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Si è capito sin dalle prime palle che il compito di Venus sarebbe stato molto molto difficile, ed è diventato quasi impossibile quando dopo aver recuperato per due volte un break di vantaggio nel primo set, la statunitense ha gettato tutto al vento sul 4-5. In un colpo solo ha ceduto servizio, game e set con quattro errori di diritto: un momento di buio che la Wozniacki ha sfruttato da maestra. È entrata in the zone, come dicono gli americani, e il “she is everywhere” (“è ovunque”) detto sabato dalla Pliskova alla sua coach si è ripetuto a 24 ore di distanza. La 27enne di Odense ha obbligato Venus a giocare sempre un colpo in più, difendendosi da ogni angolo del campo, fino a quando gli sforzi compiuti dall’americana per arrivare in finale si sono fatti sentire. Nelle gambe come nella mente. Non dev’essere facile giocare contro un’avversaria che dà l’impressione di non poter perdere un punto, in nessuno modo, e commette 8 errori gratuiti in due set. Solo il miglior Nadal e il miglior Djokovic si sono dimostrati più duri da (ab)battere del muro Wall-zniacki, che in un batter d’occhio è volata sul 5-0 nel secondo set, contro una Venus sempre meno in partita. Ma nel tennis, si sa, basta poco per rimettere tutto in discussione, specie contro una che ha carisma da vendere come Venus. La 37enne californiana ha vinto il game della bandiera, poi un altro, poi un altro ancora, e ha finito per trovare il miglior tennis del match, accorciando sul 5-4 e riportando la sfida “on serve” con un punto magico, chiuso con un passante di diritto da hot-shot. Ma si è presto rivelato tutto vano, perché ciò che non è riuscito alla Wozniacki sul 5-0, 5-1, 5-2 e 5-3, le è riuscito sul 5-4, nel momento più difficile. Un gran diritto di Venus le ha detto di no sul primo match-point, ma sul secondo ha infilato un preciso passante di rovescio e lanciato la racchetta al cielo, prima di correre ad abbracciare il suo team.
Il 2017 del tennis WTA va in archivio con un torneo fedelissimo alla sua funzione: se il Masters serve a tirare le somme della stagione, in un’annata con cinque diverse numero uno del mondo e quattro vincitrici in altrettanti Slam, la “maestra” non poteva che essere un’altra giocatrice ancora. La superficie dai rimbalzi alti del campo di Singapore, unita a una condizione fisica impeccabile se si considera che era addirittura il suo ottantunesimo match stagionale, ha reso invincibile la Wozniacki, ma il suo dominio ha anche delle ragioni tecniche. Come la crescita al servizio, specialmente con la soluzione slice da destra che per tutto il torneo le ha dato tantissimi punti e l’ha aiutata a togliersi tanti impicci, e i miglioramenti col diritto. In una finale giocata spesso sulla diagonale diritto-diritto, la sua capacità di cambiare in lungolinea prima di Venus è stata determinante. “È stato un po’ shockante – ha detto Caroline nell’intervista in campo – perché fino al 5-0 del secondo set stavo giocando alla grande e stava andando tutto bene. Poi Venus ha alzato il livello ed è tornata in partita. Sono molto felice di avercela fatta, questa è la più grande soddisfazione della mia carriera, e non potrei essere più felice del mio 2017”. Le statistiche dicono che nessuna ha vinto tanti incontri quanti lei (60), ma lasciano anche un piccolo rimpianto: se “Caro” avesse vinto una qualsiasi delle cinque finali perse nei Premier, o non avesse raccolto appena un quarto di finale negli Slam, lunedì al n.1 del ranking ci sarebbe di nuovo il suo nome. Invece chiude al terzo posto, a soli 160 punti dalla vetta di Simona Halep. Tuttavia, numero uno, due o tre in questo ranking cambia poco. L’importante è essere tornata fra le grandi e aver gettato le basi per un 2018 da vera protagonista. Ammesso che non bastino un paio di mesi di off-season per rimescolare di nuovo le carte.
WTA FINALS SINGAPORE – Finale
Carolina Wozniacki (DAN) b. Venus Williams (USA) 6-4 6-4
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