dalla nostra inviata a Londra Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo&#8 220;Ha i suoi alti e bassi

dalla nostra inviata a Londra Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo

&#8 220;Ha i suoi alti e bassi. E’ conosciuto per la sua instabilità mentale, mettiamola così. Ma è ancora un gran giocatore”. Con queste parole Novak Djokovic definiva, pochi giorni fa, Marat Safin, dopo essere appena uscito di scena dai Championships per sua mano. Di questa instabilità però nemmeno ieri s’è avuto segno. Che Safin fosse un cavallo di razza già il mondo lo sapeva, già Roger Federer lo sapeva. Negli ultimi anni tuttavia sembrava aver dimenticato il gusto per la corsa. Forse che Wimbledon 2008 abbia risvegliato in lui lo spirito del guerriero? Andreas Seppi avrebbe di che replicare. Contro Marat l’Indomabile ha battagliato fino al calare della notte, fino a pochi giochi dalla sospensione per oscurità. Il profumo del grande match si era già diffuso sugli spalti del “numero 1” sin dai primi palleggi.
L’azzurro era partito carico, attento, insolitamente deciso. Ribatteva gli schiaffi del russo con più vigore, rispondeva reattivo alle sassate di servizio scagliate a oltre 135 miglia orarie (più di 215 Km/h). Più Marat spingeva, più Andreas alzava il livello, in un continuo succedersi di scambi rapidissimi a filo rete, in versione video game. Ci ha provato, l’allievo di Max Sartori, sfoderando una sicurezza su colpi al volo e variazioni per lui singolare. 67 63 67 64 recita lo score finale: “Purtroppo quei due tie-break hanno deciso l’incontro. Li ho persi entrambi, ultimamente mi capita spesso – ha ammesso l’altoatesino – credo comunque di aver giocato un match alla pari, mi sentivo bene e ho dato tutto, sono piuttosto soddisfatto”. In conferenza stampa non si è scomposto, ha ascoltato le altrui interpretazioni e gentilmente risposto, ma non sempre in accordo. Non è parso infatti convinto di avere perso un’occasione, come qualcuno avrebbe voluto suggerirgli. A parole non lo esprime, ma i suoi occhi dicono che di questi incontri, in futuro, gliene capiteranno molti altri. Il gioco mostrato denota livello e maturità da campione, forse privo della dovuta continuità, ma niente che lo renda inferiore al Marat mattatore del rampante Nole. Si riparte dunque da qui, da un best ranking in arrivo e da altri gradini da scalare.

In altri termini avremmo desiderato raccontare di Simone Bolelli, tali erano le prodezze cui ci aveva abituato. Contro Lleyton Hewitt, invece, poco si è visto dello smalto che lo aveva ricoperto nei giorni precedenti. Imbarazzante la successione dei primi punti: 13 a 1 in favore dell’australiano che parte con l’acceleratore pigiato. Segno che l’incontro aveva fatto scattare, nella sua testa, una luce rossa. 61 in 27 minuti di gioco, 63 in 38. In poco più di un’ora ci si ritrova sotto di due set, ed è lì che il “Bole” comincia ad ingranare. Migliora la percentuale di prime palle (che da un misero 43% della prima frazione supera quota 70% nella terza) e riesce finalmente a scalfire il muro che l’australiano ha magistralmente eretto. I due set di handicap pesano però come macigni. Trascinatosi al tie-break, si arrende per sette punti a due. “Non sono deluso ma rammaricato, nei primi due set non riuscivo a giocare, stavo troppo dietro e sull’erba questo non è possibile”. Resta comunque la soddisfazione di aver raggiunto il “giovedì” nel secondo Slam consecutivo, alla seconda partecipazione. Oltre al best ranking, in arrivo anche per Simone con l’aggiornamento delle classifiche post-wimbledon.

Nella stessa giornata, sul campo che ha visto cadere gli ultimi due italiani in gara, dice addio a Church road – e probabilmente anche al primato da numero uno – Ana Ivanovic, sconfitta in due facili set dalla cinese Zheng. Dopo l’eliminazione di Ivanovic e Sharapova la corsa al titolo sembrerebbe ormai un affare di famiglia. Rimane solo da stabilire a quale delle Williams spetterà l’onore.

In programma oggi gli ultimi incontri di terzo turno. Tra i match più interessanti si segnalano Haas-Murray, Kiefer-Nadal (Centre court) e Stepanek-Youzhny (campo n.2).

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