WIMBLEDON – La Kvitova non ha dubbi: meglio i titoli rispetto al ranking WTA. "Ma non paragonatemi alla Navratilova". Bouchard: "Prima o poi incideranno anche il mio nome".
Di Alessandro Mastroluca – 6 luglio 2014
“Amo giocare le finali, soprattutto nei grandi palcoscenici”. Petra Kvitova l'ha davvero dimostrato. Si è esaltata, ha giocato anche meglio del 2011, anno del suo primo trionfo a Wimbledon. Ha vinto la finale più breve nella storia del torneo femminile dopo quelle del 1975, quando Billie Jean King sconfisse Evonne Goolagong 6-1 6-0, e del 1983, quando Martina Navratilova battè Jaeger 6-3 6-0 in 54 minuti. In termini di game, era dal 6-2 6-1 di Steffi Graf a Monica Seles del 1992 che non si vedeva un punteggio così netto in finale. “Ho vissuto già questi momenti, ma era una finale e un po' di tensione è normale – ha aggiunto – è stato un po' come vincere la Fed Cup, c'era la stessa atmosfera, la stessa energia nel pubblico. Non so se sia stata la mia miglior partita, di sicuro una delle migliori. Ho giocato davvero bene, sono rimasta concentrata ad ogni punto. Tatticamente sono stata perfetta, sapevo sempre dove giocare la palla. Devo dire grazie al mio allenatore e la squadra in generale, che mi ha aiutato nel corso degli anni per vincere nuovamente Wimbledon. Non posso dire che questa vittoria sia più speciale del 2011, ma dopo tre anni essere qui con questo trofeo è incredibile”.
UN REGALO PER PAPA'
Kvitova, aiutata sotto il profilo mentale da uno psicologo che da Roland Garros la segue in giro per tornei, ha mostrato una condizione atletica invidiabile e si candida ad arrivare finalmente al numero 1 del mondo, status soltanto sfiorato dopo il grande 2011, anno del trionfo ai Championships e della striscia di vittorie indoor fino al titolo al Masters. “Sì, ci sono andata molto vicina – ha detto Petra – naturalmente essere numero 1 significa tanto, sarebbe fantastico e farò di tutto per arrivarci. Ma per me vincere altri titoli dello Slam, soprattutto a Wimbledon, significa ancora di più. È ancora più speciale. Sono davvero felice di essere di nuovo qui con il trofeo”. Con questa vittoria, Kvitova ha fatto il più bel regalo possibile al padre, che si è commosso nel suo box a fine partita. "Mio papà è una persona emotiva, e proprio come me ha pianto anche lui. E' il suo compleanno domani, sono davvero felice di aver vinto anche per questo”. Con la sua consueta modestia, però, ha allontanato i paragoni con Martina Navratilova. “Io come Martina? Non credo proprio, ne ho di strada da fare, devo ancora vincere tanti tornei per pensare di essere al suo livello. Però dopo questo secondo titolo qui a Wimbledon spero e credo che sia più facile proseguire su questa strada”.
GENIE: “NON MERITO IL VOSTRO AFFETTO”
“Non so se oggi merito tutto il vostro affetto, ma lo apprezzo molto”. È una Genie Bouchard molto dura con se stessa quella che si presenta alla cerimonia di premiazione, un po' ritardata per l'arrivo della pioggia che ha costretto gli organizzatori ad aprire il tetto. “In quei minuti ero nella sala in cui stavano incidendo il nome di Petra sul trofeo – ha raccontato la canadese in conferenza stampa – li guardavo lavorare augurandomi che un giorno scriveranno anche il mio da qualche parte”. È la giocatrice con il miglior rendimento stagionale negli Slam, ha giocato sei Major in carriera e può già vantare due semifinali e una finale. Eppure non è soddisfatta. “Sono molto severa con me stessa. Ed è questo che mi motiva di più. Non voglio mai sentirmi appagata. Ovviamente adesso sono delusa di questa sconfitta, ma un giorno realizzerò quanti enormi progressi io abbia fatto quest'anno, e vedrò sotto un'altra luce questo torneo. Nei prossimi giorni, quando ripenserò a quello che è successo, arriverò ad apprezzare tutto il duro lavoro che ho fatto per essere qui e credo davvero di poter raggiungere l'élite di questo sport”. Sarà una strada lunga e dura, aggiunge, quella che la porterà a ottenere il massimo possibile da se stessa. Una strada che ha un punto di arrivo ben chiaro. “So che non posso vincere sempre, che da questa esperienza imparerò moltissimo per il futuro. Il mio sogno è vincere uno Slam e credo di essere sulla strada giusta. Quest'anno ci sono andata vicina in ogni Slam, devo solo continuare così”.
Post correlati
Maestrale o ponentino
Dai successi di Berrettini a quelli dell’uragano Sinner, in attesa dell’anno che verrà: che aria tira nel tennis italiano?...