Chi ha detto che Fabio Fognini non può giocare bene anche sull’erba? A Wimbledon il ligure disputa un match splendido contro Jiri Vesely, lo annichilisce in tre set grazie a sessanta colpi vincenti e si guadagna il duello di terzo turno contro il numero uno del mondo Andy Murray. Sull’erba è un’altra storia, ma l’ha già battuto tre volte.L’erba potrà anche non piacergli, e gli darà sicuramente più gusto raggiungere il terzo turno al Roland Garros, sulla sua tanto cara terra battuta, ma i risultati pesano allo stesso modo dappertutto, da Melbourne a New York, da Parigi e Londra. Col tempo Fabio Fognini l’ha capito, ha compreso che uno Slam vale l’altro e che da professionista di spessore deve imparare ad adattarsi a tutte le superfici, anche perché ha i mezzi per farlo come si deve. Se ancora qualcuno avesse dei dubbi sulle sue qualità erbivore, farebbe bene a guardarsi gli highlights del confronto fra il ligure e il ceco Jiri Vesely, che ha consegnato a Fognini un terzo turno a Wimbledon che in precedenza aveva raggiunto solamente nel 2011 e nel 2014. Dopo il successo all’esordio contro ciò che è rimasto di Dmitry Tursunov, il 30enne di Arma di Taggia aveva detto senza mezzi termini di puntare al terzo round, per sfidare quell’Andy Murray già sconfitto per tre volte in carriera, e si è guadagnato l’opportunità con un match splendido, perfetto per riaprire il dibattito su cosa uno col tennis di Fognini potrebbe fare e non ha (ancora?) fatto. Quello è un discorso complesso e ricco di fattori, mentre il 7-6 6-4 6-2 imposto a Vesely è stato facile e con un solo fattore, ben chiaro già dall’inizio: la netta superiorità di Fabio. Raramente è capitato di vederlo giocare per due ore con una tale continuità, senza mai abbassare la guardia e senza mai perdere il servizio. Per molti uno dei problemi principali del tennis sull’erba sono i movimenti, mentre l’azzurro sembrava una trottola: arrivava dappertutto, le prendeva tutte e ha chiuso con sessanta (!) colpi vincenti in tre set, il triplo rispetto ai venti dell’avversario.SUPERIORITÀ A TUTTO CAMPO
Nell’ora e 57 minuti del Campo 12 Fognini ha concesso solamente una palla-break, sul 4-4 del primo set, quando ha scherzato con la fantasia inventandosi prima un serve&volley e poi una smorzata. Ma l’ha annullata in sicurezza, con un servizio da 11 ace e 86% di punti vinti con la prima, e poi ha iniziato ad allontanarsi sempre di più. Ha fatto fatica a farlo nel punteggio, ma la sensazione è che fosse sempre lui a comandare il gioco, grazie a una superiorità tecnico-tattica evidente, e il messaggio che doveva arrivare nel campo di Vesely è arrivato, insieme a una carrellata di hot-shot da montarci una clip di tre minuti. Fognini ha preso subito il largo nel tie-break, scappando sul 3-0 e difendendo il vantaggio con sicurezza, e pian piano la superiorità ha iniziato a emergere anche nello score. La svolta è arrivata sul 4-4 del secondo set: ha capito che era il momento buono per affondare il colpo, Vesely ci ha messo del suo con un drittaccio e uno smash terribile sulla palla-break, e si è preso anche il secondo set, distruggendo la resistenza del ceco. Vesely ha capito che per rimontare contro un Fognini così presente, così solido e ispirato come poche altre volte avrebbe dovuto compiere un autentico miracolo,o forse di più. E quando è andato subito sotto di un break nel terzo set ha tirato i remi in barca, trascinandosi fino alla conclusione. Visto il livello di Fognini, per la prima volta al terzo turno di uno Slam che non sia il Roland Garros senza perdere un set, è un vero peccato che Fabio sia finito nello spicchio di tabellone governato da Andy Murray. Anche se fra i due non sarà l’azzurro ad arrivare al confronto di venerdì con più dubbi che sicurezze.
WIMBLEDON UOMINI – Secondo turno
Fabio Fognini (ITA) b. Jiri Vesely (CZE) 7-6 6-4 6-2
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