AUSTRALIAN OPEN – Lo svizzero vince una dura battaglia contro Tomas Berdych, mostrandosi più freddo nei tie-break. E’ la sua prima finale Slam. “E adesso datemi Federer!”
Stanislas Wawrinka non aveva mai raggiunto una finale Slam

Di Riccardo Bisti – 23 gennaio 2014

 
C'era bisogno di una storia anche in campo maschile. Dopo quella di Dominika Cibulkova tra le donne, gli story-tellers hanno trovato soddisfazione in Stanislas Wawrinka, pure lui alla prima finale Slam grazie al successo su Tomas Berdych, battuto in una sfida decisamente equilibrata con il punteggio di 6-3 6-7 7-6 7-6. C’è stato un break in tutta la partita, poi Wawrinka ha avuto più fortuna (o bravura?) alla lotteria del tie-break. “Non abbiamo giocato benissimo, mentre siamo stati quasi perfetti al servizio – ha detto lo svizzero, che non smetteva di sorridere – durante i tie-break, il mio obiettivo era cercare di essere più aggressivo di lui. A un certo punto ho avuto l'impressione che fosse un po’ stanco ed anche nervoso. Mi ha regalato qualche punto di troppo”. Più fatalista la visione del ceco, decisamente seccato. “Non mi è mancato nulla. Se avvertissi la differenza con Stan, mi sentirei un genio. Ho vinto appena un punto meno di lui, ho adottato la tattica giusta. Il problema è che i tie-break sono una lotteria. Inizio ad essere seccato nel perdere le partite così. Mi capita spesso di perdere al tie-break, sicuramente è qualcosa in cui dovrò migliorare”. Di solito, le sfide tra i due sono piuttosto equilibrate. Hanno un tennis piuttosto simile, anche se Wawrinka ha un filo di tecnica in più, compensata dalla potenza di Berdych. In questa semifinale, le differenze si sono praticamente annullate. Fosse stato un match di pugilato, sarebbe finito in parità. In tre ore e ventuno minuti, Wawrinka si è aggiudicato 143 punti contro i 142 di Berdych. Non siamo arrivati al Paradosso di Simpson (lo sconfitto che vince più punti dell’avversario), ma ci siamo andati vicino. Per rendere l’idea dell’equilibrio, entrambi hanno commesso lo stesso numero di errori (49) e hanno ottenuto la stessa velocità massima al servizio (134 miglia orarie). Berdych ha tirato tre vincenti in più (60 contro 57). Insomma, questa partita ha certificato, ancora una volta, che non tutti i punti sono uguali.
 
Wawrinka è stato più bravo in quelli importanti. E’ partito meglio, ottenendo l’unico break della partita nel primo set. Berdych gli ha scippato il secondo set, e forse in quel momento avrebbe potuto rovesciare la sfida. Invece il servizio è diventato sempre più dominante. E quando la palla è diventata di fuoco, e il braccio dei giocatori avrebbe dovuto essere di ghiaccio, Berdych si è perso nei meandri di una psiche piuttosto debole. Nel tie-break del terzo, un mortifero doppio fallo ha regalato a “Stan the Man” il mini-break decisivo. Quando ha avuto la chance di restituirlo, ha sbagliato una facile risposta al servizio su una tremebonda seconda di servizio. Stessa storia nel tie-break del quarto. Altro doppio fallo, altro mini-break, bye bye finale. L’impressione è che Berdych avrebbe dovuto avere un margine maggiore per vincere la partita. Nella volata, quando c’era da alzarsi sui pedali, lo scatto di Wawrinka è stato più bruciante. Quando i due erano in salita, Berdych ha provato a scattare soltanto una volta, come Claudio Chiappucci ci provava contro Miguel Indurain. Sul 4-4 al terzo, si è procurato la sua unica palla break. Ma Stan ha reagito con un servizio vincente che ha dato il là al “Come On!” più forte della serata, foriero di un ironico sorriso di Tomas. La differenza, in fondo, è stata tutta qui: Stanislas è certamente un tennista migliore, ma non gioca così meglio rispetto a due-tre anni fa. Semplicemente è maturato, è diventato un grande agonista. Il suo tatuaggio sul braccio, con la mitica frase di Samuel Beckett “fallisci meglio” gli è tornata utile. Dai e dai, il fallimento è diventato un successo.
 
“Non mi aspettavo di giocare una finale Slam – ha ammesso – però ho capito di esserci molto vicino già dopo lo Us Open, in cui avevo perso una dura semifinale contro Djokovic”. Adesso, ovviamente, gli occhi sono puntati sul Super Classico tra Federer e Nadal. Di solito i giocatori sono restii a dire chi preferirebbero affrontare. In questo caso non è così. “Ho un record negativo sia contro Federer che contro Nadal. Ma sarebbe bello giocare una finale tutta svizzera contro Roger”. Ipotizzando che ci sia davvero una finale contro Federer (sarebbe il primo derby svizzero della storia), gli hanno chiesto in quale angolo si siederebbe Severin Luthi. “Senza dubbio in quello di Federer. E’ il suo allenatore. Mi sta aiutando da tempo, soprattutto negli ultimi due anni e mezzo. Ma è così solo perché Roger è gentile e gli consente di farlo, gli permette di seguire i miei match”. Di sicuro non partirà battuto, perché la vittoria su Djokovic gli ha mostrato che una serie negativa si può ribaltare in qualsiasi momento. “Devo prendere fiducia dal mio attuale livello. Sto giocando il mio miglior tennis. Mi muovo bene, sono aggressivo, sto servendo alla grande. Fino ad ora ho sempre trovato la soluzione. Ecco, dovrò trovare la soluzione ancora una volta”. Non sappiamo se la troverà: di sicuro ci proverà fino all’ultimo punto. 

AUSTRALIAN OPEN 2014 – SEMIFINALI UOMINI
Stanislas Wawrinka (SUI) b. Tomas Berdych (CZE) 6-3 6-7 7-6 7-6
Roger Federer (SUI) b. Rafael Nadal (SPA) venerdì alle 9.30 italiane, diretta Eurosport