Nella giornata di ieri è arrivata l’ufficialità della cancellazione di Wimbledon 2020: una decisione storica, che non veniva presa dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale
Gli stop causati dalle guerre
È notizia di poche ora fa la cancellazione della 134esima edizione di Wimbledon a causa dell’emergenza coronavirus. Un destino comune a tanti tornei, che ha spinto gli organi direttivi a procrastinare la data di ripresa di ogni manifestazione tennistica dal 7 giugno al 13 luglio. Tra competizioni cancellate e tornei che cercano di ricollocarsi nella seconda metà dell’anno – come il Roland Garros – tra mille polemiche, quel che è certo è che la stagione su erba è finita ancor prima di cominciare, e che i Championships torneranno nel 2021. Una decisione storica, se consideriamo che l’ultima edizione cancellata risale a 75 anni fa. Andando a ritroso nel tempo, partendo dalla vittoria di Spencer Goore nel maschile nel lontano 1877 e dall’affermazione nel 1884 – primo anno per il circuito femminile – di Maud Watson, dobbiamo attendere lo scoppio della Prima Guerra Mondiale per la prima cancellazione dell’evento, che per ben 4 edizioni, dal 1915 al 1918, non fu giocato. Dopo la Grande Guerra, le misure adottate vennero riprese allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale: dal 1940 al 1945 l’All England Club non fu scenario di sport ma bensì di guerra. Dal 1946, dopo un dovuto restauro a seguito dello scoppio di una bomba nel campo centrale, sino al 2019 nulla riuscì a fermare il tennis nel suo tempio più sacro: ieri le guerre, oggi il coronavirus impone uno stop tanto difficile da digerire – anche per i suoi protagonisti principali – quanto necessario per assicurare la salvaguardia di tifosi e atleti.
Federer “devastato”. Ma farà di tutto per esserci nel 2021
Non si sono fatte attendere le reazioni dei tennisti coinvolti in prima linea dalla cancellazione. Tra tutte, quella che ha fatto più eco è stata sicuramente quella di Roger Federer. Alla soglia dei 39 anni, con ben 8 sigilli ai Championships, lo svizzero si è detto “devastato” per la notizia. Una reazione di “pancia” affidata a Twitter, dove non sono mancate le critiche sia per lui sia per Serena Williams che aveva postato un messaggio simile («sono scioccata»), per commenti da molti ritenuti poco rispettosi della situazione molto grave che sta vivendo tutto il mondo, non solo la comunità del tennis. Molte anche le domande circa una sua possibile partecipazione nel 2021, quando il campione di Basilea sarà vicino alla soglia dei 40 anni. Ed allora cambio di social e di prospettive nel messaggio lanciato tramite le stories di Instagram: “Non vedo l’ora di tornare l’anno prossimo. Tutto questo ci fa apprezzare ancora di più il nostro sport”. Un messaggio distensivo che fa ben sperare tutti i suoi tifosi, anche se fare previsioni di lungo raggio con un giocatore alla soglia dei 22 anni di attività è piuttosto incauto. Rimane certa la voglia di Federer di provarci e di giungere alla prossima stagione il più in forma possibile: chissà se questo stop, per quanto doloroso sia, possa dargli un ulteriore spinta per competere anche nel 2021. Perché, onestamente, l’ultima immagine di Federer a Wimbledon non può e non deve essere quell’8-7 40-15 nella finale persa contro Djokovic. C’è ancora un match point da portare a casa, e Roger questo lo sa più di chiunque altro.