Da Wimbledon, Alessandro Terziani – foto Getty Images
Alla vigilia tutti i riflettori erano puntati su Eugenie Bouchard, la nuova stella del tennis femminile. Sembrava lei la predestinata vincitrice di Wimbledon. E’ stata invece Petra Kvitova, giunta in finale a fari spenti, a dominare l’atto conclusivo in soli 55 minuti. La mancina ceca ha ricordato a tutti di essere lei la regina dei prati di Church Road. Semifinalista nel 2010, vincitrice nel 2011, fermata nei quarti nel 2012 e nel 2013. Una sequenza di risultati non certo casuali. La Kvitova vola sull’erba. Serve con medie sui 170 km/h, con punte oltre i 180. Sempre aggressiva, diritti e rovesci sempre profondi e pesanti.
Il tifo del Centre Court è quasi interamente per la giovane e carina canadese. Dopo un apparente equilibrio nei primi due giochi, la Kvitova prende con decisione il comando del gioco. Non da mai respiro alla giovane Bouchard, soffocandola con un costante pressing. Il servizio oggi incerto della canadese non l’aiuta certo. Sulla seconda la ceca assesta quasi sistematicamente vincenti. Sull’1-1 il primo break per la Kvitova con un potente diritto incrociato. Nel gioco successivo, lo scambio che è valso il 3-1 alla ceca è il più bello dell’incontro. Un incredibile passante incrociato di rovescio in recupero al termine di un emozionante scambio. La Kvitova è in fiducia, tira a tutto braccio ogni colpo anche a costo di qualche inevitabile errore di misura. La Bouchard assiste impotente, incapace di una qualsiasi reazione. Il primo set termina in 32 minuti.
Il secondo set è un’esercitazione di tiro della Kvitova. La ceca infligge un duro cappotto alla canadese in soli 23 minuti.
Petra Kvitova, emozionata come la prima volta, solleva per la seconda volta il Rosewater Dish. La Bouchard è stata comunque protagonista di un torneo esaltante che la conferma grande rivelazione della stagione grazie anche alle precedenti semifinali raggiunte agli Australian Open e al Roland Garros.
Finale
Kvitova b. Bouchard 6-3 6-0