Uno stratosferico Fabio Fognini, il migliore di sempre, rimonta due set a Rafael Nadal e conquista gli ottavi allo Us Open. Un'impresa da leggenda per il contesto, l'atmosfera e il modo in cui è maturata. La gente ha visto il vero Fognini. E' la svolta di una carriera? 

“I'm happy. Thank you guys”.

Non sapeva cosa dire nemmeno lui. Fabio Fognini ha una presenza di spirito eccezionale. Trova sempre le parole, a volte giuste, a volte sbagliate. Ma stavolta era rimasto senza, come cantava Ligabue ormai 17 anni fa. Quando Darren Cahill ha provato a porgli qualche domanda, pochi minuti dopo la stratosferica vittoria su Rafael Nadal, Fabio ha realizzato cosa aveva fatto. Un'impresa che passerà alla storia del tennis italiano. Un'impresa che entra di diritto nella top-5 azzurra dell'Era Open, se non oltre. Sullo stesso campo dove Nadal aveva espresso il miglior tennis della sua vita, nel 2010, Fognini lo ha maciullato alla distanza. La sua miglior partita di sempre? Forse, non importa, chissenefrega. Resta la libidine estrema per aver battuto una leggenda, nel campo più grande del mondo, in una Night Session che aveva già rischiato lo shock con la quasi eliminazione di Serena Williams. Buona parte degli spettatori, con la pancia piena, hanno lasciato l'Arthur Ashe pensando che per Rafa sarebbe stato un match di routine. Balle. Fognini ha premiato tutti quelli che sono rimasti lì, fino all'1.27 del mattino, e si sono goduti ogni singolo punto del 3-6 4-6 6-4 6-3 6-4 con cui ha acciuffato gli ottavi dello Us Open, prima volta in carriera. Ma questa vittoria vale di più, può essere lo spartiacque di una carriera. Quando Andreas Seppi ha battuto Federer in Australia (curiosamente, anche quel match era terminato intorno alle 7.30 italiane) c'era la sensazione di punto d'arrivo, di impresa irripetibile. Stavolta no. Per Fognini può nascere una seconda carriera, ancora più bella, ancora più splendente. Ha appena 28 anni, è in condizione fisica impressionante, e nelle 3 ore e 40 minuti di partita ha scrostato la vernice che lo vuole “Brontolo”, debole sul piano mentale, persino autolesionista. Sotto di due set e un break, senza nulla da perdere, ha iniziato a bombardare Nadal con missili surreali quasi irrazionali. Aveva l'occhio della vittoria, non della speranza. Con quegli occhi lì, non si può perdere una partita. Men che meno se gli rifili 70 (dicasi: settanta!) colpi vincenti.


L'AUTORE DI UN CAPOLAVORO

Sotto di un break anche nel quarto, ha iniziato a giocare come solo in paradiso. Il taccuino ha perso il conto dei momenti chiavi, e allora tanto vale scrivere a briglia sciolta, proprio come farebbe Fabio. Ricordiamo il dritto in corsa, stavolta non in direzione incrociata, ma con ficcanti lungolinea. Senza dimenticare il rovescio: sui pallettoni di Rafa lo abbiamo visto aggredire la palla in fase ascendente, manco fosse Novak Djokovic. Un dominio tecnico da strabuzzare gli occhi, da farci domandare se fosse tutto vero. E poi c'è stato il quinto set. Un film, un'altalena di emozioni che deve aver messo a dura prova le coronarie di papà Fulvio, genitore appassionato e legatissimo al figlio. Un genitore che è rimasto al suo fianco in ogni momento, anche nei più brutti, è che qualche anno fa ci fece una confidenza: “La vittoria che mi commuoverebbe? Contro Nadal sul Centrale di Parigi, anche perché Rafa è uno dei pochi amici veri di Fabio nel circuito”. In questi anni è cambiato qualcosa, Parigi si è trasformata in New York e va bene lo stesso, forse anche meglio. Perché Fabio arrivava da una stagione di alti e bassi, tenuta a galla da qualche buon risultato (dove sarebbe finito senza le finali a Rio e Amburgo?) ma nel complesso inferiore al 2013 e al 2014. Adesso cambierà tutto, anche nella percezione della gente, soprattutto i detrattori che lo avevano preso di mira, accanendosi contro le sue fisime (lanci di racchette, qualche parolina di troppo, atteggiamenti non sempre impeccabili). Ma un conto è criticare, un conto è dare contro a prescindere, sezionando ogni suo comportamento. Fabio ha commesso i suoi errori, come tutti, e sarà il primo a non chiedere l'amnistia per questo risultato. Ma da domani resterà “quello che ha battuto Nadal, sul Centrale di New York, rimontando due set di svantaggio”. Insomma, l'autore di un capolavoro.


 
IL MIGLIOR GAME DELLA SUA VITA
Non ce ne vorrà Flavia Pennetta, sua fidanzata da un paio d'anni, ma questo exploit supera anche il suo del 2009, quando batté Vera Zvonareva su questo stesso campo, in sessione serale, annullando sei matchpoint. Fu eccezionale, ma “Fogna” ha fatto di più. Si è ribellato alla sconfitta contro un mito vivente, con cui i rapporti non sono più idilliaci. E' rimasto mentalmente nel match e ha offerto la versione più genuina di sé. Possiamo sbagliare, ci mancherebbe, ma siamo convinti che il vero Fognini sia questo. Talmente concentrato sull'obiettivo, talmente motivato, che si è dimenticato di arrabbiarsi, polemizzare, innervosirsi. Certe scene sembrano frutto di un cliché, come se la gente si aspettasse lo show e lui si sentisse quasi obbligato. Poco spontaneo, insomma. Stavolta aveva uno sguardo sincero, senza maschere, focus sull'obiettivo. In caso contrario, non avrebbe mai potuto vincere un quinto set da infarto, con sette break consecutivi (dall'1-1 al 5-4), con Nadal cocciutamente in gara, ancora stizzito – molto – per la polemica di un mese fa ad Amburgo. Ha giocato al 300%, avrebbe donato un braccio pur di vincere. Ma Fognini era più forte di lui. Sul 4-3 e servizio, si è giocato un game di 10 minuti in cui Nadal ha dato anche quello che non aveva: ha cancellato due palle del 5-3 con due punti fantastici, ha resistito quando Fognini lo bombardava (perdonate la monotonia, ma non ci sono altre parole…) e si è preso il 4-4. In altri tempi l'azzurro sarebbe uscito dal match, magari con qualche improperio a corredo. Stavolta no. Non era necessario un luminare di psicologia per sapere come sarebbe andata. Bastava uno studente universitario per decifrare un body language inedito. Ma forse neanche lui avrebbe immaginato di giocare il miglior game della sua vita: 4-4 al quinto, Nadal al servizio. Tre dritti lungolinea, uno più bello dell'altro, e un terrificante rovescio incrociato, gli hanno dato il quarto break consecutivo. A quel punto non poteva più perdere. E infatti non ha perso. Si è goduto gli attimi dopo l'ultimo punto, non sapeva come festeggiare, è sembrato quasi un divo del wrestling. Nadal è andato via, a testa bassa, poco incline ai complimenti, ha firmato gli autografi di rito (lo fa dopo ogni sconfitta) e le telecamere lo hanno pizzicato, a testa bassa, mentre prendeva la via degli spogliatoi. In solitudine. Scene che potrebbero passare alla storia. Per adesso, nella storia ci entra Fabio Fognini da Arma di Taggia. E il suo torneo non è finito: in 48 ore dovrà smaltire la sbornia e trovare la giusta concentrazione per battere Feliciano Lopez, giustiziere di Milos Raonic. Curiosamente, non si sono mai affrontati. Ma c'è sempre una prima volta per tutto. Anche per battere Rafa Nadal in questo modo.

 

US OPEN 2015 UOMINI – Terzo Turno

Fabio Fognini (ITA) b. Rafael Nadal (SPA) 3-6 4-6 6-4 6-3 6-4