Intervistato da Repubblica, il capitano francese non le manda a dire sul doping e sentenzia: “Oggi è più facile mantenersi che arrivare al successo. Vi spiego perché”.A 56 anni e dopo quasi 20 lontano dalle scene, Yannick Noah è tornato nel mondo del tennis. E’ di nuovo capitano della Francia di Coppa Davis, ma è soprattutto un uomo. Un uomo coraggioso, uno dei pochi che ha sempre avuto il coraggio di schierarsi. Lo ha confermato in una splendida intervista uscita su Repubblica e firmata da Emanuela Audisio. Prima di parlare di tennis, Noah ha raccontato della canzone contro la destra francese (Marine Le Pen e Front National). Tutto normale, per un socialista dichiarato come lui. Noah ci ha spesso messo la faccia contro il doping e non si tirato indietro neanche parlando del caso Sharapova. “Poveraccia. Non mi è mai stata simpatica, non ho passione per chi bara. Chi si dopa ti deruba di un attimo unico, immenso: quello in cui alzi le braccia. Non sopporto l’ipocrisia, la finta verginità di uno sport che si copre le vergogne. Noi sporchi: ma che strano? Questo stupore è la cosa peggiore. E anche offensiva. Le hanno perfino permesso di dare l’annuncio della sua positività. Di gestire la sua colpa in maniera elegante e soft, da notte degli Oscar. Al vertice del tennis interessa solo preservare se stesso: hai fatto la cattiva? Ora rimediamo, ma per carità, non roviniamo il gioco. Hanno paura che il sistema crolli e qualcuno inizi a chiedere il rimborso del biglietto”.
I VECCHI PENSIERI DI SUICIDIO
Noah ha poi dato una chiave di lettura molto interessante sull’invecchiamento del tennis: secondo il senso comune, mantenere il potere è più difficile che ottenerlo. Secondo Noah è il contrario. “Se sei tra i big hai uno staff colossale, viaggi in prima classe, dormi nel lusso, riposi, mangi bene, controlli il tuo ritmo. Sempre assistito dai migliori. Altro che Air Force One. Se sei un pretendente tutto è più difficile: viaggi male, dormi peggio, sei stanco, perdi lucidità”. Ripensando al passato, la Audisio gli ha ricordato di quando, anni fa, ebbe pensieri di suicidio quando era al top della popolarità. “Ero disorientato, senza riferimenti, possibile che fossi così buono, bravo e bello? Poi ho preso coscienza: è il percorso che fai per arrivare alla cosa più importante, mi sono rivisto bambino, a piedi nudi, a Yaoundè, a giocare con un pezzo di legno per racchetta”. Ripensando al clamoroso successo al Roland Garros 1983, ultimo Slam conquistato da un francese, ha rivelato che persino Mats Wilander gli ha confidato che quella volta fu l’unica “in cui fu bello perdere”. Noah ha poi specificato che non si piegherà alla logica del web, e ha ammesso che non si sarebbe aspettata una Amelie Mauresmo così apprezzata e vincente. Un personaggio a tutto tondo, che tornerà alla ribalta in luglio, quando la sua Francia sfiderà la Repubblica Ceca, a Trinec, per un posto in semifinale.
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