Fra i tanti pregi di Andy Murray ce n’è uno che manca agli altri Fab Four: quello di dire quasi sempre le cose come stanno. Quando gli argomenti diventano scomodi, gli altri big preferiscono celarsi dietro quintali di frasi fatte, sacrificando tante idee in favore di quel noiosissimo “politically correct” tanto caro all’immagine e agli sponsor, e quindi diventato fedele alleato nelle conferenze stampa. Il britannico, invece, ama parlare senza paura, perdendo volentieri qualche saluto a favore della verità. La sua lotta al doping è nota da tempo, ne ha parlato apertamente un sacco di volte, ed è tornato sull’argomento in un’intervista rilasciata nella giornata di ieri al The Times, e puntualmente ripresa da tutti i media britannici e non solo. In questo caso non si parla di doping vero e proprio, ma del percorso di rientro dei giocatori sospesi, immediatamente legato al nome di Maria Sharapova, che al ritorno nel Tour troverà ovunque le porte spalancate. Secondo Murray non è corretto avere sconti sotto forma di wild card. “Penso che chi è stato sospeso per doping debba lavorare seriamente per tornare al top”, ha detto il numero uno del ranking ATP. Il messaggio è chiaro: nessun aiuto a chi ha barato. Un’opinione condivisibile, ma resta comprensibile anche la scelta dei tornei, che chiudono un occhio sull’aspetto etico e puntano ad offrire il massimo ai loro spettatori. “La maggior parte dei tornei cercherà di ottenere il meglio per loro stessi. Se pensano che avere dei nomi importanti gli possa permettere di vendere più biglietti, faranno il possibile per averli”. Come ha accennato Murray, sarà curioso vedere il comportamento degli organizzatori del torneo di Wimbledon, dove l’integrità ha sempre un ruolo fondamentale. “La Sharapova avrà la chance di ricostruirsi un ranking per entrare di diritto in tabellone (le servono circa 600 punti, ndr), ma se non ce la facesse sarebbe il torneo a decidere se darle o meno una wild card. Sono certo che prima di prendere una decisione ci penserebbero a lungo, valutando bene gli effetti che il gesto potrebbe avere sull’opinione pubblica”.
We officially announce the Wild Card for the 3 times Rome's Champion @MariaSharapova into the main draw of #ibi17! #tennis #WTA #Sharapova pic.twitter.com/bxrPrjI6fJ
— Internazionali Bnl (@InteBNLdItalia) 1 marzo 2017
L’ETICA DIMENTICATA
Una valutazione attenta che invece sembrano non aver fatto le altre manifestazioni, che subito dopo l’annuncio della riduzione della squalifica hanno iniziato il toto-Sharapova, provando ad aggiudicarsela a suon di wild card. Prima ce l'ha fatta Stoccarda, dove fino al martedì "Masha" non potrà nemmeno entrare nell’impianto mentre all’indomani lo potrà fare da star, poi il Premier Mandatory Madrid (con tanto di Tie-Break Tens) e quindi Roma. L’annuncio di una wild card per la russa, tre volte vincitrice al Foro Italico (2011, 2012 e 2015), è arrivato stamattina da parte degli account social degli Internazionali d’Italia, anche se la sua presenza era già stata data per certa da un pezzo. Già il 10 gennaio, giorno del "sì" a Stoccarda, il sito FIT scrisse che dopo il Porsche Open la russa sarebbe stata anche a Roma, preannunciando un accordo ora diventato ufficiale. Visti i precedenti di Stoccarda e Madrid, l'invito al Foro non fa così rumore, anche se – parole della russa – Roma è stato il primo evento a contattarla per offrirle una wild card. Come detto, la scelta dei tornei è da capire: forse una Sharapova in più o in meno non è sufficiente a fare la differenza, ma se per averla basta assegnarle una wild card, cadere in tentazione diventa semplicissimo. Per questo, la soluzione ideale dovrebbe essere un intervento della WTA, con una regola che cancelli (o limiti) il fenomeno, visto che una giocatrice come la Sharapova, dato lo status di vincitrice Slam, può ottenere tutti gli inviti che vuole. Tuttavia, negli ultimi mesi il CEO Steve Simon ha ripetuto spesso parole al miele nei confronti della russa, parlando di “punizione molto pesante” e desiderio di “riaverla presto nel Tour”, segno che WTA e tornei sono sulla stessa lunghezza d’onda: squalifica dimenticata, porte aperte e tappeto rosso. Con buona pace di un’etica (ormai dimenticata) che suggerirebbe l’esatto contrario.