Si inizia a vedere qualche risultato degli investimenti cinesi: Yibing Wu, 17 anni e numero 3 al mondo under 18, è arrivato in semifinale al torneo junior. E si candida a diventare il primo cinese tra i top-100. Secondo il coach Nahum Garcia Sanchez è un Monfils “più aggressivo”. Ma lui sogna un futuro alla Murray.
Il 27 gennaio è un giorno storico per il tennis cinese. Nel 2006 il Paese della Grande Muraglia ha scoperto il tennis grazie al successo all’Australian Open di doppio di Zi Yan e Jie Zheng, prime due cinesi a conquistare un titolo del Grande Slam. In soli undici anni sono cambiate un sacco di cose, soprattutto grazie all’arrivo di una campionessa della portata di Li Na. Ha vinto un Roland Garros nel 2011 e Australian Open tre anni dopo, è stata numero 2 del mondo ed è diventata la donna simbolo dello sport cinese, prima di dire basta nel 2014 per dedicarsi alla famiglia e mettere al mondo la figlioletta Alisa. L’eco dei suoi successi ha lasciato in eredità alla Cina cinque giocatrici fra le prime 100 del mondo e una voglia di tennis tale da rendere il paese uno dei mercati più floridi del circuito femminile, capace di ospitare ben sette tornei WTA e spingere per averne altri. Ma la situazione si ribalta completamente in campo maschile, dove non sono ancora riusciti a costruire un giocatore degno di nota. Un autentico paradosso, visto che negli altri sport di racchetta come tennis tavolo o badminton i cinesi fanno scuola.
 
YIBING WU PER SUPERARE DI WU
A oggi, a livello ATP hanno solamente quattro giocatori nei primi 500 della classifica – uno meno del Piemonte, per fare un paragone – e nessuno ha saputo far meglio di Di Wu, 25enne di Shanghai allenato da Davide Sanguinetti (che all’Australian Open è comparso spesso in compagnia del clan Italia: progetti in vista?). Wu è stato il primo cinese a giocare un torneo del Grande Slam, nel 2013. È stato il primo cinese a vincere un Challenger, nel 2016. E se riuscisse a mettere ancora un po’ d’ordine nel suo tennis potrebbe diventare anche il primo top-100. Ma per ora non è mai andato oltre la posizione numero 140 ed è chiaro che non è diventerà un campione: per trainare un movimento in stile Li Na serve ben altro. Fortunatamente, negli anni il governo non è stato a guardare, portando in Cina numerosi coach stranieri, e qualcosa si inizia a intravedere anche fra gli uomini. I più attenti si saranno accorti che nel tabellone maschile dell’Australian Open juniores la prima testa di serie è cinese: Yibing Wu, numero tre della classifica mondiale under 18, capace di arrivare fra gli ultimi quattro. Ha mancato la finale per un soffio, arrendendosi in tre set all’israeliano Yshai Oliel, ma chi l’ha seguito da vicino giura che ci sappia fare sul serio.
TROPPO BASSO PER IL BADMINTON
Soprannominato Yason, il 17enne di Hangzhou è di gran lunga la maggior speranza cinese, e lo sta dimostrando a suon di risultati. Lo scorso anno è arrivato in finale all’Orange Bowl, ora in semifinale all’Australian Open, così i media si sono interessati alla sua storia. Che, come per molti, è iniziata per caso. A 4 anni la madre Wu Fang lo portò a giocare a badminton, ma la rete era troppo alta e così decisero di ripiegare sul tennis. Giocando contro ragazzi più grandi, perdeva sempre. Ma aveva qualcosa di particolare. Se ne accorse un tecnico della Potter’s Wheel International Tennis Academy di Pechino, diretta da Carlos Rodriguez, lo storico coach di Li Na.  Lì ha conosciuto Nahum Garcia Sanchez, il coach spagnolo che l’ha forgiato, prima di tornare in Spagna per aprire una sua accademia personale. Ma nel 2016 le loro strade si sono unite di nuovo. La famiglia di Wu ha alzato la cornetta e gli ha proposto un contratto da coach a tempo pieno, lui ha accettato e sembra abbia fatto la scelta giusta. “Cosa mi piace di lui? Ha un tennis molto creativo. Sa fare cose che non si vedono spesso. Può cambiare ritmo di colpo, inventare soluzione inaspettate. Ricorda Gael Monfils, ma è più aggressivo”.
 
PRIMA LA DAVIS, POI LA TERRA
Secondo Sanchez, Wu non ha grossi punti deboli. Ha solo bisogno di fare esperienza. “Il progetto è di iniziare presto a giocare a livello Futures e Challenger (nel ranking dei grandi è numero 931, ndr), abbandonando i tornei giovanili per lavorare sul futuro”. Tuttavia, proprio i risultati da junior gli sono valsi la prima convocazione in Coppa Davis, nel prossimo fine settimana contro Taiwan. Poi, in accordo con i genitori, i due si alleneranno principalmente a Madrid, dove il giovane potrà farsi le ossa sulla terra battuta e costruire un gioco – spera lui – simile a quello del suo idolo Andy Murray (anche lui cresciuto in Spagna). Sogna di incontrarlo per dichiarargli il suo amore sportivo, ma anche per chiedergli come riesca a tirare così forte col rovescio. Murray a parte, l’obiettivo è quello di raggiungere presto un livello importante, per provare a raggiungere in fretta i record dell’altro Wu e poi diventare la star che la Cina al maschile attende da un po’. “Ce la vuole fare – chiude Sanchez –, si impegna duramente per riuscirci e ha in testa solo quello. Stiamo cercando insieme il modo per riuscirci”. Lo fanno in inglese, visto che Wu in spagnolo si limita a “Hola”, e lui del cinese non va oltre al “Ni Hao”. Ma questo ai cinesi interessa poco. Se saprà a regalargli il campione del futuro lo scoglio linguistico diventerà l’ultimo dei problemi.