HANNO DETTO – Dopo l'ottavo successo a Wimbledon, Roger Federer torna sui segreti della sua rinascita. Alla base c'è la salute, ma anche un team che l'ha traghettato alla perfezione. "Essere di nuovo il campione di Wimbledon è una sensazione che desideravo da tantissimo tempo". L'amore per il tennis lo spinge ad andare avanti, e niente paura: ci sarà anche nel 2018.Aveva ragione lui. Ha avuto ragione lui. Sta continuando ad avere ragione lui. Ha saltato metà 2016, ed è tornato vincendo Australian Open, Indian Wells e Miami. Poi ha saltato l’intera stagione sulla terra battuta, ed è tornato vincendo Halle e Wimbledon. Non è detto che la ricetta possa guarire i mali di tutti, ma di sicuro ha guarito quelli di Roger Federer. Lo scorso anno sembrava finito, quando lasciava Wimbledon con più dubbi che certezze, forse per la prima volta in tutta la sua carriera. Dodici mesi dopo, invece, è tornato a vincere due tornei del Grande Slam nello stesso anno, come non gli accadeva dal 2009. Un miracolo? Più o meno sì. “Dipende tutto dalla salute”, ha raccontato in conferenza stampa. “Quando quest’anno sono tornato qui, non ero tanto concentrato sul gioco in sé, quanto sul garantirmi una condizione fisica che mi permettesse di giocare sette incontri di cinque set. Il mio obiettivo era quello, l’ho raggiunto, e ne sono molto felice”. In realtà di set non ne ha mai giocati nemmeno quattro, vincendo tutti gli incontri in tre, come sui prati di Church Road non gli era mai capitato in nessuno dei sette titoli precedenti. “Onestamente – ha detto – sono il primo a essere incredibilmente sorpreso da quanto sta andando bene questa stagione. Da quanto bene mi sto sentendo, da come gestisco le situazioni difficili, dal livello del mio tennis. Credo che avreste riso anche voi se vi avessi detto che quest’anno avrei vinto due tornei del Grande Slam. Nessuno mi avrebbe creduto, nemmeno io stesso. È incredibile: non so quanto potrà durare ancora questo periodo, non ne ho idea, ma se la salute funziona anche alcune cose che mi sembrano impossibili non lo sono”.L’AIUTO FONDAMENTALE DEL TEAM
Si è capito all’Australian Open che quest’anno poteva succedere qualcosa di molto importante, ma solo quando ha messo piede a Melbourne i punti interrogativi erano più delle certezze. Invece, oggi si può a tutti gli effetti parlare di rinascita. “Come ho fatto? Ci ho creduto, fermamente. Ed è stato molto importante che ci abbia creduto anche tutto il mio team. Non sono solo io che li ho trascinati, la gran parte delle volte sono loro a trascinare me. È quello che fa la differenza. Quando dubiti in te stesso ti aiutano, e quando ti senti troppo bene ti riportano con i piedi per terra. Ho un team fantastico. Ho chiesto a tutti, sinceramente, se credevano che potessi vincere ancora dei tornei del Grande Slam, e la risposta è stata sempre la stessa: se fisicamente sei al massimo e ti prepari bene ci puoi riuscire. Ci ho creduto, avevo la loro stessa sensazione, e lo stop dello scorso anno mi è servito per tornare al 100%”. Peccato che la consacrazione sia arrivata in un non-match, ma di quello Federer non ha colpe. “Onestamente non ho capito che problema avesse Marin, stava servendo bene, ha usato anche il serve&volley, quindi non credevo che il problema fossero gli spostamenti. Quando ha chiamato il medico pensavo avesse problemi di pressione, vertigini, o qualcosa di simile. Il fatto di non aver capito che problema avesse mi ha reso la situazione ancora più facile. Magari se avessi notato un infortunio avrei cercato di mettere il dito nella piaga, come con qualche palla corta, invece mi sono concentrato solamente sul mio gioco. Ero già avanti nel punteggio e sono andato avanti per la mia strada. Mi dispiace per l’atmosfera, la gente vuole la battaglia, i cinque set, e oggi non è stato così. Ma ho già avuto dei match simili in passato. Sono felice che sia andata diversamente”.DA “SPERO DI TORNARE” A “TORNERÒ”
Con l’ottavo titolo a Wimbledon, Federer è diventato il primo uomo a conquistare per così tante volte il torneo più antico (e famoso) del mondo, aggiungendo un’altra perla a un legame senza fine. “Wimbledon è sempre stato il mio torneo preferito, e lo sarà sempre. I miei miti giocavano su questi campi, ed è ancora grazie a loro che sono diventato un tennista migliore. Fare la storia su questi campi, per me, significa molto. Sono contentissimo di aver vinto di nuovo, è stato un percorso molto lungo e a volte difficile, ma è normale che sia così. Essere di nuovo il campione di Wimbledon per almeno dodici mesi è qualcosa di super speciale, che non vedevo l’ora di assaporare e godermi di nuovo. Essere parte della storia di Wimbledon è incredibile”. E non è detto che sia finita qui, visto che il ragazzo ha ancora una voglia enorme di successi. “Cosa mi spinge ad andare avanti? L’amore per il gioco, il mio team, mia moglie che è totalmente d’accordo sul fatto che continui a giocare, ed è la mia supporter numero uno. Adoro ancora giocare nei campi importanti, non mi pesa l’allenamento, non mi pesano i viaggi. E visto che sto giocando meno ho anche più tempo libero. È come se lavorassi part-time (ride, ndr)”. Tuttavia, nella seconda parte della stagione giocherà regolarmente. Forse non a Montreal, ma a Cincinnati e New York sì, poi a Shanghai e di nuovo in Europa per il finale di stagione. E quel “spero di tornare il prossimo anno” detto nel saluto finale al pubblico, che ovviamente non è passato inosservato, non deve preoccupare. “Il fatto che io torni qui non è una garanzia, specialmente a 36 anni. La prossima edizione è ancora lontana, e non si sa mai cosa può accadere. Dopo ciò che è successo lo scorso anno voglio cogliere l’occasione per ringraziare la gente ogni volta che ne ho la possibilità. Ma l’obiettivo è assolutamente quello di tornare a difendere il mio titolo”. Menomale.
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