnescare il bombardiere Ben Shelton?

foto Ray Giubilo

“Cosa c’è di più bello che vincere quando tutto sembra perduto?”. Parole e musica di Lorenzo Sonego, il tennista italiano che è la vera, graditissima sorpresa di questi Australian Open 2025. Per la prima volta il torinese, grande tifoso granata, è giunto ai quarti di finale di uno Slam, sconfiggendo vecchi leoni un po’ spelacchiati (Wawrinka) e giovanni promesse in rampa di lancio (Fonseca e Tien).

“Non è mai troppo tardi”, ha detto in conferenza stampa dopo l’ultima vittoria. E ha ammesso che grazie alla sua ragazza e ad alcuni cambiamenti nel suo team recentemente ha compiuto un salto di qualità, scegliendo di uscire dalla sua ‘comfort zone’ (espressione orribile, ma tant’è, ormai tutti la usano…). Lo ha fatto alla soglia dei trent’anni, ovvero nell’epoca in cui – secondo una traduzione letterale del Vangelo di Luca – “Gesù iniziò”. “Ciascuno ha i suoi tempi”, ha detto ancora, parafrasando forse inconsapevolmente il famoso ritornello del nostro amico Qohelet.

Ma probabilmente questa svolta ha radici “religiose” ulteriori, orientali. Sappiamo infatti che durante la pausa invernale Sonny si è spinto in un viaggio in Sri Lanka, dove ha avuto un contatto diretto ed esistenziale con il buddhismo, dedicandosi tra l’altro allo yoga e alla meditazione. E forse è proprio in questa occasione che ha scoperto come nel tennis, anzi in un singolo match di tennis, anzi in un set, anzi in un solo punto, si può sperimentare la possibilità di uscire dal cerchio della ripetizione dell’uguale. Più semplicemente: quando tutto sembra perduto, si può ribaltare la situazione, si può vincere quel punto, e poi, e poi… Cantava Battiato: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Difficile ma non impossibile, anzi! Ed è bellissimo quando si inizia a scoprirlo, cioè a viverlo…

Ora Sonego avrà bisogno di tutta la sua nuova attitudine zen per disinnescare la potenza del bombardiere Ben Shelton e il suo vitalismo a tratti eccessivo, con annesso mimo della telefonata. E magari per regalarci una semifinale tutta italiana con il suo amico Jannik. Ma non corriamo troppo avanti, restiamo nel presente, così radioso. A ogni giorno (e a ogni punto) infatti basta la sua scoperta, con fiduciosa e faticosa adesione al reale, anche quando saremmo tentati di cedere alla disperazione della sconfitta, a lasciarci andare perché ormai pare non ci sia più niente da fare. Sì, è proprio così: “Cosa c’è di più bello che vincere quando tutto sembra perduto?”. O come scriveva Calvino: “La vita consiste in una serie di avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme”. Om…