E' durato poco meno di due set il sogno dei francesi. Volevano rivedere un transalpino in finale a Parigi dopo 27 anni, dopo l' indimenticato e indimenticabile Henri Leconte, battuto da Mats Wilander nel 1988. Poco meno di due set, il tempo per Stan Wawrinka di ridestarsi dal sonno della paura di vincere, un cocktail che genera mostri. La paura di aver ottenuto la sua prima finale al Roland Garros con sin troppa facilità. La paura di essere finalmente arrivato, non importa se così tardi, al livello dei più forti. O del più forte. Fino al 6-3 4-2, Jo Wilfried Tsonga è relegato a mera comparsa. Sulla falsariga di Roger Federer due giorni or sono. Dopo la sporadica parentesi di tre palle break ottenute in apertura è messo ai teloni da uno Stan che recita il solito, splendido, copione di rovesci incrociati alternati a rovesci lungolinea alternati a randellate inaudite di dritto. Gioco facile, per lui, ottenere il break al quarto gioco e non correre pericoli. Anche grazie al servizio. Con Tsonga che non riesce a mettere in piedi una risposta decente che sia una. Wawrinka è lì, sopra una nuvola. E non ha intenzione di scendere. Anche nel secondo set, distribuendo delizie su delizie, prende il largo. Togliendo il servizio ad uno sconsolato Jo sin dal primo game. Ma all'improvviso, l'incoscienza. Sul 4 a 2, Stan, colto dal dubbio, dal caldo (più di 30 gradi sul Philippe Chatrier) e della paura, riesuma un oramai spento Tsonga. Due doppi falli due ed ecco il contrebreak. Tra canti e inni di gloria del pubblico, fino a quel momento in religioso silenzio. Stan può rimediare a tanto vilipendio: nel decimo game ha ancora cinque palle break. Il francese piazza la prima su ognuna e ci si rifugia quindi nel tie break.
L'OMBRA, POI IL SOLE ALL'IMPROVVISO
Un tiebreak giocato in maniera surreale, dallo svizzero. Certo, Tsonga ci mette del suo, con le sue sventagliate di dritto. Ma non un afflato, non un segno di vita da parte di Stan. Che a fari spenti nella notte racimola la miseria di un punto e vede la sua partita in bilico. Il terzo è la sagra delle occasioni sprecate, per Tsonga. Concede tre quindici in sei turni di battuta. Con Stan che nemmeno ci pensa e ci prova a impensierirlo in risposta. E dilapida sei, sanguinosissime, palle break . Due nel primo, due nel terzo e, per non farsi mancare nulla, due nel nono game. Non solo vincenti di Wawrinka ad annullarli, ma pure grossolani errori del francese. Alla fine è ancora tiebreak. Ed è sul 3 pari che, come il sole all'improvviso, Stan riemerge dall'apatia e riesuma il suo meraviglioso rovescio d'antan. Si porta 5 a 3, poi costringe quindi Tsonga all'errore procurandosi tre set point. E alla fine si porta sul 2 a 1. Le speranze di Jo sono oramai sepolte sotto i macigni del suo avversario. Svilito e affranto, il francese cede a zero il servizio in apertura di quarto set. Ci prova, fieramente, a tornare a galla. Ci prova pure Stan, a dargli una mano. Gli offre due palle break nel secondo game e quattro nel quarto. Ma Tsonga è troppo stanco. E perso per perso vuol entrare almeno nella leggenda per il numero di palle break sprecate (saranno sedici su diciassette). I titoli di coda oramai scorrono da tempo. Il set scivola via velocemente, con un commovente Tsonga che nel 7 gioco si salva dal doppio break dopo un game di venti punti. Stan chiude di lì a poco. Si porta il dito alla testa e ottiene il suo meritato posto in finale. La sua prima da queste parti. “Grande emozione per me oggi. Mi sono complicato la vita nel secondo set e mi sono innervosito. E l'ho fatto rientrare in partita. Dopo che ho perso il set ho dovuto rimanere concentrato per non farlo andare via “. Poche parole, nemmeno molto emozionate. Ma forse nemmeno Stan, in cuor suo, pensa di aver conquistato la finale per caso. E la sua seconda vittoria in uno Slam, non è mera utopia.
ROLAND GARROS UOMINI – Semifinali
Stan Wawrinka (SUI) b. Jo Wilfried Tsonga (FRA) 6-3 6-7 7-6 6-4