Se Rafael Nadal ha battuto il record sulla terra di Guillermo Vilas, Federer, sull’erba, ha battuto quello di Bjorn Borg grazie alla vittoria di ieri, e in atti separati causa pioggia, contro il francese Richard Gasquet
Se Rafael Nadal ha battuto il record sulla terra di Guillermo Vilas, Federer, sull’erba, ha battuto quello di Bjorn Borg grazie alla vittoria di ieri, e in atti separati causa pioggia, contro il francese Richard Gasquet. E’ successo a Wimbledon, Day II







Dal nostro inviato a Londra Federico Ferrero

La giacchetta è di quelle che indossava Big Bill Tilden, le tre racchette incrociate ricamate sul petto non rivisitano lo stemma dei Championships ma celebrano le tre vittorie consecutive a Wimbledon. E lì sotto il nome, in bella vista: Federer. Un regalo che Roger ha sfoggiato per una ricorrenza particolare, la fine del record di Orso Borg, che sull’erba aveva vinto quarantuno volte di fila prima di arrendersi al genio di John McEnroe nella finale del 1981. Non valeva una finale, la prosecuzione di primo turno di Re Rogi contro Richard Gasquet, ma nemmeno un qualunque first round e il significato del successo sul giovane mago francese va al di là dei tre set a zero, dei quarantadue successi sulla sua superficie eletta. In tanti, qui, tenevano a scrutare i suoi gesti per capire quanto le ferite del Fenomeno a Parigi si fossero rimarginate, giacché non era successo ad Halle nonostante la vittoria, e anche accertarsi che Roger traesse dall’aria di Wimbledon l’ispirazione che lo rende invincibile nel Tempio dal 2003.

Federer ha risposto a modo suo: un match perfetto, il modo migliore per preparare il prossimo impegno contro Timbledon Henman, una partita che nessuno avrebbe voluto vedere tanto presto ma che la pochezza dell’ultimo anno di Tim ha reso possibile. Sfida annunciata ma messa in dubbio dalla vena di Robin Soderling, Andre Agassi ha dato un set e scampoli di vantaggio a Boris Pashanski ma non era scritto nel destino di un ragazzo che ha passato un turno nei quattro Slam in cui sinora ha messo il naso di essere la mano che accompagnava Andre fuori dai Championships per l’ultima volta. Potrebbe pensarci il nostro Andreas Seppi. Quello che fu il Kid e oggi è un giovane uomo prossimo alla pensione non viene quasi mai coinvolto in discorsi di attualità: chiamato a parlare del primo trionfo nei major proprio qui a Wimbledon, nel ’92, dei mesi trascorsi a curarsi e nei quali ha concepito la decisione di fermarsi, Agassi viene trattato alla stregua di un esperto agiografo di sé e di un maestro di vita tennistica. Gli si domanda dello spilungone yankee Sam Querrey, della sua fondazione, di Sampras e Federer, dei tre o quattro tornei prima del gran finale a Flushing Meadows. Mister Agassi risponde con calma, argomenta, ha un sussulto d’orgoglio solo quando gli si chiede conto del fatto che né Sampras, né Courier, né Chang fecero un tour d’addio: “Mai fatto un tour d’addio, e questo non è un tour d’addio. In tutti questi anni sono stato piuttosto chiaro: cerco di andare il più avanti possibile e, ogni volta, di dare il massimo. Contemporaneamente ho mantenuto la promessa che vi avevo fatto, cioè di farvi sapere quando mi sarei ritirato non appena lo avessi deciso. Fine”. Parola di Andre.

La partita più lottata della giornata (e non solo) ha visto Stefano Galvani battere, al trentesimo gioco del quinto set, Alexander Waske. Il tutto per ritrovare al secondo turno Daniele Bracciali, che con l’autorità e il piglio dello scorso anno ha demolito Dominik Hrbaty. Un italiano al terzo turno ci sarà: a Wimbledon, evento così avaro di soddisfazioni per il nostro tennis in pantaloncini, è una notizia.

Ecco i due tabelloni completi di ogni singolo risultato dei Championships
Wimbledon, singolare maschile
Wimbledon, singolare femminile

The Championships’ Archive
Lu nedì 26 giugno, Day I