Basta un match così così a Sloane Stephens per conquistare la prima vittoria a Singapore. Nel duello fra debuttanti con Naomi Osaka la statunitense approfitta della giornata storta della campionessa dello Us Open, tradita da una cinquantina di errori gratuiti, e pur senza brillare la spunta in tre set.In termini di qualità del tennis giocato il debutto alle WTA Finals poteva essere migliore per entrambe, ma se Naomi Osaka passerà un paio di giorni a chiedersi come mai abbia giocato la sua peggior partita da parecchio tempo a questa parte, Sloane Stephens può festeggiare la prima vittoria a Singapore. Un dettaglio che cancella i dubbi su una partita tutt’altro che eccelsa, ma sufficiente per spuntarla per 7-5 4-6 6-1 contro una Osaka quasi paralizzata dal palcoscenico. Se non fosse la stessa che alla sua prima finale Slam ha lasciato le briciole al suo idolo Serena Williams sarebbe un motivo persino tollerabile, ma più di una volta la nippo-americana di padre haitiano ha mostrato di non conoscere il peso della tensione e di non lottare con la carenza d’esperienza, fattore che fa piuttosto pensare a una semplice giornata storta. Peccato per lei che sia capitata quando non doveva, a maggior ragione contro una Stephens sì superiore, ma comunque tutt’altro che irresistibile. La differenza l’hanno fatta pochi passaggi, piccole sfaccettature di un match andato a strappi, su un campo tanto lento che non ha certo agevolato le qualità delle due, rendendo davvero difficile trovare soluzioni vincenti. E allora ha vinto chi ha sbagliato meno, o non l’ha fatto nei momenti determinanti, come nelle fasi calde di un primo set che aveva vinto la Stephens andare per due volte avanti di un break, ma farsi riprendere immediatamente in entrambi i casi. Un nuovo strappo sul 5-5 le ha dato la possibilità di servire per il set, e stavolta il break si è rivelato quello buono, fruttandole il set grazie al quindicesimo gratuito della Osaka (saranno ben 46 a fine partita), meno brillante e meno divertente – e divertita – rispetto al solito.
TERZO SET SENZA STORIA
La reazione della giapponese è arrivata nel secondo set: non è riuscita a limitare gli errori, ma ha saputo almeno aumentare i vincenti, mostrando finalmente qualche lampo del suo miglior tennis. Sono stati solo lampi, visto che ha dovuto lottare in quasi tutti i turni di battuta e al servizio sul 5-3 ha fatto un vero disastro, fino a restituire il break con un rischioso diritto al volo fuori di metri, scelta simbolo della scarsa lucidità che l’ha accompagnata per tutta la partita. Per sua fortuna, sotto certi aspetti la Stephens non è stata da meno, e il parziale gliel’ha lasciato comunque, confezionato con un doppio fallo sulla seconda palla-set, che ha rimesso tutto in discussione. Tuttavia, proprio quando il pubblico inizia a pregustare un terzo set lottato fino all’ultima palla, come i precedenti due sembravano lasciar immaginare, è arrivato invece un parziale senza storia, che ha visto la Stephens salire in cattedra e raccogliere quel poco che pian piano aveva seminato in precedenza. Si è presa un break in apertura, l’ha confermato e non si è più guardata indietro, tanto che il game vinto dalla Osaka sullo 0-2 (peraltro con una palla-break cancellata) sarebbe rimasto l’ultimo del match della giapponese, la prima a essere sorpresa della pochezza del suo match, chiuso con un doppio fallo dopo poco meno di due ore e mezza. Tuttavia, per quanto i suoi progetti di esordio a Singapore fossero sicuramente diversi, se c’è un torneo che permette di perdere una partita ma restare comunque in corsa quello è il Masters, che negli anni ha premiato tante giocatrici battute almeno una volta nel corso del torneo. Una statistica che dà coraggio alla giapponese e mette in guardia l’americana: una vittoria può valere poco e una sconfitta può rivelarsi del tutto ininfluente.

WTA FINALS – Prima giornata Gruppo Rosso
Sloane Stephens (USA) b. Naomi Osaka (JPN) 7-5 4-6 6-1