di Fabio Colangelo – foto Ray Giubilo
Quando si finisce un libro o un film di quelli che si dicono essere “impegnativi”, spesso ci si ferma a ragionare su cosa ci ha lasciato in dote quello che abbiamo appena finito di leggere o vedere.
Rapportato al tennis, uno Slam è qualcosa di molto simile, e regala sempre tantissimi spunti di riflessione. Ci si aspettava tanto da questo Roland Garros, per varie ragioni, e il major parigino non ha deluso le attese, fornendoci diversi fattori da analizzare.
Mai dare per “morto” Nadal, che sulla terra riesce a dare sempre il meglio, e dopo un inizio a dir poco difficile, è riuscito a ritrovare il suo tennis, partendo dai quarti di finale quando “il gioco si faceva duro”. Se Rafa non si fosse infortunato a Melbourne, avremmo avuto i Fab-Four in semifinale nelle prime due prove dello Slam dell’anno, chiara prova di superiorità dei primi quattro del ranking rispetto alla concorrenza (aspettando Del Potro).
Djokovic è tornato umano. Dopo quello che aveva realizzato da dicembre ad oggi, e per come aveva iniziato il torneo, sembrava più un marziano, ma la sconfitta in semifinale (pur giocando un ottimo match) l’ha riportato tra di noi. L’Italia è finalmente tornata a godersi un giocatore nei quarti di finale dopo tanti (troppi) anni.
Purtroppo l’infortunio ha impedito a Fognini di regalarci la gioia di vederlo in campo, ma questo risultato gli ha sicuramente dato la consapevolezza di poterlo ripetere anche su altre superfici.
L’aspetto più significativo (sicuramente per i più romantici) però che è emerso è che quando si ritirerà Roger Federer mancherà al tennis molto più di quanto sia successo dopo il ritiro di altri campionissimi. Per fortuna lo svizzero ha dichiarato in più occasioni che non ha assolutamente intenzione di mettere fine a breve alla sua straordinaria carriera, ma è indubbio che se i risultati dovessero iniziare ad essere non all’altezza, difficilmente lo vedremmo continuare per molto tempo.
In questa prima metà di stagione l’attenzione mediatica si era spostata sulla rivalità Djokovic-Nadal e sulla scalata del serbo alla vetta del ranking, con RF relegato sul gradino più basso del podio. I risultati erano sempre stati più che buoni, ma le nette e ripetute sconfitte patite dai due rivali nei grandi appuntamenti, sembravano aver scavato un solco (come testimoniano gli oltre 3000 punti di distanza in classifica) tra l’ex Re e i due battistrada.
Nello slam a lui meno congenialeperò, è arrivata l’ennesima dimostrazione di grandezza di questo giocatore, che ha fermato la striscia di vittorie di Djokovic, ed è stato più vicino di quanto dica il risultato a compiere l’impresa in finale. Quando si ritirarono fenomeni del calibro di McEnroe, Edberg, Becker, Sampras…il tennis perse grande personalità e giocatori altamente spettacolari, ma fortunatamente nel circuito erano già presenti degni sostituti.
Federer purtroppo nel tennis moderno è quasi diventato un panda. La varietà di gioco, di soluzioni e i colpi di classe che ha mostrato a Parigi sono impossibili da ritrovare in altri top 5 o potenziali tali. I Nadal e i Djokovic sono campioni straordinari, destinati forse a superare i record dello svizzero, ma non potranno mai regalare match spettacolari come quelli in cui scende in campo Federer. E nonostante qualcuno avrà sicuramente da obiettare, i romantici possono solo gioire, e sperare che il panda duri il più possibile.
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