Era già favorito alla vigilia del torneo, e la caduta degli altri tre Fab Four permette a Roger Federer di diventare veramente padrone del suo destino. Il successo per tre set a zero su Milos Raonic è incoraggiante, e a contendergli l’ottavo successo a Wimbledon sono rimasti solamente Tomas Berdych, Marin Cilic e Sam Querrey. Quando gli ricapiterà? Non è un incontro qualunque, quello odierno di Roger Federer contro Milos Raonic sul Centre Court di Wimbledon. Non è solo una rivincita, dopo la cocente sconfitte in cinque set dello scorso anno. Non è solo un quarto di finale, il cinquantesimo in un torneo del Grande Slam. Non è solo il centesimo incontro al torneo dell'All England Club. La leggiadria, la determinazione, il disincanto, e la classe con le quali si è sbarazzato per 6-4 6-2 7-6 del malcapitato canadese sono il definitivo colpo di spugna ai ricordi, agli incubi di dodici mesi or sono. Le immagini dello svizzero accasciato a terra, sul suo prato, sul suo campo che sembravano le ultime cartoline, malinconiche, di una carriera al tramonto sono oramai cancellate e strappate. Se l'inizio dell'anno c'è stata la rinascita, ora c'è la consacrazione. La consacrazione di un Federer che non solo ha ricominciato, ma vuole continuare e non ha più intenzione di prestare il fianco agli avversari, o agli anni, o agli acciacchi. Nessuno sa quanto durerà tutto questo, nessuno sa quando finirà tutto questo. Se già nel prossimo incontro contro Tomas Berdych, o se fra qualche mese o addirittura qualche anno. Ma facciamoci bastare quel che è successo oggi, quel che è successo nuovamente, oggi. Due set e mezzo dominati come non ci fosse un domani. Meraviglie, con ogni fondamentale, al cospetto dei quali il canadese non ci capisce nulla e non può capirci nulla. La prima ora di gioco è un vero e proprio monologo: un 6-4 6-2 che entusiasma il pubblico e annichilisce Raonic. Un Raonic lento, incapace anche di innescare l'arma, devastante, del servizio. Un Raonic che fa fatica a sostenere il ritmo di un giocatore che ha quasi dieci anni in più di lui.
TIE-BREAK: DA 0-3 AL CAPOLAVORO
Raonic rischia di finire questa sfida in maniera sin troppo indecorosa e ingenerosa. E nel terzo set prova a giocare un match alla pari. E ci riesce: i game sono più combattuti, nel secondo e ottavo gioco arrivano delle palle break, ben cinque. Federer, fino a quel momento in pantofole, deve alzare l'asticella. Alzarla di quel tanto per rendere vane tali opportunità e soffocare sul nascere ogni ipotesi di rientro in partita del canadese. Si arriva al tie-break, Raonic, nell'ultimo sussulto del suo torneo, si porta velocemente sul 3-0, con due servizi a disposizione. Con un set in tasca, può rialzarsi e uscire dall'angolo e forse mettere qualche dubbio a Roger. Roger che non fa una piega, non si fa minimamente infastidire: dritto spaventoso che toglie la racchetta di mano a Milos, risposta vincente lungolinea alla prima di servizio del canadese, tra l'alieno e il divino, e quindi il punto del suo, decisivo, mini-break. Punto del 5-3 da tramandare ai posteri, per i futuri secoli. Un indescrivibile passante di dritto, che accarezza la riga e fa delirare il pubblico. Tonnellate di ciliegine sul match, che finisce lì. È semifinale, quindi, per Roger. L'ultimo Fab Four superstite in un torneo che nel giro di tre giorni si è trovato senza Rafael Nadal, poi senza Andy Murray, e quindi anche senza Novak Djokovic. Ci sarà Berdych, venerdì. E nella parte alta del tabellone Sam Querrey e Marin Cilic, a giocarsi l'altro posto in finale. Sembra tutto apparecchiato, per l'ottava meraviglia. E i commensali sono tutti alla sua portata. In attesa di capire se gli ricapiterà mai più un’occasione simile, conviene approfittare di questa.

WIMBLEDON UOMINI – Quarti di finale
Roger Fededer (SUI) b. Milos Raonic (CAN) 6-4 6-2 7-6