di Gabriele Riva – foto Ray GiubiloE anche Braveheart è finito lungo tirato, come la storia cinematografica impone

di Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

E anche Braveheart è finito lungo tirato, come la storia cinematografica impone. Non è stato il malvagio Re d’Inghilterra però il colpevole, ma l’alleato spagnolo. O meglio, per uscire dalla metafora liberamente tratta, Rafael Nadal. Il Cannibale ha lasciato solo le briciole di nove game su tre set ad Andy Murray. Non che alla vigilia ci fossero dubbi sugli esiti di un match che già pareva scontato ma un po’ più di match se lo aspettavano soprattutto i Sudditi di sua maestà. Resta così Tim Henman l’ultimo prediletto ad essere arrivato al secondo venerdì dei Championships, quello delle semifinali. Traguardo che invece ha centrato agevolmente anche Roger Federer. Anche per lui sono bastati tre set per sbarazzarsi del croato Mario Ancic, senza patemi dunque i due stanno procedendo a grandi passi verso quella che sembra l’ennesima puntata della saga. A tentare l’improbabile impresa di fermarli, da una parte (quella di Federer) Marat Safin e dall’altra (quella di Nadal) uno tra Schuettler e Clement che scenderanno in campo oggi visto che ieri la cosiddetta heavy rain glielo ha impedito. Tornando a Safin, il russo ha superato in quattro set, cedendo il primo, l’adone spagnolo Feliciano Lopez. Nonostante la costanza traballante, l’abitudine a entrare e uscire come gli pare e piace dalle partite e il gesto di stizza facile (come quando ieri contro Lopez dopo tre-game-tre ha scaraventato la palla fuori dal campo 1 beccandosi un precocissimo warning), Marat ha le carte in regola per far lo sgambetto a tutti. Certo che Roger ha tutta un’altra solidità mentale e tecnica, quindi dietro l’angolo potrebbe nascondersi in egual probabilità la sorpresa, la lotta e pure l’asfaltata. Ma d’altronde quando in campo c’è Safin il discorso è sempre questo, da molti anni a questa parte.

Le semifinali femminili in programma entrambe giovedì partono con la consapevolezza di aver perso per strada molti pezzi pregiati lungo il tabellone. Un draw rimasto orfano delle prime quattro teste di serie e per questo un po’ insipido. A dar un pizzico di sapore, la cinese Jie Zehng, una specie di spezia orientale. E’ lei che si candida a interpretare il ruolo di novella Bartoli, che nel 2007 aveva battuto un’irriconoscibile Justine Henin per centrare una finale che nemmeno avrebbe potuto immaginare nei sogni più belli. Questa volta però al posto della minuta Justine, c’è Serena Williams a fare da guastafeste e potrebbe non essere la stessa cosa. Dall’altra parte del tabellone si resta in famiglia, nel senso che c’è Venus a presidiare l’area. Venere, che in due set si è liberata di Tamarine Tanasugarn, se la vedrà con Elena Dementieva. Un finale da tutto in famiglia resta dunque ipotesi più che probabile nonostante la tendenza di questo 2008 a sovvertire le aspettative e a – si parla di tennis al femminile, ben inteso – lasciarci spesso a bocca aperta.