Dopo tante vicissitudini, Nalbandian torna al successo battendo in finale Baghdatis per 6-2 7-6. Non vinceva dal gennaio 2009…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Tutte le volte in cui ci si diletta a stilare la classifica dei più forti giocatori a non aver mai vinto uno slam, uno dei nomi più gettonati è quello di David Nalbandian. Tutta “colpa” delle memorabili vittorie back-to-back dei Master Series di Madrid e Parigi-Bercy nell’autunno 2007, in cui prese letteralmente a pallate Nadal e Federer; oppure dell’epica vittoria nella Masters Cup di Shanghai 2005, colta al termine di una straordinaria finale vinta ai danni del cannibale Federer, dopo essere stato in svantaggio di due set. Sprazzi di classe purissima che hanno fatto della “Nalba” un vero e proprio beniamino dei fautori della “terza via”, coloro i quali non limitano necessariamente a Federer e Nadal, il ventaglio delle proprie preferenze.

 

Forse qualcuno lo ha dimenticato, ma Rey David, come lo chiamano in Argentina, una finale di slam l’avrebbe anche giocata, ben 8 anni fa a Wimbledon, agli albori di una carriera che avrebbe potuto prendere ben altra piega, se non fosse stato derubato da un arbitraggio “casalingo” a favore di Andy Roddick, nella semifinale degli US Open 2003 in cui giunse a un punto dal successo. L’altro grande rimpianto della carriera del nativo di Cordoba è rappresentato dalla semifinale degli Australian Open 2006, in cui dissipò due set e un break di vantaggio nel quinto contro la rivelazione di quel torneo, Marcos Baghdatis.

 

Quattro anni e mezzo più tardi, i due si sono ritrovati di fronte in finale a Washington, entrambi provati da una serie di infortuni che hanno impedito loro di esprimere appieno l’enorme potenziale a disposizione. Il più martoriato David, non pago dei nove mesi di stop susseguenti all’operazione all’anca dello scorso anno, nel 2010 ha dovuto fare i conti con un infortunio al tendine del ginocchio che lo ha relegato in bacino di carenaggio dal mese di aprile fino all’impegno di Davis dello scorso luglio; inevitabile, quindi, il tracollo in classifica per David, precipitato al numero 117 e costretto a richiedere una wild card per prendere parte all’Atp500 di Washington.

 

Il netto successo (6-2 6-2) in semifinale su un Cilic, comunque in ripresa, lascia chiaramente intendere quali siano i propositi bellicosi di David che non sembra voler togliere il piede dall’acceleratore nel primo set della finale.

Baghdatis non sembra avere le armi per contrastare a sufficienza le straordinarie traiettorie geometriche del suo avversario che, con un break nel primo (a zero) e nel settimo game, mette in cassaforte il suo terzo 6-2 consecutivo.

 

La partita sembra potersi incanalare definitivamente verso un rapido epilogo già nel primo gioco del secondo parziale, con l’argentino che, grazie a un doppio fallo del cipriota, ha immediatamente a disposizione una palla break. Un ace consente a Marcos di salvarsi e tenere successivamente il servizio. Per la prima in vantaggio nel punteggio, Baghdatis sfrutta un piccolo passaggio a vuoto dell’avversario, autore di due doppi falli consecutivi che consentono all’isolano di allungare sul 2-0. La reazione della “Nalba” non si fa attendere. Ottiene subito il controbreak, evita di ritrovarsi sotto 1-3, salvando ben 6 palle break nel quarto game, e strappa nuovamente il servizio a Baghdatis (3-2). Quando i giochi sembrano ormai irrimediabilmente compromessi per il cipriota, ci pensa Nalbandian a rimettere in carreggiata l’avversario con una serie di errori gratuiti che regalano il controbreak (3-3) a Marcos il quale, man mano che il match prosegue, acquisisce sempre maggiore fiducia. Si procura invano l’opportunità di salire 5-3i e, infine, anche un set point sul 6-5, annullato da un fantastico cross di dritto di Nalbandian che riesce a rifugiarsi nel tiebreak. Qui David ritrova la fluidità dei colpi che aveva mostrato nel primo set e si invola sul 5-0. Baghdatis accorcia le distanze, conquistando 3 punti di fila, prima di lasciare tutto il proscenio a Nalbandian che chiude sul 7-4 e può festeggiare il ritorno al successo, un anno e mezzo dopo la sua ultima affermazione in un torneo ATP (Sidney 2009).

 

Grazie ai 500 punti di questa settimana, torna tra i primi 50 al mondo (numero 45), una posizione più consona al valore di un giocatore che si candida a essere una vera e propria mina vagante, una scheggia impazzita che potrebbe destabilizzare gli equilibri nei prossimi eventi nordamericani. Nalbandian succede nell’albo d’oro a Juan Martin Del Potro (vincitore delle due precedenti edizioni), con l’auspicio di emulare nuovamente le gesta del suo contumace connazionale tra poco più di un mese, qualche centinaio di chilometri a nord del District of Columbia, in occasione dell’ultimo slam stagionale.  

 


© 2010 “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati