Dopo il successo a Wimbledon Nadal sembra pronto per insidiare il record di Slam. Uno scenario impensabile solo pochi mesi fa…

di Fabio Colangelo – foto Getty Images

 

Chissà quanti, non più tardi di 5 mesi fa al termine degli Australian Open, sarebbero stati pronti a scommettere anche un solo euro sul fatto che Rafael Nadal avrebbe potuto battere “l’imbattibile” record di 16 tornei dello Slam che Roger Federer aveva appena stabilito. Il quadro era molto chiaro. Lo spagnolo in evidente difficoltà con i primissimi dopo il lungo stop per i problemi alle ginocchia, e lo svizzero, che se non si fosse “addormentato” per qualche minuto a New York, avrebbe festeggiato un Grande Slam a cavallo di fine 2009 e inizio 2010. Ora, a soli 162 giorni di distanza, questo quadro è completamente capovolto, ed è forse per questa sua imprevidibilità che il tennis risulta essere cosi affascinante.

 

Nadal, tornato sulla terra (battuta) ha d’incanto ritrovato il gioco e le sensazioni di due anni fa, vincendo tutti i tornei sul rosso e dominando il Roland Garros senza perdere un set. Federer invece dopo Melbourne è sembrato il peggior Federer da quando l’elvetico conquistò il primo slam 7 anni orsono (peggiore anche di quello della scorsa primavera). Si è giunti cosi a Wimbledon, dove lo svizzero è uscito clamorosamente nei quarti di finale (aveva giocato le ultime 7 finali perdendone solo una) lasciando via libera a Nadal, che dopo qualche apprensione nei primi turni, ha conquistato il suo ottavo titolo dello Slam. E’ vero che per superare il record di Roger il maiorchino dovrebbe far suoi ancora 9 major (tanti), sperando che Federer non ne vinca più uno. Ma se analizziamo bene la situazione scopriamo che la “mission” non è cosi “impossible”.

 

Partiamo dal fondo : Federer non dovrebbe più vincere un Slam. E’ possibile? O è solo una crisi passeggera, e almeno negli amati Us Open e Wimbledon riuscirà ancora a “metterli in fila tutti”? Stiamo parlando di quello che al momento risulta essere quasi all’unanimità il miglior giocatore della storia, quindi risulta difficile pensare che a soli 29 anni non sia più in grado di vincere uno slam. Però l’ultimo Federer ci è sembrato molto (troppo) lontano da poter raggiungere un simile traguardo. Troppi mesi senza un minimo sussulto, sconfitte troppo premature a Parigi e Londra (non perdeva prima delle semifinali da 6 anni), maturate contro giocatori in grande crescita ma che con lui non sembravano assolutamente in grado di vincere, per di più al meglio dei 5 set. Solo il tempo ci dirà se riuscirà (e vorrà) ad alimentare il suo record, ma ad oggi non ci sorprenderemmo più di tanto se non dovesse riuscirci.

 

Dicevamo che Nadal dovrebbe vincere ancora 9 titoli, che sono molti, ma poi ci accorgiamo che lo spagnolo ha solo 24 anni e che gli avversari di un certo livello latitano. Il dubbio più grande è dato dalle sue condizioni fisiche. Ma se dovesse stare bene nei prossimi 5-6 anni (quindi prima dei 30) potrebbe anche farcela. Assegnandoli di diritto i prossimi 5 Roland Garros (nessuno pare in grado di impensierirlo sulla terra), gli mancherebbero “solo” altri 4 titoli per completare l’opera. Sull’erba ha già vinto due volte, ed ha trionfato in Australia, dimostrandosi capace di vincere anche sul cemento di New York dove non ha mai brillato (forse per stanchezza più che altro). E come detto gli avversari almeno dei prossimi 2-3 anni non sembrano cosi pericolosi.

 

Gli eredi designati Djokovic e Murray stanno mostrando serie difficoltà ad imporsi sui livelli che ci si aspettava. Del Potro è un potenziale concorrente, ma bisognerà verificare le sue condizioni psico-fisiche al rientro, e considerare che dopo uno stop cosi lungo ci vuole tempo. Soderling e Berdych sono cresciuti tantissimo e dispongono di un potenziale straordinario, ma nei grandi appuntamenti si sono per ora sciolti. Hanno ancora molte chence, è vero, ma non sembrano in grado di dare grande contiuità a livello di vittorie negli slam. Dietro di loro molto poco, e soprattutto nessun giovane che dia l’idea di poter esplodere in tempi brevi. Forse il lettone Gulbis potrebbe inserirsi in questo genere di discorsi, ma per ora ha solo mostrato brevi sprazzi di un grande talento. Altri nomi non ci vengono in mente.

 

In conclusione bisogna ricordare quanto questi discorsi si basino su tanti “se” e tanti “ma”, ma è curioso pensare come poche settimane fa questo discorso non ci sarebbe neanche venuto in mente indipendentemente dai “se” e dai “ma”. Come disse Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”.

 

 


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