Garbine Muguruza strapazza Simona Halep nella finale del Premier Five di Cincinnati, lasciandole un solo gioco in 56 minuti e negandole un’altra volta la conquista del n.1 WTA. Quando Garbine gioca così c’è poco da fare per qualsiasi avversaria. Non aveva mai vinto due titoli in un anno, mentre stavolta ce l’ha fatta in soli 36 giorni: forse a Wimbledon è scattata la scintilla giusta. È favorita anche a New York.U-ra-ga-no. Il ranking WTA continui pure a offrire la vetta a Karolina Pliskova, che la merita per il livello medio espresso negli ultimi dodici mesi, ma sul campo, sempre fino a quando Serena Williams non deciderà che è giunta l’ora di tornare nel Tour, la miglior giocatrice del circuito femminile è Garbine Muguruza. Dopo il titolo del 2016 al Roland Garros aveva perso completamente l’orientamento, mentre dopo quello a Wimbledon ha appena rilanciato in grande stile, andando a prendersi anche il Premier Five di Cincinnati. Vinto, stravinto, dominato in una finale da 56 minuti contro Simona Halep, costretta a rimandare di nuovo l’assalto al numero uno del mondo. Le sensazioni dei giorni precedenti dicevano che la rumena non era favorita, ma doveva esserci partita. Invece c’è stata solamente una terrificante dimostrazione di forza della spagnola nativa di Caracas, ancor più sorprendente di quella mostrata alla vigilia contro Karolina Pliskova. La ceca si è trovata negli spogliatoi a contare i game vinti sulle dita di una sola mano, mentre alla Halep è bastato appena il pollice, alzato nel quarto game del primo set, dopo che l’avvio bruciante della spagnola l’aveva già costretta a inseguire. Si è trovata presto senza armi, si è accorta che stavolta il tennis dell’avversaria funzionava terribilmente meglio del suo, e non ha avuto la forza di reagire, lasciandosi travolgere da un uragano che le ha impedito di giocare, di organizzarsi, anche solo pensare. Era lei la più lenta, era lei a sbagliare per prima, e nel primo set non ha raccolto nemmeno un punto con la seconda di servizio, mentre al di là della rete funzionava tutto a meraviglia, persino quella difesa dall'angolo del rovescio che non è certo l’arma migliore della Muguruza. Invece, oltre a non perdere un punto sulla diagonale destra, muro-Garbine ne ha persi pochissimi anche dall'altra parte.ORA PER IL N.1 WTA C’È ANCHE LEI
Anche se il punteggio ruba qualcosina al match della Halep, per lunghi tratti è sembrato che in campo ci fossero giocatrici di due categorie diverse. Una obbligata a fare i miracoli, e un centimetro più indietro ogni punto che passava, costretta a fare il triplo della fatica per tirare a un quarto della velocità. L’altra in pieno controllo dall’inizio alla fine con un tennis profondo e molto molto incisivo, e obbligata a lottare solo sul 6-1 3-0. Sono arrivati i primi errori e le prime due palle-break, in un quarto game da venti punti, ma Garbine ha mostrato gli artigli, ha badato alla sostanza giocando con ordine e non ha lasciato nemmeno quel gioco, cancellando le ultime speranze di una Halep che nell’ultimo game ha addirittura sparacchiato quattro palle a caso, senza più alcuna voglia di stare in campo. È l’effetto che può fare il tennis della Muguruza quando tutto va per il verso giusto, traducendo colpi e carattere in una superiorità impressionante. Va detto che sul Centrale del Lindner Family Tennis Center le è proprio filato tutto liscio, e non può sempre andare così, ma lei ci ha messo del suo. Le battaglie fra ottavi e quarti contro Madison Keys (alla quale ha annullato tre match-point) e Svetlana Kuznetsova potevano ucciderla, invece l’hanno fortificata, restituendo al torneo una giocatrice ancora più in palla. Ha lasciato sette game in due alla numero uno e due della classifica, senza mai perdere il servizio, andando a prendersi il suo secondo titolo dell’anno. Ed è qui che viene il bello: anche se ne ha vinti di più importanti, non era mai riuscita a portarne a casa due nella stessa stagione. Stavolta, invece, ce l’ha fatta nel giro di 36 giorni, come a voler dire che la scintilla scattata a Wimbledon è finalmente quella giusta. Di sicuro, a oggi è favorita per vincere anche lo Us Open, e risolvere almeno per un po’ la faccenda numero uno WTA, di nuovo sfuggito per un soffio alla Halep. Delle tre occasioni mancate dalla rumena, questa pesa meno, ma iniziano comunque a diventare tante. Ne avrà comunque una quarta a New York, anche se ora che nella lotta si è inserita pure Garbine si fa tutto ancora più complicato.
WTA PREMIER FIVE CINCINNATI – Finale
Garbine Muguruza (ESP) b. Simona Halep (ROU) 6-1 6-0
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