46 match su 64 rimandati alla giornata di martedì, gli altri sono cominciati, ma non sono finiti. Per ora, ai Championships, oltre a un assaggio, lungo un set, di Federer, solo della gran pioggia
Dal nostro inviato a Londra Federico Ferrero
Anche quando Giove Pluvio si diverte a spruzzare o, più spesso, a rovesciare giù secchiate sui margini della City la gente del tennis gira per Wimbledon ridendo. Pensa a Federer che ha giocato un set sul Centrale, un gran bel set contro Richard Gasquet e poi gli inservienti hanno allungato il telone; pensa alla fatica di trovare, quasi di vincere per quanto è aleatorio, il biglietto, pensa al viaggio, all’albergo, ma è come si sentisse in parte soddisfatta per il solo fatto di camminare nel viale incrociando lo sguardo severo (o fiero?) del busto di Virginia Wade, messo lì a ricordare l’ultima vittoria inglese ai Championships, avvertendo quel non so che di sportivamente sacro, quell’aria pesante che sa di storia. Altrove non accade.
A Londra tutto sa di Wimbledon: il bus per i Doherty Gates con i bambini che chiedono al babbo cosa succede se si gioca sotto l’acquazzone, i pub che offrono la birra belga alle fragole ("Perfect for Wimbledon", dice la lavagnetta appesa alla vetrina), due ex grandi clienti dei prati come Todd Martin e Wayne Ferreira seduti su una panchina col naso all’insù a guardare le nuvole, le pubblicità in metropolitana che invitano a usare quel detersivo per lavare quel completino sporcato dopo un tuffo sul Centrale.
Ma certo: chi non si fa una partitella, ogni tanto, sul campo che ha ospitato uno scampolo di primo turno, due ricami di Re Roger per poi chiudere i battenti? A King’s Cross trovi i vecchietti che parlano di Timbledon e del Torneo, l’unico torneo dell’anno: che importa se Henman dovesse vincere Adelaide o Indian Wells? Forse esiste un Tour, esistono altri Slam, esiste altra gloria che non passi per Church Road?
Ecco i due tabelloni completi dei Championships
Wimbledon, singolare maschile
Wimbledon, singolare femminile