Finalmente arriva la versione 16×19 di uno dei modelli più apprezzato dall’agonista tradizionale. Gran controllo e precisione, grazie ad una notevole stabilità all’impatto. Richiede molta attenzione la scelta della corda.“Confesso che ho vissuto” diceva un personaggio famoso nella sua biografia. “Confesso che ho goduto” dico io, dopo la prova della nuova Wilson Blade 16×19.

Mi aspettavo una prova tosta, dopo l’ostica versione 18×20, e difatti l’avevo ammorbidita montando un monofilamento (piuttosto morbido), il Polybreak che più burroso non si può, e la scelta mi ha restituito sensazioni da gourmet della racchetta.
Impatto solido, stabile, ma che più pastoso non si può. La palla esce via con una facilità e un controllo quasi illegale, una sensazione di piacevole voluttà, la stessa di un Poldo Sbaffini che ingolla il più buono degli hamburger.
La qualità principale rimane questa, una sensazione di stabilità unita a dolcezza, ogni santa volta che si colpisce la sfera gialla.

Rispetto alla 18×20, l’impatto rimane pieno, ma la differenza è che la palla cammina decisamente di più e la permissività è decisamente migliore. Sicuramente merito del reticolo più aperto e del differenziale (2 punti) di rigidità, rispetto alla sorella “cattiva”. Proprio a livello di “cattiveria”, la pesantezza di palla delle due rimane piuttosto simile: se colpita piena, il suono è di quelli che fa male. Un boom onomatopeico stile vecchie serie di Batman, mentre lo “swishhhh” è quello del back stile classico, che sibila via come un serpente. Detto che da fondo i colpi di sbarramento sono da picchiatore sudamericano, a rete la Blade si trasforma in una signorina gentile: la mano educata troverà sicuramente profitto, si tocca di fino bene e con gusto, mentre sopra la testa, il peso in avanti fa uscire sberloni sonori: badabaaam. Anche il servizio è niente male: il cannon ball è pesante, lo slice intrigante, se caricate bene le ginocchia, il kick salta via volentieri.

“E che è, il Sacro Graal delle racchette?” mi chiederete.
Ci sono comunque delle controindicazioni da annotare: la maneggevolezza è discreta, anche se nei cambi di direzione, soprattutto in difesa, il peso in testa si fa sentire. Così come, durante un match che si allunga sopra l’ora e mezzo, il braccio allenato deve farsi sentire. Perché rimane comunque un telaio massiccio da muovere, non difficilissimo ma comunque una agonistica “moderna”, con il plus della spinta di una vecchia Pro Staff.

A chi la consigliamo
Chi potrebbe essere l’utente tipo di questo bell’attrezzo? Sicuramente un giocatore agonista, ma se la 18×20 rimane indicata per un terza e dintorni (come minimo), la 16×19 può essere la valida compagna di ogni quarta con velleità, il giovanotto che tira fortissimo ma non digerisce la profilata, l’over in forma, aggressore delle reti altrui, il giocoliere dell’uno-due, servizio e dritto. E perché no? Anche lo junior con ambizioni.

La corda ideale
Proprio per la duttilità d’uso, non ci stanchiamo di ripetere che le corde sono un aspetto fondamentale per l’uso proprio di questo telaio. A noi è piaciuto immensamente l’accostamento con il Gosen Polybreak che aggiunge pastosità e precisione, pertanto rimarremmo su un monofilamento morbido (se siete ottimi agonisti) oppure un multifilamento che offre maggior comfort e spinta. Non salite con la tensione sopra i 23-24 kg, tranne eccezioni particolari.

Giudizio finale
Tra le agonistiche di stampo tradizionale, sarà sicuramente una bestseller perché offre gran controllo senza obbligare ad un impatto troppo duro. Le nuove versioni sono tutte più confortevoli e questo aiuta chi non vuole passare alle profilate e alle tubolari, preferendo sezioni più squadrate e perfino ovali meno maggiorati, per “sentire” meglio il colpo e privilegiare controllo e precisione rispetto alla potenza e facilità di manovra. La Blade in versione 16×19 (lasciate perdere la 18×20 salvo rare eccezioni: non vi dà quasi niente di più in termini di controllo ma spingere è un’impresa) permette di giocare a tutto campo con buona manovrabilità e compromessi eccellenti che vanno però mantenuti cercando la corda giusta e soprattutto cambiandola quando ha perso le sue caratteristiche iniziali. Su questo tipo di racchetta, la corda “morta” è davvero un handicap (quindi, arrivati al massimo a 15 ore, tagliate!).

Test in laboratorio
La Blade 16×19 graficamente è uguale alla 18×20, anche se il nero diventa più lucido, il fregiato verde, decisamente brillante.
Il piatto è un classico 98 pollici quadrati, con un peso di 318 grammi incordata, profilo da 21,5 mm costante e un bilanciamento a 32,5 centimetri che fa sentire la testa della racchetta bella tosta.

Test in campo
Lorenzo, 43 anni, classifica 3.5
Che belle sensazioni. E’ un peccato che sia invecchiato e che da quattro anni ho riposto nel solaio le varie Pro Staff, Prestige, eccetera eccetera. Mi accaserei con la Burn; con questa al massimo una serata, ma di quelle piene di nostalgia (anche se va detto che rispetto alle versioni di qualche anno fa sono certamente più indulgenti, soprattutto se incordate a dovere e se il braccio è bello allenato. Insomma, il giocatore di club o il quarta che spinge poco deve, sottolineo, deve affidarsi a telai come la Burn: quello che guadagni è molto di più di quello che perdi.

Bianco, 53 anni, classifica 3.5
Con la Blade S ho svoltato, adesso i miei pallonetti cadono sulle righe e non ce n’è, così per sfizio ho provato la Blade normale, ma per me è un macigno: tanto io non devo tirare forte, anzi, più piano tiro, meglio è…

Giovanni, 34 anni, classifica 3.2
Presa! Punto e basta! Come fai a resistere quando ti trovi davanti ad un telaio tradizionale dove”senti” ancora il colpo sulle corde e hai la sensazione che se l’impatto è corretto andrà esattamente dove l’avevi indirizzata e che… sarà anche merito tuo! Un telaio che ti trasmette fiducia, tanto controllo ti restituisce: anche sul 4 pari al terzo prendi un rischio con la convinzione che non sbaglierai.

Fabio, 17 anni, classifica 3.3
Che bella! Venivo da un telaio simile ma la penetrazione dei colpi e la facilità di uscita della palla è molto migliore con questa Blade. Se “pesto da fondo” faccio sbarramento pesante e se mi accorciano, chiudo con il bimane. Mi piaceva anche la Burn, ma con questa controllo sicuramente di più i colpi. Presa assolutamente.

Roberta, 36 anni, classifica 4.3
Mi piace! Io gioco di pressione, drittone a uscire e back di contenimento. Con questa, se mi sposto bene, faccio i buchi per terra e se arrivo in ritardo trovo comunque che la palla va di là con una certa profondità. Anche il servizio va alla grande: una botta di prima e via! Al sociale saranno in tanti a piangere.

Claudio, 46 anni, classifica 4.2
Pastosissima, goduriosa, precisa, un cecchino. E’ un po’ ostica da manovrare, soprattutto a braccio stanco sembra molto più pesante dei suoi 320 grammi. Diciamo che se avessi avuto dieci anni in meno l’avrei adottata subito, adesso ci devo pensare su. E’ un po’ come una bella donna, ma da frequentare ogni tanto.

Giuliana, 54 anni, ex agonista (B2)
Mi ricorda un pochino la mia vecchia Pro Staff Original con cui giocavo ai bei tempi di Chris Evert: apri in tempo, impatti davanti di pieno piatto ed escono dei missili. Ora non è più il momento, ma le belle sensazioni restano. Sono cose belle, ma ora torno al mio padellone.