Dal nostro inviato a Londra Max Grassi
foto Ray GiubiloNo rain, no rain, come a Woodstock
Dal nostro inviato a Londra Max Grassi
foto Ray Giubilo
No rain, no rain, come a Woodstock. Per
una volta gli esperti del meteo londinese hanno toppato. Pioggia, dicevano,
oggi (e domani e anche dopo…) e invece non solo non s’è
vista acqua ma
ogni tanto è pure spuntato un tiepido sole ad asciugare le nostre anime
stese sui prati della Cattedrale del tennis mondiale e reduci dalla difficile
giornata (metereologicamente parlando, s’intende) di ieri.
E
che la giornata fosse nata sotto una buona stella lo si è capito subito.
Moleskine alla mano, ci dirigiamo spediti sul campo 4 dove
Andreas
Seppi ha vinto, giocando benissimo, il suo match d’esordio contro
Dominic Hrbaty che è sempre un brutto cliente. Quando parliamo di
Andreas,
inutile nasconderlo, siamo di parte, visto che ogni mese scrive il suo
diario sulle pagine della nostra rivista ma vederlo giocare così bene,
come ha fatto oggi, è davvero confortante. Che l’erba sia una
superficie
a lui congeniale non lo ha mai nascosto. Quest’anno però ha
preparato
questo Slam scrupolosamente, giocando anche i tornei pre-Wimbledon al
Queen’s
(dove ha perso subito, lottando, contro Guccione) e a ‘s-Hertogenbosch
(battuto Peya, ha perso da un Ljubicic ingiocabile) e quindi è arrivato
“in palla” all’appuntamento con i Championships. Fondamentale
il primo
set, vinto al tie-break, poi nel secondo e terzo set Seppi ha messo la
freccia, spingendo parecchio su ogni palla e strappando più volte il
servizio
allo slovacco (dal canto suo ha servito bene senza più prendere un break
nella seconda e terza frazione). “Le ultime settimane sono state positive
per me, su questa superficie mi diverto più che sulle altre e quindi
spero
di andare avanti nel torneo anche se con Verdasco (suo prossimo avversario)
ho perso le ultime tre volte che ci ho giocato. E’ mancino e
sull’erba
non è facile rispondere al suo servizio, però sto bene e spero di
fare
una buona partita anche con lui”. (Seppi b. Hrbaty 7-6 6-1 6-2)
Bravo Andreas che è stato rapidissimo,
così possiamo correre sul Court 15 a sostenere Maria
Elena Camerin
che, dopo aver vinto bene la prima frazione (6-3) contro la veterana russa
Likhovtseva, si è incasinata ed è finita sotto 1-6 e 2-4…
il nostro arrivo
però porta bene alla veneta che recupera fino ad andare in vantaggio per
5-4. Poi di nuovo sotto, fino all’ultimo game, quando due chiamate – che
definiamo dubbie solo perché ci troviamo a Wimbledon – non ne
sanciscono
la sconfitta. (Likhovtseva b. Camerin 3-6 6-1 7-5)
Torniamo in sala stampa e apprendiamo che,
nella continuazione del match sospeso ieri per oscurità, è uscito
di scena
anche Davide Sanguinetti che ha ceduto al giovane spilungone
argentino
Del Potro (tra l’altro compagno di doppio di Bolelli). Davide, purtroppo,
non è ancora riuscito a guarire dall’infortunio al ginocchio che
gli sta
rovinando quest’ultima parte di carriera. Fosse stato fisicamente a posto,
questo match lo avrebbe vinto (a Wimbledon, Sanguinetti ha giocato anche
i quarti di finale nel ’98), in queste condizioni deve accontentarsi di
uscire dal campo tra gli applausi dei tanti italiani che vediamo in questi
giorni sui prati di Church Road. (Del Potro b. Sanguinetti 3-6
6-3 6-4 6-4)
Solo
il tempo per un breve pranzo (che però vi devo assolutamente raccontare*)
e poi di corsa sul campo 10 dove gioca un attesissimo Simone
Bolelli. E come se gioca! Dopo un primo set di studio, perso 6-4
(Bolelli
era al suo primo match sull’erba visto che il recente infortunio al
costato
occorsogli durante il match con Verkerk al Roland Garros lo aveva tenuto
lontano dai tornei pre-Wimbledon), “SuperBol” ha cominciato a dare
spettacolo
con i suoi fenomenali colpi da fondo e un servizio particolarmente solido.
E sì che il match contro lo spagnolo Garcia-Lopez non era per nulla
facile.
Ma il bolognese è stato bravo a controllare la partita; e adesso
arriverà
un palcoscenico importante visto che al prossimo turno sfiderà un ex
campione
di Wimbledon: Lleyton Hewitt. “Non ho mai giocato con lui, un paio di
volte però l’ho salutato” scherza Simone che è felice
anche per avere
raggiunto il secondo obiettivo nella sua sfida personale con il suo coach,
Claudio Pistolesi. “Il primo era quello di battere la sua classifica
(Claudio
è stato 71 del mondo mentre Simone è 65), e il secondo era
vincere un match
a Wimbledon dove ‘Pisto’ ha sempre perso al primo turno. A parte gli
scherzi, il rapporto con il mio coach è splendido e da quando mi alleno
con lui i progressi sono evidenti. In più posso avere anche
l’aiuto di
un grandissimo campione come Sanguinetti (anche lui allenato da Pistolesi,
ndr) che qui ha fatto i quarti di finali e mi ha dato un paio di dritte
molto utili su come migliorarmi”. (Bolelli b. Garcia-Lopez 4-6 7-6
6-4 6-4)
Sul campo 14 è già in campo il nuovo
Filippo Volandri, quello targato “Dolce &
Gabbana”. C’è grande
curiosità circa le condizioni del suo avversario, il tedesco Kiefer, ex
top 5 e assente da molti mesi dal circuito. Ebbene Nicolas ha sorpreso
tutti, anche Volandri, muovendosi benissimo in campo e giocando un buon
match ed eliminando dal torneo il nostro numero uno che, comunque, veniva
da uno straordinario torneo romano e un buon Roland Garros. Se è vero che
Filippo non è certo un erbivoro (anzi!), è vero anche che
l’erba di Wimbledon
non è velocissima, si scambia molto e anche un giocatore come Volandri
avrebbe potuto fare di più. “Sono partito un po’ lento ma
poi ho avuto
diverse palle break che avrebbero cambiato il volto del match. Se avessi
avuto un minimo di fortuna sarebbe andata in maniera diversa. Invece nei
momenti importanti mi è andata sempre male. Soprattutto nel secondo set.
L’arbitro poi oggi ha fatto un disastro, da una parte e dall’altra.
Se
ci fosse stato l’occhio di falco lo avremmo usato almeno sette, otto
volte”.
Particolare
la motivazione che ha portato il nostro numero uno a scegliere di cambiare
sponsor alla vigilia dei Championships: “l’accordo con Dolce
&
Gabbana nasce dalla crisi della Sergio Tacchini, venduta ai cinesi
ma al momento in una situazione difficilissima. Mi hanno mandato persino
forniture sbagliate. Io giovedì sera quando ho ricevuto il pacco per
Wimbledon
ho chiamato il mio manager e gli ho detto: ‘vado da Decathlon e mi compro
5 maglie bianche’ perché mi avevano mandato della roba
immettibile, con
taglie sbagliate. Lui casualmente era a cena con il capo ufficio stampa
di Dolce & Gabbana, ero già un loro testimonial fuori dal campo e
così
mi hanno detto: ‘dacci due giorni che ti inventiamo una linea
tennis’.
E’ un accordo che nasce a Wimbledon ma che credo continuerà anche
nei
prossimi tornei”. (Kiefer b. Volandri 6-3 7-6 6-1)
Appena dopo Volandri, esce di scena anche
Potito Starace il cui sorteggio aveva destinato il cliente più
scomodo
di tutta la truppa azzurra: la nuova stella nascente del circuito, il serbo
Novak Djokovic. Unica consolazione, poter giocare sul Centre Court
di Wimbledon. “La partita è iniziata male perché lui aveva
un tempo sulla
palla impressionante mentre io facevo fatica a trovare gli appoggi – ci
ha raccontato Potito. Sinceramente non me lo aspettavo così forte.
Comunque,
dopo la batosta del primo set, ho giocato benino il secondo e credo bene
il terzo. Ero 4-3 0:30 però poi lui ha giocato meglio. Comunque mi sono
anche divertito, ho provato anche il colpo sotto le gambe ma mi è uscito
di poco… si vede che non era giornata”. (Djokovic b. Storace 6-0
6-3 6-4)
Per il resto, giornata senza sorprese.
Vincono tutti i big scesi in campo. L’unica a rischiare seriamente la
sconfitta è stata Venus Williams (tre volte regina qui nel 2000,
’01, ’05) che ha vinto 7-5 al terzo contro la russa Kudryavtseva. Da
segnalare la vittoria del mago Fabrice Santoro sul bombardiere croato
Ivo Karlovic che ha ceduto il match al 5° set (terza sconfitta consecutiva
al 5° a Wimbledon) prendendo un unico break, quello nel quinto set che
ne ha decretato la sconfitta.
NOTE
* Il pranzo vi dicevo. Dunque arrivo davanti
agli Chef del ristorante della stampa e cerco di scegliere la cosa più
innocua possibile. Intravedo delle docili fettuccine e ne faccio gentilmente
richiesta. Ecco che però mi chiede del condimento. Timidamente azzardo
un semplice “olio”. Ma scherziamo! Non se ne parla neanche per cui
mi
convince a prendere la “carbonara”. Capirai, ho ancora il nitido
ricordo
di quella mangiata a Roma da Franco il Molisano (farei meglio a dire quelle,
visto che ne ho mangiate una mezza dozzina), quindi vai di Carbonara. Aiutooo!
Un indecifrabile salsa color burro, tempestata di piselli che anche Pitagora
ci sarebbe morto**. Ve lo giuro ragazzi, da non crederci. A quel punto
vedo lo Chef (si fa per dire…) che armeggia con un altro barattolo e,
con una rapida azione di polso che neanche Roger, gli strappo di mano il
piatto. Ma non è finita! Siccome ho già capito che farò
fatica a mangiare
il suddetto piatto, chiedo dei cavolfiori pasticciati (male). E a questo
punto accade l’incredibile! Lo chef mi chiede indietro il piatto, io ormai
sono completamente in bambola e glielo porgo, lui prende i cavolfiori e
me li versa tutti nel piatto della carbonara pisellata. Ho pensato che
tutto sommato, un po’ di dieta non mi avrebbe fatto male…
** una leggenda racconta che Pitagora,
allergico ai piselli, sarebbe morto in Sicilia passando per sbaglio proprio
attraverso un campo di piselli.
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