Con la collaborazione dell’agenzia antidoping britannica, l’All England Club lancia un accurato programma di controlli, integrando i tradizionali test ITF. In passato la federazione internazionale si era opposta a queste operazioni, stavolta accetta e auspica che non ci siano doppioni.

Non passa giorno senza notizie più o meno inedite sul doping. La settimana è iniziata con la notizia della querela per diffamazione presentata da Rafael Nadal contro Roselyne Bachelot, poi è proseguita con la diffusione di una lettera inviata dallo stesso Nadal all’ITF, in cui chiedeva una maggiore trasparenza sull’attività dell’antidoping. In particolare, Rafa chiedeva che fossero resi pubblici i risultati dei vari test. Adesso giunge una notizia direttamente da Wimbledon, la cui edizione 2016 è stata presentata martedì nella tradizionale conferenza stampa primaverile. Si è parlato soprattutto dell’ulteriore incremento del montepremi e del progetto di dotare di un tetto anche il Campo 1, ma ci sarà anche grande attenzione ai test antidoping. Un’attenzione senza precedenti, che si focalizzerà soprattutto nei controlli fuori dalle competizioni. Nella conferenza stampa di martedì, gli organizzatori hanno parlato di un maggiore impegno la lotta al doping, ma non erano entrati nei dettagli. Adesso li conosciamo grazie alle rivelazioni dell’agenzia Reuters. La fonte è la Federazione Internazionale, amministratrice del programma antidoping nel tennis. La novità è semplice: oltre ai test già programmati dall’antidoping “tradizionale” ci saranno una serie di test aggiuntivi, finanziati da Wimbledon. Questi saranno effettuati dall’agenzia antidoping britannica (UKAD). Cosa significa essere controllati fuori dalle competizioni per conto di Wimbledon, se Wimbledon è proprio una competizione? Facile. I membri UKAD potranno andare a trovare i giocatori in qualsiasi momento per conto del torneo. Facciamo un esempio: mettiamo che Novak Djokovic non partecipi a nessun torneo sull’erba prima dei Championships, come peraltro ha fatto negli ultimi anni. Oltre ai controlli WADA, può attendersi una “visita” anche degli addetti UKAD per conto di Wimbledon. Quando Reuters ha diffuso la notizia, gli organizzatori hanno subito emesso un comunicato: “Oltre ai test del Tennis Antidoping Program, l’All England Club attuerà ulteriori misure antidoping per i Championships 2016, i cui dettagli devono restare confidenziali”.

Wimbledon prosegue: “Poiché tutti i test antidoping vengono effettuati indipendentemente dagli organizzatori del torneo, non siamo in grado di commentare il livello degli stessi. Ovviamente siamo totalmente a favore di una programmazione attenta e completa, sia durante i tornei che fuori dalle competizioni”. In particolare, i test fuori dai tornei sono ritenuti molto efficaci per scovare eventuali colpevoli. Questa è la principale linea di condotta ITF, oltre a un aumento vertiginoso dei controlli sul sangue. Il numero di test fuori dalle competizioni è in costante aumento: nel 2014 sono stati 1.429 su 3.529 (il 40,49%), mentre lo scorso anno 2.256 su 4.433 (50,89%). L’arrivo della UKAD ha un grosso valore simbolico, poiché in passato la stessa ITF si era opposta ai controlli delle agenzie nazionali durante i tornei del Grande Slam. La motivazione ufficiale fu quella dello “spreco di risorse”. Secondo loro, non avrebbe avuto senso duplicare gli sforzi nello stesso evento. Adesso la linea di condotta è leggermente cambiata: “La posizione del TADP (Tennis Antidoping Program, ndr) è che i test delle agenzie nazionali vadano a integrare e non duplicare i test TADP. Proprio in virtù di questo, il TADP lavorerà a stretto contatto con la UKAS per evitare inutili doppioni”. E’ una buona notizia: con due agenzie nello stesso evento, il numero di test e atleti controllati può essere addirittura raddoppiato.


Il programma antidoping del tennis è gestito dall’ITF ma è finanziato in egual misura da tutti gli organi di governo del nostro sport: oltre alla Federazione, anche ATP, WTA e i tornei del Grand Slam (Wimbledon compreso). Tuttavia il budget non è straordinario: 4.37 milioni di dollari è una cifra migliorabile secondo molti, a partire da Andy Murray, che aveva chiesto un aumento degli investimenti. Quest’anno non si è parlato di doping solo per le accuse (senza alcuna prova, è sempre giusto ricordarlo) a Rafael Nadal, ma anche per le decine di casi legate al Meldonium, sostanza vietata dallo scorso 1 gennaio, origine di una montagna di casi di positività. Il più famoso riguarda Maria Sharapova, tennista più famosa (uomini compresi) ad essere finita nella ragnatela. Oltre al doping, l’altro argomento “hot” del periodo riguarda i match truccati o presunti tali. Wimbledon si muoverà anche in questa direzione, fornendo sempre più dati statistici relativi ai vari match e sui modelli di scommesse. L’obiettivo, naturalmente, è individuare eventuali match truccati. Nel primo trimestre del 2016, la Tennis Integrity Unit ha ricevuto 48 segnalazioni dalle agenzie di scommesse. Una riguarda i tornei del Grande Slam. E’ probabile che si tratti del doppio misto con in campo David Marrero e Silvia Soler Espinosa all’Australian Open, unico Slam già giocato nel 2016. Wimbledon ha specificato che, nella scorsa edizione, i sacri prati di Church Road non avevano ospitato neanche un match sospetto.