Prima di schierarla titolare in una finale di Fed Cup contro l'Italia, Mary Joe Fernandez la chiamava ossessivamente “CoCo”, evitando accuratamente il cognome. Come se non fosse degno di essere nominato. In effetti, non ancora 19enne, giocò una finale mondiale contro Francesca Schiavone. Finì in malora e non è detto che quel trauma abbia tardato lo sviluppo di Coco Vandeweghe, protagonista a sorpresa a Wimbledon, avversaria odierna di Maria Sharapova nel magico Centre Court. Superata da Stephens e Keys, sembrava l'ennesima promessa mancata del tennis americano. Non aleatoria come Beatrice Capra o sfortunata come Melanie Oudin, ma non certo una potenziale top-10. E invece CoCo è ancora lì…e rilancia: vuole diventare numero 1 WTA. La frase-bomba è arrivata qualche giorno fa, dopo la vittoria su Karolina Pliskova. Sentiva di avere le armi per batterla e lo ha dimostrato sul campo. Stessa cosa contro Samantha Stosur (addirittura umiliata) e Lucie Safarova, cancellata nei momenti importanti.
SYNOWKA E I PROBLEMI COL VISTO
Oggi è numero 47 WTA, i punti dei quarti dovrebbero attestarla intorno alla 32esima posizione, best ranking toccato qualche mese fa quando al suo angolo c'era il coach polacco Maciej Synowka. Adesso è cambiato tutto: dopo Strasburgo, la vecchia collaborazione è terminata e CoCo ha scelto un coach di grande esperienza: Craig Kardon. Per uno che ha seguito Navratilova, Davenport, Capriati, Ivanovic e tanti altri, allenare la Vandeweghe è uno scherzo o giù di lì. La partnership è nata in modo casuale: Synowka aveva problemi ad entrare negli Stati Uniti, tanto che a febbraio ha provato a entrare nel paese con un visto turistico anziché con uno di lavoro, e non sempre era facile lavorare insieme. Eppure CoCo era convinta di lui, tanto da adoperarsi in prima persona per risolvere il problema. Ma poi sono subentrati problemi di ordine personale (e privato) che l'hanno convinta a lasciar perdere. Già in febbraio le avevano consigliato di contattare Kardon, ma lei optò per Synowka. Ma la scelta era solo rimandata. “Quando le cose hanno iniziato a implodere dentro di me, è emerso nuovamente il nome di Craig”.
L'ANELLO DELLA NONNA AL DITO
CoCo lo ha assunto a tre giorni dal Roland Garros. Giusto il tempo di 3-4 allenamenti, poi è arrivata la sconfitta in tre set contro Julia Goerges. La collaborazione è in prova fino a Wimbledon, poi decideranno cosa fare. A giudicare da come sta andando, c'è soltanto un contratto da firmare. Prima di contattarlo, la Vandeweghe ha chiesto più di un parere illustre. Ha domandato a Tracy Austin, Chris Evert, persino Billie Jean King. “Ho il privilegio di poter parlare con loro, basta mandare un messaggio e avrò la loro opinione”. Kardon è stato fondamentale per l'autostima di Coco. “Vero, perchè ero un po' giù di corda. In fondo stavo lavorando con Maciej da oltre un anno, e non è stato facile interrompere una partnership che ha funzionato molto bene. Mi ha preso al numero 120 WTA e mi ha lasciato in 40esima posizione. Dopo la separazione ero un po' scossa”. Kardon, tuttavia, ha un'esperienza ben diversa e sembra l'uomo adatto per portarla al top. Ok, acciuffare il numero 1 WTA sembra un'impresa titanica, ma le top-10…perchè no? In fondo il tennis, o almeno lo sport, era nel suo destino da anni. La sua famiglia ha un background impressionante: nonno Ernie era una star dei New York Knicks di basket, ed anche lo zio. La mamma ha rappresentato gli Stati Uniti alle Olimpiadi in due discipline: prima nuoto (1976), poi pallavolo (1984). Normale che Colleen (questo è il suo vero nome, in onore della nonna che è stata Miss America nel 1952) facesse sport. Eccelleva nel wrestling (si, avete letto bene), poi però ha optato per il tennis relativamente tardi, a 11 anni. Con lo sport precedente, non faceva altro che prendere a botte il fratello maggiore Beau. Meglio la racchetta, uno sport tutto sommato tranquillo. Il suo tennis si basa su un gran servizio (“il cui movimento è mutuato dalla pallavolo”, dice) e un dritto piatto che fa male. Ma adesso i pezzi si sono messi insieme. “Ho finalmente trovato la maturità – dice – voglio diventare numero 1 WTA, ho sempre pensato di farcela”. Nel frattempo farà il suo esordio sul Centre Court contro Maria Sharapova. E attenzione, potrebbe essere una sorpresa per molti. Adesso il suo nome è ben noto, così come la sua passione per i New York Knicks, rimasta intatta anche se da anni si è trasferita in California. Non sono passate inosservate le sue critiche a Carmelo Anthony, così come quell'anello nuziale che porta al dito. Ma non ci sono maschietti nei paraggi: semplicemente è un omaggio all'amata nonna Colleen, scomparsa nel 2010 e a cui era legatissima. Contro la Sharapova, che di anelli ne avrà a bizzeffe, cercherà di onorare nel miglior dei modi la sua memoria.