Il campione dello Us Open ha applaudito la scalata al numero uno di Andy Murray, spiegando come secondo lui il ranking ATP non menta mai. Non lo fa nemmeno nel suo caso: può battere tutti e vincere qualsiasi torneo, ma gli manca la costanza di farlo per 10 mesi e mezzo.

I complimenti di Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer erano già arrivati, via Twitter, da tempo il canale di comunicazione preferito dei tennisti (anche se Murray non lo usa da mesi), ma alla nuova leadership nel ranking ATP mancava l’omaggio di Stan Wawrinka. Che ovviamente non si è fatto attendere troppo. Lo svizzero ne ha parlato a Londra, alla vigilia della serata di gala di lancio delle ATP World Tour Finals, che è servita anche per la consegna degli ATP Award 2016. “Andy – ha detto l’elveticoè un giocatore speciale, fa parte dei Big Four e da tantissimi anni lotta per vincere i tornei del Grande Slam. Non si può certo dire che nessuno se lo aspettasse in vetta alla classifica. La classifica non mente mai, e penso che si sia pienamente meritato il ruolo di numero uno, vincendo più di chiunque altro nel corso dell’anno. Ha gestito molto bene la pressione vincendo Wimbledon e l’Oro Olimpico, e sono sicuro che gli piacerebbe molto chiudere con il titolo all’O2 Arena”. Murray è il più vecchio giocatore a diventare per la prima volta numero uno da oltre 40 anni, dai tempi di John Newcombe. Normale pensare se Wawrinka, che ha due anni in più del britannico, potrà mai farcela. “Non credo, ho già 31 anni. So di poter vincere ogni torneo e poter battere chiunque, ma se voglio puntare al numero uno ho bisogno di farlo con molta più costanza nel corso dell’anno. Al momento sono ancora molto lontano”. Ha ragione: per fare un paragone col ciclismo, lui è uno da classiche di un giorno, da grandi tornei, mentre per salire in vetta al ranking bisogna essere gente da corse a tappe. Probabilmente non lo diventerà mai, ma va comunque tenuto in considerazione per il titolo in tutti i grandi tornei. E le ATP World Tour Finals non fanno eccezione.