Anche il più tradizionale e tradizionalista dei tornei ha fatto un’eccezione, appena dopo la sua sconfitta contro Nadal, i microfoni del centrale erano tutti per lui, Andre Agassi che ha salutato così i Championships, come meritano solo i grandi

Anche il più tradizionale e tradizionalista dei tornei ha fatto un’eccezione, appena dopo la sua sconfitta contro Nadal, i microfoni del centrale erano tutti per lui, Andre Agassi che ha salutato così i Championships, come meritano solo i grandi. E’ successo a Wimbledon, day VI







Dal nostro inviato a Londra Federico Ferrero

Non sarebbe mai arrivato in finale, lo si sentiva bisbigliare da giorni a Church Road. In tanti hanno imparato a leggere la sua prima palla, che continua a viaggiare a velocità impressionanti ma con effetti meno devastanti. Il diritto non fa più male come un tempo, a rete è un disastro. Andy Roddick aveva basato sulla combinazione servi&chiudi con il forehand due finali di Wimbledon. “Fight!”, ha urlato a se stesso, “Lotta!”, ma l’eroe scozzese adottato da tutto il popolo britannico a dispetto dell’ostentata divisa scottish, Andy Murray, oggi non gli ha lasciato scampo. Il punteggio, reso meno severo dalla superficie, non dà conto dell’involuzione di Roddick né della maturità tennistica di Murray, capace di rifilare tre set a zero a un ex numero uno del mondo. La Gran Bretagna ha un campione, da quest’oggi la notizia è ufficiale. Gli Stati Uniti, con l’addio di Agassi e il tracollo tecnico di A-Rod, non ne hanno più: senza James Blake a stupire con l’ingresso nei top ten gli States sarebbero nella peggior crisi di tutti i tempi a livello di tennis maschile; se l’Andy americano continuerà, come pare, la sua discesa si preannunciano tempi durissimi per gli orfani del quartetto d’oro Agassi-Chang-Courier-Sampras.

Il cimitero dei campioni, il campo due, ha fatto il suo dovere. Vivere pericolosamente è un mestiere che piace alla campionessa in carica Venus Williams, già a un soffio dalla sconfitta contro Lisa Tremarella Raymond, ma al quarto match point offerto a Jelena Jankovic il gioco vinci-e-regala non le è più riuscito; dimentica forse, la vezzosa Venere, del terreno malevolo su cui stava pestando i piedi; brava da par suo la serba a tenere botta e cogliere il suo miglior risultato in uno Slam.

L’addio ai Championships di Andre Agassi è un passaggio di consegne: Rafael Nadal ha accompagnato ai cancelli il campione del 1992, la cui uscita di scena era dai più prevista come ineluttabile. “Incredibile come si muove”, ha spiegato il Kid, “Incredibile essere qui e vedere la carriera di uno dei più grandi della storia che finisce”, ha ribadito Nadalito. Partita che non lascerà ricordi in sé, se non i diciotto ace di un Agassi in affanno piuttosto alla svelta e qualche rimpianto del Kid per non aver allungato la partita dopo un primo set in cui l’ex ragazzino punk è andato vicino alla vittoria. Non ce l’avrebbe fatta comunque e le lacrime che ha trattenuto a stento uscendo dal Centre Court sono le stesse che il pubblico, in larga parte, non è riuscito a ingoiare.

Chi può tirare testate al muro è Ivan Ljubicic, avanti di due set e titolare di una palla match contro Dmitry Tursunov. D’accordo: Ljubo è un falso erbivoro, avendo un gran serve ma poca volley e un gioco da fondo con aperture più adatte a rimbalzi meno truffaldini; passi anche per la mano pesante di Tursunov, ma l’occasione era troppo ghiotta per un Top Five che deve saper chiudere partite (quasi) chiuse. Trovare Nieminen negli ottavi e Nadal nei quarti… un tabellone da acquolina in bocca.

Una distorsione al ginocchio e le porte della seconda settimana a Wimbledon si sono aperte per la nostra Flavia Pennetta, un po’ incerta solo nel gestire la situazione con un’avversaria immobile ma con la mano calda: zoppicava e tirava, abbandonava un punto e poi lasciava partire botte da orbi su ogni palla. Shuai Peng ha lasciato facilmente strada all’ultima rappresentante del tennis tricolore ai Championships ma, contro Maria Sharapova, sarà tutta un’altra storia. Lo dice anche lei, che ormai parla un italiano sempre più contaminato dallo spagnolo: tra poco, probabilmente, si esprimerà come Arantxa Sànchez-Vicario e – lungi dall’aspirare alla purezza della lingua – fa specie che la rappresentante delle giocatrici in seno alla Federazione si trovi a rimproverarsi di non entrare abbastanza nella pista. Vale a dire in campo.

Giusto dedicare anche qualche attenzione al parente povero del singolare: i campioni in carica della sconvolgente edizione del 2005, Stephen Huss e Wesley Mooodie, si sono salvati al quinto set contro Bjorn Phau e Alexander Peya. D’accordo, non interessa a nessuno…

I main-draw dei Championships
Wimbledon, singolare maschile
Wimbledon, singolare femminile

The Championships’ Archive
Lu nedì 26 giugno, Day I