Tradizione vuole che Wimbledon, patria dei conservatori, ospiti solo il gotha del tennis. Roger Federer non poteva mancare l’appuntamento con le semifinali e le sassate di Fernando Gonzalez non l’hanno messo in difficoltà più di quanto lo fosse stato a Parigi. Lleyton Hewitt non è stato da meno e contro Feliciano Lopez, un po’ smarrito per l’importanza del match un po’ sprecone nei momenti topici, ha affilato il coltelli in attesa del Maestro.
Il terzo incontro della giornata only for men ha confermato, ancora al quinto set, le chance di Andy Roddick di replicare la finale del 2004: A-Rod ha rischiato l’eliminazione pure ieri, opposto a un Sebastien Grosjean sempre insidioso su questi campi e cpace di mostrare le lacune tecniche di Roddick che il coach Goldfine non pare affatto aver colmato. E’ pur vero che il suo prossimo avversario sarà l’outsider Thomas Johansson, dominatore del quarto "dei poveri" contro David Nalbandian, ma con il livello di gioco mostrato un eventuale (anzi, probabile) Federer in finale potrà giocare con una mano in tasca.
Il tabellone principale maschile (in formato Pdf)
Il tabellone principale femminile (in formato Pdf)
Tocca nuovamente alle donne: dai big match di oggi usciranno le due finaliste. Tra Maria Sharapova e Venus Williams è difficile azzardare un pronostico, anche se Maria è favorita per essere la campionessa uscente mentre Venere non offre sufficienti garanzie di continuità. Se vedremo la Williams dei giorni migliori avremo una finalista tutto sommato a sorpresa, altrimenti la siberiana proverà a fare il bis sabato.
Meno dubbi sull’incontro tra la numero uno Lindsay Davenport e Amelie Mauresmo. Vero che la francese sta giocando alla grande, altrettanto vero che Giunone è sui prati di casa e che, a differenza della tremebonda Amelia, non cede alla tensione nelle partite che contano.
Il programma della giornata (in formato Pdf)
Q1) Agli All England Championships, di scena dal 20 giugno, fervono i preparativi sotto forma di qualificazioni. Il nostro Andreas Seppi è il numero uno del tabellone e il primo turno gli ha riservato un altro azzurro, Lorenzi, superato in due set. Qualche problema in più potrebbe crearglielo il sudafricano De Voest. Insieme alla sconfitta di Lorenzi c’è da registrare quella di Giorgio Galimberti, battuto dal veterano del Costa Rica Marin, non un avversario irresistibile su questi campi. Per il resto il "raccolto" è stato decisamente buono in casa Italia: sei vittorie, tra cui quella, inattesa, di Stefano Galvani sull’insidioso Gregory Carraz e il bel successo di Federico Luzzi sull’ex promessa israeliana Harel Levy.
Q2) Mara Santangelo è vicina alla qualificazione al main draw: la nostra brillante atleta, che fatica a ripetersi sui livelli di inizio 2004, troverà la bellissima Jana Kandarr, una giocatrice più conosciuta per l’avvenenza che per i risultati. Niente da fare, invece, per Adriana Serra Zanetti.
Quattro italiani si sono garantiti il terzo e decisivo turno delle "quali": Andreas Seppi ha battuto il sudafricano Rik De Voest e proverà ad accedere al main draw a spese del francese Gilles Simon; vittoria sudata anche per Federico Luzzi, bravo a superare il più quotato paraguaiano Delgado; la partita della giornata è stata però quella che ha dato il successo a Uros Vico contro il canadese Frank Dancevic, un ragazzone dal tennis potente e difficile da arginare sull’erba. Quarto e ultimo successo quello di Daniele Bracciali, che vanta un illustre passato a Wimbledon e che ha approfittato, nell’occasione, del ritiro di Irakli Labadze.
Q3) Dei nove italiani impegnati nelle qualificazioni il solo Andreas Seppi è riuscito a conquistare il diritto di iscrizione al tabellone principale. Andy ha recuperato una situazione pressoché compromessa contro Gilles Simon e, sotto di due set e per 2-5 nel quinto, ha trovato la forza di rimettersi in piedi e di portare a casa l’incontro.
Grande rimpianto, invece, per il nostro miglior erbivoro, Daniele Bracciali, ritiratosi in avvio di quinto set contro il cileno Adrian Garcia dopo aver perso il primo set per 10-8 al tie-break e, vinti il secondo e il terzo, aver ceduto un altro tie-break, questa volta per 9 punti a 7. Niente da fare per il volenteroso Federico Luzzi, che ha semplicemente trovato un avversario più forte (il francese Antony Dupuis) e per Uros Vico, fermato in tre set dall’emergente Yen-Hsun Lu.
Delle tre ragazze impegnate nelle "quali" soltanto Mara Santangelo ha portato a termine l’impresa, battendo nel terzo turno Jana Kandarr.
Sorteggiati i tabelloni principali, con abbinamenti non troppo favorevoli: Filippo Volandri trova infatti il bomber erbivoro Wayne Arthurs e il match sarà difficilissimo da portare a casa; Potito Starace deve affrontare in avvio l’olandese Sjeng Schalken e partirà sfavorito. In campo femminile Patty Schnyder è l’avversaria di Antonella Serra Zanetti mentre Maria Elena Camerin dovrà provare a fermare Nathalie Dechy. Le alte azzurre hanno avuto sorteggi migliori.
Il tabellone delle qualificazioni maschili (in formato Pdf)
Il tabellone delle qualificazioni femminili (in formato Pdf)
RISULTATI DEGLI ITALIANI
Primo turno
Alessio Di Mauro (ITA) b. Joshua Goodall (GBR) 6-3 7-6(4) 6-3
(q)Gilles Elseneer (BEL) b. Potito Starace (ITA)
Wayne Arthurs (AUS) b. (32)Filippo Volandri (ITA) 6-3 6-4 6-4
Davide Sanguinetti (ITA) b. (q)Andreas Seppi (ITA) 6-3 6-2 6-1
(LL)Daniele Bracciali (ITA) b. Ivo Karlovic (CRO) 6-7 7-6 3-6 7-6 12-10
Secondo turno
(25)Nicolas Kiefer (GER) b. Alessio Di Mauro (ITA) 6-3 7-5 6-3
Igor Andreev (RUS) b. Davide Sanguinetti (ITA) 6-4 6-2 3-6 6-3
(2) Andy Roddick b. (LL)Daniele Bracciali (ITA) 7-5 6-3 6-7 4-6 6-3
Primo turno
Roberta Vinci (ITA) b. (23)Ai Sugiyama (JPN) 6-2 2-6 6-4
Antonella Serra Zanetti (ITA) b. (10)Patty Schnyder (SUI) 6-4 6-7(7) 6-3
(22)Silvia Farina Elia (ITA) b. Martina Sucha (SVK) 6-4 6-2
(26)Flavia Pennetta (ITA) b. Emmanuelle Gagliardi (SUI) 6-1 6-2
(q)Julia Vakulenko (UKR) b. Tathiana Garbin (ITA) 6-2 6-4
(q)Mara Santangelo (ITA) b. Tatiana Poutchek (BLR) 6-3 6-2
Kristina Brandi (PUR) b. (21)Francesca Schiavone (ITA) 6-3 3-6 9-7
(16)Nathalie Dechy (FRA) b. Maria Elena Camerin (ITA) 7-6 6-1
Secondo turno
Roberta Vinci (ITA) b. Anne Kremer (LUX) 6-3 6-2
A. Serra Zanetti (ITA) b. Sofia Arvidsson (SVE) 7-5 2-6 7-5
(22)Silvia Farina (ITA) c. Vento 6-1 5-7 6-3
(26)Flavia Pennetta b. Gisela Dulko (ARG) 6-3 6-4
(4)S.Williams (USA) b. Mara Santangelo 2-6 6-3 6-2
Terzo turno
(15)Kim Clijsters (BEL) b. Roberta Vinci (ITA) 6-3 6-4
Magdalena Maleeva (BUL) b. A. Serra Zanetti (ITA) 6-3 6-2
(13)Elena Likhovtseva (RUS) b. (22)Silvia Farina (ITA) 5-7 6-4 6-4
(26)Flavia Pennetta (ITA) b. Eleni Daniilidou (GRE) 6-4 6-3
Ottavi di finale
Mary Pierce (FRA) b. (26)Flavia Pennetta (ITA) 6-3 6-1
I) È il Maestro Roger Federer ad aprire le danze dei Championships. Il due volte campione di Wimbledon incrocerà la racchetta con Paul-Henri Mathieu in un match che, considerando la superficie, non dovrebbe preoccupare. Nei due seguenti incontri sarà la volta di Lindsay Davenport, impegnata contro la russa Alina Jidkova, e di Marat Safin, cui spetta l’obbligo di confermare i suoi progressi on grass davanti all’attaccante Thai Paradorn Srichaphan. Sul campo uno il re di Wimbledon 2002, Lleyton Hewitt, dovrà ingranare subito le marce giuste per non complicarsi la vita contro Christophe Rochus. Il finalista del 2003 e wild card Mark Philippoussis non è stato fortunato: Karol Beck è un pessimo cliente e la possibilità di una sconfitta per Scud è tutt’altro che trascurabile. Sorprese in vista: il primo a rischiare grosso è Juan Carlos Ferrero, cui potrebbe bastare un’erba particolarmente veloce e la buona forma del britannico Jamie Delgado per lasciare Londra anzitempo; idem per il finalista di Parigi Mariano Puerta, che parte sostanzialmente sfavorito contro Lars Burgsmuller. Il fondo potrebbe giocare brutti scherzi anche a Nikolay Davydenko, sempre che Scott Draper abbia sufficiente allenamento alle spalle per reggere la distanza dei cinque set.
II) Senza patemi e in gran scioltezza Roger Federer ha concluso in tre set il suo esordio ai Championships. Rogi si è trovato ad affrontare un Mathieu dal gioco non molto adatto a questa superficie ma estremamente solido. Un buon test per il prosieguo del torneo: per il due volte campione c’è ora Ivo Minar, quel giovane ceco che, a inizio anno, lo aveva messo in difficoltà sul cemento.
Un sospiro di sollievo lo hanno tirato i tifosi di Marat Safin, che aveva uno tra i peggiori sorteggi riservati alle teste di serie, ma la facilità con cui ha disposto di Paradorn Srichaphan è incoraggiante. Nel lotto dei favoriti per i last eight Lleyton Hewitt ha dato prova di grandi condizioni fisiche liquidando Christophe Rochus e il suo connazionale Mark Philippoussis s’è guadagnato un bel sette in pagella battendo il tre set il pericoloso Karol Beck. Come previsto la marcia di Mariano Puerta è durata poco: il 6-1 6-1 6-4 rifilatogli da Lars Burgsmuller è il modo migliore per spiegare quanto il finalista del Roland Garros sia capace di usare i suoi colpi da fondocampo sui prati di Wimbledon.
come spesso accade nei primi turni del torneo femminile la marcia delle favorite procede spedita: unica eccezione Anastasia Myskina, che ha rischiato l’eliminazione per mano di Katerina Bohmova. Davenport, Mauresmo, Clijsters, Dementieva e Kuznetsova si sono allenate, senza neache sudare. La testa di serie più alta a cadere è stata la decima, Patty Schnyder, ma essendo stata la nostra Antonella Serra Zanetti l’autrice dell’impresa ne parliamo più avanti.
Grande giornata per l’Italia grazie, soprattutto, alla vittoria di Antonella Serra Zanetti sulla decima testa di serie. La nostra atleta, pur avendo sciupato due match point nel secondo set (perso al tie-break) si è mantenuta concentrata e ha colto ma miglior vittoria in carriera contro la finalista di Roma. Successo da ricordare anche per il siracusano Alessio Di Mauro, cui l’inglese Goodall poneva problemi tecnici per la maggior adattabilità all’erba: poco importa che Nicolas Kiefer aspetti Alessio nel second round, perché passare un turno nel Tempio del tennis è già un successo. Il poker di italiani vincenti si è completato grazie alla vittoria, tutt’altro che insperata, di Silvia Farina contro Martina Sucha e al successo della semifinalista di Eastbourne Roberta Vinci, la nostra miglior erbivora, ottenuto sulla ex top ten Ai Sugiyama, testa di serie numero 23.
III) La "bomba" della giornata, almeno per noi italiani, è la vittoria di Daniele Bracciali sul gigante croato Ivo Karlovic. L’azzurro, che aveva battuto il big serveral challenger di Surbiton appena prima che raggiungesse la finale dei Queen’s, ha probabilmente giocato la partita migliore della carriera: pur subendo 51 ace, un record che eguaglia quello di Joachim Johansson agli Us Open 2004, "Braccio" è rimasto aggrappato al match e ha chiuso per 12-10 al quinto set. E così Andy Roddick, che aspettava al secondo turno una replica del match clou del Queen’s, dovrà invece incrociare la racchetta col nostro miglior giocatore su questa superficie, un ragazzo che sembrava ormai perso per il tennis che conta e che invece, sotto la guida di Umberto Rianna, ha ritrovato le motivazioni e un rendimento da top cento.
Il torneo perde subito Justine Henin, campionessa di Parigi e data in buone condizioni di forma; la signora Hardenne si è lasciata impallinare dalla stella (cadente) Eleni Daniilidou, la greca dal gioco brillante ma dalla testa ingovernabile. Rischio massimo anche per Serena Williams, graziata dalla grintosa Angela Haynes dopo un set e mezzo di dominio. Hanno tirato un sospiro di sollievo gli inglesi che, alla fine del secondo set della sfida tra Tim Henman e Jarkko Nieminen, trovavano il finlandese avanti di due set. Timbledon si è ripreso e, complice un avversario che non ha saputo dargli il colpo di grazia, è riuscito a recuperare e a vincere; di certo un Henman così falloso e scentrato non potrà fare strada nel "suo" torneo se non trova immediatamente gli automatismi e la concentrazione. I sudditi della Regina esultano anche per Andrew Murray, che ha dominato Bastl e ha fatto vedere "numeri" incoraggianti in una prospettiva post Henman.
Semaforo verde come i prati per Rafael Nadal, non ingiocabile come sulla terra ma comunque sufficientemente sciolto nei rimbalzi bassi per dominare Vince Spadea.
Il grandissimo risultato di Daniele Bracciali si aggiunge alla vittoria di Davide Sanguinetti nel derby tricolore contro Andreas Seppi: il veterano Dado è troppo competitivo su questi campi per Andy. Subito fuori, invece, Filippo Volandri e Potito Starace: il livornese nulla ha potuto contro il serve&volley di Wayne Arthurs mentre Starace si è arreso in tre set a Elseneer. Pensando alla Coppa Davis vien da chiedersi se la scelta di affrontare la Spagna con Volandri e Starace sulla terra rossa, con un’eliminazione praticamente certa, non potesse essere sostituita da un’altra, peraltro subito scartata e bollata come una ciarlatanata da capitan Barazzutti, quella di schierare Sanguinetti e Bracciali sull’erba. Successi anche per Flavia Pennetta contro la Gagliardi e di Mara Santangelo, mentre Francesca Schiavone ha ceduto, per la terza volta su tre incontri, a Kristina Brandi. Fuori Tathiana Garbin e Maria Elena Camerin: la prima ha ceduto alla qualificata Vakulenko, mentre Maria Elena si è onorevolmente difesa contro Nathalie Dechy, testa di serie numero 16.
IV) Il duello tra guardie svizzere Safin-Philippoussis ha offerto scampoli di grande tennis. La nuova lena di Cavallo Pazzo su una superficie da lui apertamente giudicata ingiocabile sino allo scorso anno ne fa un tennista di valore anche ai Championships; del resto un talento come il suo non può che accampare scuse per non aver mai ottenuto on grass i risultati raccolti altrove, dalla terra al veloce passando per il cemento. Per parte sua "Scud" Philippoussis ha avuto molte chance di vittoria e i due tie-break hanno premiato l’inconsueta costanza e furbizia di Marat, al quale spesso è bastato giocare il colpo in più, senza cercare improbabili winner resi spesso impossibili, sul Centre Court, dai rimbalzi.
Durante la lotta tra Mark e Marat Roger Federer ha concluso un buon allenamento contro il roccioso ma ancora acerbo Ivo Minar mentre la terza testa di serie Lleyton Hewitt ha visto in faccia l’eliminazione, a dispetto della vittoria in quattro set sul promettente Jan Hernych. Rusty, tra i primi tre favoritissimi, resta decisamente il più vulnerabile. Il prode Juan Carlos Ferrero si è salvato al quinto set contro Lee mentre Nikolay Davydenko ha alzato bandiera bianca, per un infortunio, davanti a Jonas Bjorkman dopo aver vinto il primo set. In chiusura di giornata Greg Rusedski ha mestamente abbandonato il Centrale ben dopo le 21, sconfitto in quattro tirati set dall’indecifrabile Joachim Johansson.
Nel torneo delle donne classica parata di stelle: Davenport, Clijsters, Mauresmo, Dementieva, Myskina, Likhovtseva si sono a malapena tolte la tuta. Chi invece ha penato sino all’ultimo è stata Svetlana Kuznetsova, messa alle strette da una ragazza che le assomiglia molto nel gioco, l’indiana Sania Mirza. Questa Mirza ha i numeri per entrare nelle prime dieci.
Ottime notizie dagli azzurri, in una delle spedizioni migliori degli ultimi dieci anni nell’appuntamento dello Slam che ci regala meno soddisfazioni. Roberta Vinci ha infatti superato il secondo turno battendo con autorità la lussemburghese Kremer e Antonella Serra Zanetti ha lottato sino al dodicesimo gioco del set decisivo per avere ragione della svedese Arvidsson. Successo sudato anche per la nostra numero uno, Silvia Farina, messa sotto nel secondo set da Maria Vento-Kabchi ma capace di ristabilire la gerarchia dei valori nella terza frazione.
Alessio Di Mauro ha invece terminato la sua bella avventura ai Championships, cedendo in tre set a Nicolas Kiefer: Kiwi ha le armi per giocare davvero bene sui prati e Alessio non ha potuto che imbastire una difesa, peraltro onorevolissima.
V) … è successo il patatrac. Tim Henman ha gelato il sangue nelle vene della Gran Bretagna, riuscendo a presentarsi in condizioni identiche a quelle di ieri l’altro e abbandonando i Campionati al secondo turno. Non il babau, ma Dmitry Tursunov, un bel giocatore da primi cinquanta al mondo, ha preso a pedate Timbledon. Tim l’ha presa male, ha pensato che a 31 anni il suo sogno è ormai finito accantonaot nello sgabuzzino dei fallimenti ma no, non si vuole ritirare, e il prossimo anno ci sarà. Gl inglesi si sono leggermente rincuorati grazie ad Andrew Murray, capace di far fuori in tre set il favorito numero 14 del seeding Radek Stepanek. E’ proprio dai tempi di Henman che la Gran Bretagna non sforna un atleta tanto valido.
Molta meno sorpresa, a parte quella di qualche improvvido entusiasta di corride, è stata l’eliminazione del campione di Parigi Rafael Nadal. A dispetto delle qualità (vere o supposte) di Rafa sull’erba, tra cui quella di colpire bene le palle basse, è stato sufficiente un atleta a corrente alternata ma dal gioco efficace sul verde, Gilles Muller, per far tornare Nadal… sulla terra. Quanto siano reali le chance di vittoria del fenomenale ragazzino ai Championships sarebbe da discutere a lungo: non può che migliorare, sui prati, ma la tecnica non si cambia al variare della superficie. Ed è quella che pare inchiodare Nadal, almeno su questi campi.
Chi fa meno fatica all’adattamento ma che avrà comunque vita breve è Guillermo Coria, salvatosi dopo una piccola maratona contro Xavier Malisse; ancor meglio ha fatto Alexander Popp, un tipo che si sveglia solo due settimane l’anno, cioè qui a Wimbledon, e che ha chiuso per 14-12 al quinto set una battaglia di oltre quattro ore su Wayne Arthurs, annullando anche match point.
In Italia abbiamo sperato nel colpaccio, quando Mara Santangelo ha vinto il primo set, in tutta tranquillità, contro una imbambolata Serena Williams. Il sogno si è purtroppo interrotto a metà del secondo set, quando Tyson ha ingranato la marcia e accelerato quel tanto che è bastato per scrollarsi di dosso il gioco pulito della nostra valchiria. Nessuna major upsetnel tabellone femminile, se tale non si vuol considerare la sconfitta di Vera Zvonareva, mai a suo agio sul prato; Masha Sharapova ha demolito Sesil Karatancheva e Venus Williams ha concluso in due set un utile allenamento con l’australiana Pratt.
Uscita con moltissimo onore Mara Santangelo, ieri abbiamo assistito a un (mezzo) incontro divertente tra Bracciali e Roddick. Il finalista della scorsa edizione ha dovuto tenere alta la concentrazione e la percentuale di prime palle perché "Braccio", smaltita la tensione, ha lasciato andare i colpi e quel primo set, finito nelle tasche dell’azzurro, sarebbe stato tutt’altro che un furto. Per nostra fortuna Daniele non ha mollato neanche dopo aver perso la seconda frazione e ha fatto in tempo ad acciuffare il tie-break del terzo set. Il sogno vive ancora.
Niente da fare per Davide Sanguinetti, cui è stata fatale la pressione di Igor Andreev. Un passo avanti per Flavia Pennetta, che ha vinto con autorità il suo match contro la Dulko e si prepara a uno scontro difficile: la aspetta Eleni Daniilidou.
VI) Delle due, l’una. O Daniele Bracciali è un campione cui è mancata la voglia per emergere o ieri, sul Centrale di Wimbledon, ha imbroccato la partita della vita. Non ci sono altre spiegazioni per capacitarsi di un Andy Roddick messo alle corde, umiliato nei turni di servizio ("Bracciali non è alto, come faccia a tirare sempre a 220 all’ora non lo so"), dominato da fondocampo ("Appena accorciavo mi faceva un vincente di diritto, scendevo e mi passava di rovescio, da fondocampo dovevo difendere e subire") e costretto a salvare la partita con una volée in tuffo alla Becker ("Dovevo fare qualcosa di speciale per portare a casa questa partita"). Una partita che Wimbledon ricorderà, e ricorderà anche Roddick, messo in serissime difficoltà dal valore tecnico dell’azzurro, cui è mancata un po’ di tranquillità per tenere un turno di servizio nel set decisivo, dopo aver sfiorato il break in un paio di occasioni. Comprensibile: il numero 120 del mondo non può essere abituato a gestire situazioni simili.
L’amarezza per la sconfitta di "Braccio" è lenita dalla consapevolezza di avere a disposizione un talento puro, classe ’78, è vero, che però, volesse mai confermare di non aver soltanto giocato una partita da campione ma di aver finalmente preso sul serio il tennis, potrebbe diventare nel giro di un anno il nostro numero uno.
Avanza, non senza difficoltà, Lleyton Hewitt, opposto a un lucky loser (come lo era Bracciali), il gigantesco Justin Gimelstob. L’istrionico statunitense ha collezionato una serie di tuffi da cineteca e ha costretto Rusty a non mollare un punto solo, pena la perdita di un set. La solidità di Hewitt non è in discussione, che però possa bastare per fermare Roddick o Federer è arduo anche solo da pensare.
Lascia il torneo Marat Safin, di nuovo in lotta con i suoi demoni sui campi verdi: Feliciano Lopez è stato sufficiente per ricordargli che l’erba non è la sua superficie, e forse non lo sarà mai. La quasi-impresa di Bracciali (che comunque si è risolta con una sconfitta) ha oscurato quanto di poco esaltante è successo agli azzurri: Silvia Farina ha infatti ceduto alla Likhovtseva, dopo aver vinto il primo set ed essersi avvantaggiata di un break nel secondo; niente da fare per Antonella Serra Zanetti, battuta nettamente dalla bulgara Maggie Maleeva. Restano in gara due atlete: Flavia Pennetta, opposta alla Daniilidou, e Roberta Vinci, cui tocca Kim Clijsters. Al di là del buon dato di partenza, 14 atleti al primo turno, e di singole prestazioni più che onorevoli, non c’è da battere la grancassa: tutti i ragazzi sono stati eliminati tra il primo e il secondo turno e le ragazze, partite in otto, sono rimaste in due e quelle due devono ancora disputare il third round. Il rischio di veder terminata l’avventura tricolore in uno Slam con tradizionale precocità c’è, speriamo in una sorpresa…
VII) Da campione. È così che Roger Federer si è tolto dai pasticci in un gran bell’incontro ospitato sul Centrale di Wimbledon. Nicolas Kiefer ha fatto il suo ruolo, quello di un campione che riesce a giocarsela pure contro un fenomeno e, a un certo punto, pareva addirittura in grado di rovesciare le sorti del match: ma negli ultimi due giochi del quarto set il numero uno ha tirato fuori dal cilindro un paio di passanti di difficoltà undici su scala dieci.
Un sussulto di orgoglio che non è riuscito a Serena Williams, incredibilmente battuta dalla trentenne Jill Craybas. L’ex campionessa, mai in condizione in questi Championships, aveva già tremato contro la Haynes e la nostra Santangelo, che hanno solo preparato il lavoro portato a compimento dalla Craybas: alla luce di quanto abbiamo visto cresce il rimpianto per Mara, la cui impresa era possibile.
Un altro campione in difficoltà è stato il finalista del 2002 David Nalbandian, messo alle strette da 14.000 tifosi esagitati e dal servizio-diritto dello scozzese Andrew Murray, grinta da vendere e tennis da top cinquanta nonostante i diciotto anni.
Svanita la Henmania, qui a Wimbledon è già nata la Murraymania, che però non è stata sufficiente per portare il giovane Andrew alla vittoria nonostante un vantaggio di due set. Ci si è soffermati sull’esagerata attenzione nei confronti di questo ragazzo e sul tifo scomposto, poco inglese, durante le sue partite. È senz’altro vero che, Queen’s e Wimbledon a parte, Murray ha ancora tutto da dimostrare, su altre superfici e in altre nazioni, ma la verità è che lo scozzese ha le armi per diventare un giocatore vero. Senza l’infortunio di ieri, o i crampi contro Johansson nel pre-Wimbledon, l’avremmo visto compiere ulteriori imprese. Non c’è motivo per pensare che non possa ripetere la carriera di Tim Henman, nonostante le caratteristiche tecniche siano opposte.
Lleyton Hewitt rischia qualcosa contro Taylor Dent, sempre che il bamboccione americano si applicihi e tenga alta la percentuale di prime palle; a seguire una finale anticipata e una rivincita del match di Parigi tra Kim Clijsters e Lindsay Davenport. Il programma del Centrale si chiude con Roger Federer opposto a Juan Carlos Ferrero.
VIII) Sta ritrovando il suo tennis, Roger Federer, e per gli altri son dolori. Su un Centrale la cui erba è ormai gentile anche per chi preferisce scambiare da dietro, Juan Carlos Ferrero ha potuto giocare il suo onestissimo match da ex numero uno del tennis su terra ma nulla ha potuto quando Rogi ha deciso di affondare il coltello, chiudendo scambi da ogni posizione, di diritto e di rovescio, o con volée taglienti.
Un Federer così appare fuori portata per tutti, anche per quell’Andy Roddick che ci si ostina a considerare pericoloso rivale più per la nomea del torneo che in virtù di effettive possibilità dello yankee di impensierire il Maestro. Roddick ha vinto d’autorità (e di servizi) il suo ottavo di finale contro Guillermo Coria giocando né meglio né peggio di quanto aveva fatto contro il nostro Bracciali, cui è mancato davvero poco per l’impresa della vita.
Un possibile elemento da semifinale, Mario Ancic, ha salutato anzitempo la compagnia a beneficio del meno spagnolo degli spagnoli, Feliciano Lopez. SuperMario ha fatto cilecca con la battuta, ma questi passi falsi, piuttosto frequenti nella giovane carriera del baby Ivanisevic, fanno sorgere un dubbio: sarà proprio lui l’erede di Goran?
Lleyton Hewitt non ha lesinato energie: contro il tennis a corrente alternata di Taylor Dent ha dato tutto, come sempre, mostrando da una parte il tradizionale, categorico rifiuto di perdere, dall’altra evidenti limiti di rendimento che non possono far pensare a un suo bis ai Championships. Nemmeno David Nalbandian avrebbe le carte in regola per ripetere la finale del 2002, persa proprio da Hewitt, ma l’argentino, dopo aver ringraziato Murray, ringrazia Richard Gasquet, cui è toccata una giornata storta ma al quale manca ancora l’intelligenza per scalare una marcia se il braccio non collabora.
Il sempreverde Sebastien Grosjean ha trovato un altro risultato da incorniciare facendo suo un match tutt’altro che affascinante contro il burbero Dmitry Tursunov: gran lotta e crollo del sovietico d’America nel quinto set, di fronte alla maggior freschezza del francese d’America (entrambi hanno lasciato la patria per crescere negli States).
Successi tutt’altro che scontati anche per Fernando Gonzalez su Mikhail Youzhny, non avendo mai Mano de Piedra mostrato talenti sul verde, e per il falso terraiolo Thomas Johansson, un solidone dai colpi molto svedesi, ottimo su questi campi (questo lo si sapeva) e bravissimo a imbrigliare il serve&volley di Max Mirnyi, che mai ha raccolto quanto dovuto a Wimbledon.
IX) Maria Sharapova e Lindsay Davenport sono le reginette del lunedì della seconda settimana, per molti il miglior giorno del torneo. Masha ha calpestato Nathalie Dechy, mentre chi si attendeva una rivincita di Kim Clijsters contro Giunone non aveva fatto i conti con la pesantezza dei colpi dell’americana su questo suolo. Nello scontro tra russe Elena Dementieva non ha tradito le attese: nonostante un match point a favore ha lasciato strada ad Anastasia Myskina. Il miglior gioco sul “verde” lo sta però mettendo in mostra Amelie Mauresmo, trasformatasi per due set in una giocatrice di rete contro Elena Likhovtseva. Troppe, però, le delusioni date da Amelia per concederle credito in vista della finale. Da segnalare una vendetta di famiglia: Venus Williams ha demolito un’acciaccata Jill Craybas, rea di aver eliminato la bolsa Serena dal torneo.
Con la sconfitta di Flavia Pennetta l’avventura dell’Italia a Wimbledon è terminata. Troppo evidente il divario tra la nostra giovane atleta e Mary Pierce per poter sperare in una sorpresa. Mary e Flavia giocano un tennis simile ma le botte di Mariolona, da sempre peraltro più a suo agio su altre superfici che non questa, hanno messo da parte le speranze dell’azzurra di entrare nelle last eight. Il torneo della Pennetta resta comunque incoraggiante, impreziosito dalla vittoria sulla Daniilidou: del resto l’erba non è il fondo preferito da Flavia e attendiamo fiduciosi conferme nei prossimi appuntamenti, Us Open su tutti. Probabilmente non abbiamo trovato una campionessa da top ten, ma una ottima giocatrice da prime venti del mondo sì.
X) Venus Williams è l’ospite Vip di questi Championships. Contro pronostico e tradizione degli ultimi anni, la Venere nera ha guadagnato la semifinale nel "suo" torneo facendo a pezzi il gioco "tira e corri poco" di Mary Pierce. Con il successo sulla francese si prospetta una semifinale affascinante: nell’altro quarto di finale, infatti, Maria Sharapova ha faticato, si è fatta aiutare anche dal nastro ma alla fine ha piegato la resistenza di Nadia Petrova. Un altro passo verso la riconferma del titolo, anche se la sorella di Serena ha propositi di vendetta sulla Barbie siberiana e soprattutto il tennis per batterla.
Nella seconda semifinale le "anziane" Lindsay Davenport e Amelie Mauresmo si contenderanno il biglietto per il match clou di sabato. Giunone si è sbarazzata di Svetlana Kuznetsova, i cui limiti tecnici divengono palesi quando la potenza non le basta, mentre la maga Amelia, che sta mostrando il miglior tennis, non si è fatta impensierire da Anastasia Myskina. C’è da star certi che il pensiero di essere vicini alla finale giocherà il suo ruolo, nella testa della termebonda Mauresmo.
Dopo il women’s day, il men’s day. Dai quattro incontri di oggi usciranno i quattro semifinalisti: Lleyton Hewitt parte favorito contro l’outsider Feliciano Lopez, stesso dicasi per Andy Roddick, abituato a battere Sebastien Grosjean sull’erba (anche se è quella del Queen’s). Sul campo numero uno non si vede come Fernando Gonzalez possa impensierire il bicampione Roger Federer mentre il duello meno interessante, quello tra Thomas Johansson e David Nalbandian, è aperto a ogni risultato.
(a cura di Federico Ferrero)