PAROLA AL VINCITORE – Dopo il Roland Garros non ci avrebbe creduto nessuno, eppure Novak Djokovic è tornato subito a vincere un torneo del Grande Slam. "Non me l'aspettavo – dice -, ma una parte di me ha sempre pensato che fosse possibile".Impossibile pensare che sia solo una semplice coincidenza. Nel 2017 Novak Djokovic lasciava Wimbledon a testa bassa, dopo un ritiro e con tanti interrogativi in testa, rivelando al mondo il problema al gomito che lo affliggeva già da settimane e che avrebbe dato il via a un calvario ricco di delusioni, ufficialmente terminato dodici mesi dopo sul Centre Court. Da Londra a Londra, da delusione e preoccupazione a un titolo che lo rilancia a tutti gli effetti fra i grandissimi, e dice che dopo la rinascita di Nadal e Federer è arrivata anche la sua. “È stato un cammino davvero lungo – ha raccontato in conferenza stampa – e onestamente non mi sarei aspettato di tornare al top della forma così velocemente, già a Wimbledon. Se me l’avessero detto al Roland Garros avrei avuto qualche dubbio. Allo stesso tempo c’è una parte di me che crede sempre nelle mie abilità, nella qualità del mio tennis e nei miei punti di forza. Ogni volta che inizia un torneo, specialmente a quelli del Grande Slam, penso sempre di avere una possibilità di vincere il titolo. Le mie ambizioni sono abbastanza alte. È anche il motivo per cui ho dovuto lottare molto con me stesso, perché nel periodo dopo l’operazione i risultati non erano all’altezza delle mie aspettative. Non riuscivo a capire come mai non riuscissi a competere al livello a cui sono abituato. Adesso è facile parlarne, ma è stata una fase difficile da superare, e devo ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine”. Compreso Marian Vajda, col quale – ora è ufficiale – lavorerà almeno fino al termine del 2018. Ritrovare il vecchio team è servito per cancellare tanti dubbi, arrivati anche in una mente come la sua, programmata per vincere e pensare positivo. “C’erano momenti di frustrazione, e mi sono chiesto se e quando sarei riuscito a tornare a certi livelli. Ma questo rende il percorso ancora più speciale. Ci sono state emozioni contrastanti, dubbi, dispiacere, rabbia, come avviene a tutte le persone, per i motivi più disparati”.
IL FIGLIO STEFAN COME MOTIVAZIONE
In fase di avvicinamento alla finale si è parlato molto della fatica di Anderson, meno della sua, che comunque in semifinale ha dovuto lottare per oltre cinque ore con Nadal, e non ha avuto il giorno di riposo. Eppure, fedele ai suoi standard storici, sembra non essersene nemmeno accorto. “Mi sentivo bene, molto bene. Nei primi due set, anche se il mio avversario era visibilmente teso e commetteva molti errori, io sono stato molto solito. Penso siano stati i miei due set migliori da lungo tempo a questa parte. Sapevo che era la sua prima finale a Wimbledon, mentre era la mia quinta, quindi ho provato a usare un po’ di esperienza per iniziare nel modo giusto. Sono partito con un break, e ho continuato forte per due set. Poi nel terzo lui è salito di livello, ed è stato senza dubbio il migliore dei due. Ho solo cercato di tenere il servizio e giocare bene nei momenti decisivi, e poi ho sfoderato un gran tie-break per chiudere la partita”. In tutto questo gli ha dato una grossa mano la presenza del figlioletto Stefan, per la prima volta nel suo box ad assistere alla premiazione di uno Slam. “Non ne ho parlato molto, ma è stata forse la più grande motivazione avuta in questo torneo. Mi sono immaginato il momento in cui arrivava sugli spalti, a tifare per me. Non è mai stato nel mio box, e ho pensato che Wimbledon potesse essere il torneo giusto, ora è grande abbastanza per stare tranquillo per mezz’ora. Qui ci sono delle regole speciali secondo cui chi ha meno di cinque anni non può essere presente, ma ho sperato che potesse esserci almeno per la premiazione. È un momento che porterò nel mio cuore per sempre”. Ora che è tornato a vincere uno Slam, l’interrogativo che si è fatto largo nella mente di tutti gli appassionati è uno solo: ha la possibilità di tornare a dominare come un tempo? “Capisco che la gente se lo domani, e, fidatevi, me lo domando anche io. Ma allo stesso tempo non posso guardare troppo lontano. Solo un mese fa non avrei creduto di poter vincere. Mi dà tanta fiducia, ma non posso prevedere il futuro e non ho idea di cosa succederà. Spero di continuare a giocare il mio miglior tennis, poi vedremo cosa succederà”.